Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 ottobre 2010

RISPOSTA AL CONSIGLIERE CALIGIORE - PEPPINO IMPASTATO EROE ANTIMAFIA

di Vanessa Savoni Segretario PRC - Ceccano



Perché al consigliere Caligiore da fastidio che si ricordi Peppino Impastato?
Perché Peppino era un comunista?
Perché il consigliere Caligiore appartiene a quella cultura politica che ha tentato, per oltre 20 anni, di depistare ed insabbiare un assassinio di mafia?
O forse perché il consigliere Caligiore non sa veramente chi sia Peppino Impastato, non conosce la sua storia, non conosce lo strazio subito per 20 anni dalla madre di Peppino, la signora Felicia Bartolotta, e il fratello Giovanni per ottenere la verità sulla sua morte, e si ferma al fatto che sia stato un comunista e quindi, secondo il consigliere, uno che non merita di essere ricordato con troppa ufficialità
Glielo spieghiamo noi, allora, a Caligiore, chi era Peppino Impastato e perché è importante continuare a ricordarlo.
Peppino Impastato, 30 anni, è stato fatto a pezzi sui binari della ferrovia di Cinisi nella notte tra l´8 e il 9 maggio del 1978, lo hanno stordito con un colpo alla testa e hanno adagiato il suo corpo su una carica di tritolo che hanno fatto brillare.
Peppino impastato è morto perché si è ribellato alla mafia, Peppino Impastato è morto perché parlava, perché denunciava, a viso aperto, in prima persona, sui palchi improvvisati, nelle assemblee e dai microfoni di Radio Aut le speculazioni edilizie del suo territorio, facendo nomi e cognomi di mafiosi e di politici che con quest’ultimi andavano a braccetto.
E’ importante continuare a ricordarlo perché per 23 anni, proprio per le motivazione espresse dal consigliere, proprio perché Peppino era un comunista, si è cercato di offuscare la sua memoria, si è tentato in tutti i modi di seppellirne il ricordo sotto una marea di falsi e calunnie, facendo ricostruzioni di comodo per far passare Impastato come suicida o vittima di un attentato che lui stesso stava per organizzare.

Caro consigliere, ci sono voluti 23 anni perché Peppino Impastato diventasse con bollo di giustizia un morto di mafia, 23 lunghi anni di battaglie legali per ricostruire una verità che si è cercata di nascondere sin da subito con la complicità di parte delle forze dell’ordine, della magistratura e delle istituzioni che organizzarono insieme un infame e colossale depistaggio.
Peppino Impastato è un EROE antimafia, con cui lo Stato ha un debito lungo 23 anni che è ora di saldare.
Il consigliere Caligiore rivolga i suoi appelli di moralità altrove, li rivolga al Sindaco leghista di Ponteranica che, lo scorso anno, ha rimosso dalla biblioteca comunale la targa in memoria di Impastato, li rivolga alle mani vili ed ignote che danneggiano i monumenti a lui intitolati, li rivolga soprattutto ai suoi referenti nazionali, che continuano a far sedere in Parlamento i condannati per mafia.
Quindi, caro consigliere non abbia paura del ricordo di Peppino ma, piuttosto, abbia paura che tra i suoi rappresentanti nazionali ci sono proprio gli amici di quelli che Peppino hanno ucciso.


Come riconoscere un'ictus cerebrale...

da una segnalazione di Patrizia Monti





Durante una grigliata Laura cade. Qualcuno vuole chiamare l'ambulanza ma Laura rialzandosi dice di essere inciampata con le scarpe nuove.  Siccome era pallida e tremante la aiutammo a rialzarsi.  Laura trascorse il resto della serata serena ed in allegria. Il marito di Laura mi telefonò la sera stessa dicendomi che aveva sua moglie
in ospedale.  Verso le 23.00 mi richiama e mi dice che Laura è deceduta.
Laura ha avuto un'ictus cerebrale durante la grigliata. Se gli amici avessero saputo riconoscere i segni di un 'ictus, Laura sarebbe ancora viva.

La maggior parte delle persone non muoiono immediatamente.  Basta 1 minuto
per leggere il seguito:

Un neurologo sostiene che se si riesce ad intervenire entro tre ore dall'attacco si può facilmente porvi rimedio.  Il trucco è riconoscere per tempo l'ictus!!!  Riuscire a diagnosticarlo e portare il paziente entro tre
ore in terapia.  Cosa che non è facile.

Nei prossimi 4 punti vi è il segreto per riconoscere se qualcuno ha avuto
un'ictus cerebrale:

* Chiedete alla persona di sorridere (non ce la farà);

* Chiedete alla persona di pronunciare una frase completa (esempio: oggi è una bella giornata) e non ce la farà;

* Chiedete alla persona di alzare le braccia (non ce la farà o ci riuscirà
solo parzialmente);

* Chiedete alla persona di mostrarvi la lingua (se la lingua è gonfia o la muove solo lateralmente è un segno di allarme). 

Nel caso si verifichino uno o più dei sovra citati punti chiamate immediatamente il pronto soccorso. Descrivete i sintomi della persona per  telefono.

Un medico sostiene che se diffondete questo messaggio ad almeno 10 persone,  si può essere certi che avremmo salvato la vita di Laura, ed eventualmente anche la nostra.

Quotidianamente mandiamo tanta spazzatura per il Globo, usiamo i collegamenti  per essere d'aiuto a noi ed agli altri.

Sei d'accordo?


"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, gli ostacoli, i pericoli, le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana." ..citazione di J.F.Kennedy che Giovanni Falcone amava spesso riferire...


Lettera aperta al Presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli

 Egregio Presidente,

ci troviamo in grande difficoltà nell’esprimere un giudizio sulla politica ambientale promossa dalla Giunta che Lei presiede, in quanto, specie in quest’ultimo mese, essa sembra una sorta di Giano bifronte.
All’inizio, l’impressione è stata quella di un autentico ‘cambio di passo’ rispetto alle amministrazioni precedenti: maggiore sensibilità per le istanze dell’agricoltura, del turismo, del risanamento ambientale, rispetto a quelle di un’anacronistica industria ad alto impatto ambientale, di progetti infrastrutturali o logistici inessenziali e insostenibili, di lottizzazione indiscriminata del territorio.
Ultimamente, la Provincia non sembra più in grado di testimoniare una linea di politica ambientale unitaria e coerente.
Infatti, da una parte si accumulano e crescono una serie di risultati rilevanti e anche senza dubbio sorprendenti in positivo, frutto in primo luogo dell’operato dell’Assessore all’Ambiente e Vice Presidente Fabio De Angelis, il cui attivismo e la cui determinazione ci sembrano preziosi quanto rari. La bocciatura, per motivazioni tecniche sostenute da una nuova politica ambientale, dell’inceneritore di car fluff ad Anagni e dell’impianto di smaltimento amianto di Villa Santa Lucia. Lo smascheramento di una serie di illegalità legate al ciclo dei rifiuti provinciale. E ancora, l’attenzione e il fattivo interesse per: il controllo delle emissioni e i siti potenzialmente inquinati; un progetto che invochiamo da anni per l’intera Valle del Sacco, quello degli ecodistretti industriali, - che ha ricevuto un chiaro consenso da parte di Confindustria Lazio - capace non solo di promuovere il risanamento ambientale, ma anche la green economy e la stessa ripresa industriale; una revisione cum grano salis del distretto agro-energetico, nel contesto di un efficace Piano di risanamento agro-ambientale, sostenuta anche dalla Coldiretti; l’opportuna estensione dell’area emergenziale della Valle del Sacco fino a Falvaterra (è proprio di ieri la notizia, che abbiamo salutato con grande favore, della firma del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che la istituisce); un maggiore dialogo con il mondo delle associazioni (nei prossimi giorni si costituirà la Consulta provinciale per l’Ambiente).
Mentre tutto ciò va esattamente nella direzione che noi e - ci sentiamo di dire – pressoché tutti gli ambientalisti della provincia e le associazioni di categoria dell’agricoltura auspicano, Lei pare ultimamente prestare attenzione ad esigenze di tutt’altra natura.
Il progetto dell’aeroporto di Frosinone, ripetutamente bocciato - sulla base di pubbliche motivazioni cogenti e insuperabili in termini di sicurezza, rotte di volo e incompatibilità ambientale - dagli enti tecnici, in primis l’ENAC e l’ENAV, da ultimo in maniera clamorosa nel corso della conferenza dei servizi regionale del 28 ottobre 2009, riprende quota in certi ambienti provinciali. Non La capiamo più. Lei ci sembrava aver espresso giustificate e ragionevoli perplessità sul valore di tale progetto, e anche avanzato l’ipotesi che nascondesse operazioni speculative. E non può che essere così, visto che la stampa il 26 settembre 2010 richiama la cronaca giudiziaria quando si riferisce agli imprenditori interessati al Project financing sull’aeroporto di Frosinone. Ora, invece, in queste ultime settimane il Suo portavoce più volte dichiara alla stampa l’interessamento della Provincia per un “serio progetto aeroportuale” e addirittura il 5 ottobre 2010 dichiara la disponibilità “a collaborare con il centrosinistra, e con il consigliere regionale Francesco Scalia”. Altro che ‘cambio di passo’…
Nel frattempo, quattro giorni fa, si apprende sulla stampa di un Protocollo d’intesa firmato da Lei e dal Presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale di Frosinone - imprenditore di vaglia da cui ci aspettiamo qualcosa di meglio - per velocizzare le procedure di esproprio relative alle future aree industriali. Siamo dunque tornati esattamente agli stessi intrecci legati alle lottizzazioni del territorio promossi dalle amministrazioni provinciali precedenti? Tale Protocollo d’intesa, al di là delle sue conseguenze con ogni probabilità potenzialmente esiziali in sé e per sé, potrebbe forse anche costituire una sorta di trampolino di lancio per quello che forse è l’unico vero e concretamente perseguibile obiettivo del progetto dell’aeroporto di Frosinone, ovvero la variante ASI aeroportuale, che muterebbe la destinazione d’uso di 300 ettari sul territorio di Ferentino e Frosinone, consegnandole a potenti lobby, con tutti i rischi di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Per questo La invitiamo a rimanere fedele allo spirito originario carico di promesse con cui la legislatura provinciale si era aperta. L’ambiente non si difende avendo da una parte un vice presidente che opera grandi cose e dall’altra un presidente di carattere che ultimamente pare quasi si arrenda alle lobby che bussano alla porta.
Con residua fiducia, 

Alberto Valleriani
Francesco Bearzi
Mario Mancini
 
Valle del Sacco – Anagni/Ferentino, 30.10.2010

Vendola: il vecchio che avanza

di Pasquale Gorgoglione  coord. regionale Pdac Puglia



Cosa serve, cosa manca
In tutta Europa si infiamma la lotta di classe. I lavoratori di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia rialzano la testa e affermano la loro indisponibilità a pagare in prima persona, ancora una volta, per salvare le sorti del capitalismo in crisi. In Italia mezzo milione di persone scende in piazza per contrastare il ricatto padronale, manifestatosi in tutta la sua arroganza nell’attacco lanciato da Marchionne a Pomigliano. Una piazza che invoca lo sciopero generale unitario e che a fatica cerca di emergere dal torpore nel quale burocrazia sindacale e centrosinistra filo-padronale l’hanno costretta. Una piazza che esprime inequivocabilmente una domanda di radicale alternativa alle politiche padronali antipopolari, condotte in Italia senza soluzione di continuità da centrosinistra e centrodestra. Una crisi di direzione, dunque, quanto mai attuale. Quella piazza è infatti alla ricerca di una forza che sia funzionale al successo delle lotte operaie, che sia strumento di lotta e di organizzazione, che proponga un programma realmente alternativo e per fare ciò si deve finalmente porre in un’ottica di indipendenza di classe con l’obiettivo dell’alternativa di potere, il potere dei lavoratori.
 
Le ragioni del consenso attorno a Vendola
Alla voglia di rivalsa della classe operaia si associa in maniera speculare la difficoltà del padronato di contenere le lotte e di attuare il proprio programma di sacrifici, da imporre alle classi subalterne. E’ il copione tradizionale della lotta di classe, in cui sfruttati e sfruttatori si fronteggiano come armate nemiche, che nessun teorema ideologico vendoliano può eliminare. Tuttavia Vendola è oggi tra i pochi in Italia capace di sedurre fatalmente sfruttati e convincere gli sfruttatori della propria affidabilità. Se da un lato si accredita agli occhi dei lavoratori, privi da anni di un "trascinatore", attraverso le armi della retorica, dall’altro lato l’esperienza della presidenza della regione Puglia può far dormire sonni tranquilli alla grande borghesia italiana (si vedano i vari articoli pubblicati in questo sito e sul nostro giornale Progetto Comunista). Oggi Nichi ha tra i suoi supporter non più i ragazzetti no-global ma i padroni entusiasti, come Don Verzè, magnate della sanità privata italiana, ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, solo per citarne alcuni. E non perde occasione per coccolarli e rassicurarli, senza timori, direttamente dalle colonne dei giornali padronali principali: “Imprese fidatevi di me”!(1).
Infine c’è da considerare la disperazione di tutta quella classe politica della sinistra governista, pensionata dal voto del 2008, che si aggrappa all’unico messia capace di riportarla in parlamento. Non a caso al congresso di Sel di Firenze “in prima fila c’erano Fausto Bertinotti, Franco Giordano, Oliviero Diliberto, Fabio Mussi, Cesare Salvi. Consapevoli del fatto che solo Vendola può riportarli in Parlamento.”(2).
 
La regia di Bertinotti al congresso di Sel
Se a qualcuno le cose dette fin qui potrebbero sembrare un processo alle intenzioni, crediamo sia utile a questo punto un’analisi del congresso e dei documenti da esso approvati. A leggerli - ci vuole coraggio, ma non è questo il punto - risulterà subito evidente, specie per chi ha dei trascorsi in Rifondazione Comunista, qual è il vero ideologo che li ha partoriti: Fausto Bertinotti, che non a caso a Firenze era in prima fila a dettare i tempi dell’intervento a Vendola.
Per chi giustamente non voglia sottoporsi al supplizio della lettura del “Manifesto per Sel”, il “documento politico”, è sufficiente leggersi le quattro righe dell’articolo 1 del Regolamento congressuale per capire tutto il senso del congresso:
“Il 1° Congresso di Sinistra Ecologia Libertà si svolgerà su un documento politico – “Manifesto Fondativo” emendabile, senza che ciò determini alcuna forma di rappresentanza negli organismi dirigenti. Non è prevista la presentazione di documenti alternativi o di emendamenti che si configurino come tali.” Il senso è chiaro e questa volta Nichi lo esprime in prosa: discutete pure di tutto ciò che volete ma qui comando io! La conferma nello Statuto approvato. Si ritrovano tutti gli strumenti del populismo qualunquista: finalmente quote rosa e "comunicazione orizzontale" su web, democrazia partecipata, antimafia... Manca solo un piccolissimo dettaglio: lo Statuto! Infatti quello approvato è di fatto solo una bozza i cui punti cruciali sono tutti rimandati all’Assemblea Nazionale (art. 4 bis), che, in virtù dell'art. 1 detto, poi approva il coordinamento, cioè il livello esecutivo, su unica e inderogabile proposta del presidente Nichi Vendola! Una simile costruzione antidemocratica farebbe impallidire finanche il Pdl di Berlusconi. Ma per Nichi “non ci vuole un partito ma un partire” e soprattutto, povero bistrattato Gaber, “La libertà, è partecipazione” (3).
 
Una scelta di campo: il riformismo borghese
Il documento politico, infine, mostra tutti i segni del revisionismo bertinottiano, dal superamento del Novecento ai riferimenti ambigui ai movimenti, e sembra essere il riassunto di qualche congresso passato del Prc a tal punto che il tema della crisi, non del capitalismo ma genericamente economica, appare appiccicato lì, tutto raccolto in un paragrafo di inevitabile aggiornamento, ma potrebbe tranquillamente essere tagliato via senza che il senso complessivo venga minimamente scalfito. Tutta l’analisi della crisi è ridotta all’enumerazione degli effetti, mentre la ricerca delle cause viene coscientemente rimossa.
Accanto ad una noiosa accozzaglia di temi, presentati con il consueto populismo vago e privi di qualsivoglia proposta programmatica, emergono alcuni dati, finalmente dichiarati compiutamente, che ben inquadrano la direzione politica che si intende intraprendere. Non una parola sulla crisi della sinistra governista italiana, in fondo “ci eravamo persi, ora ci siamo ritrovati” dice Nichi nel discorso di apertura, cioè ricominciamo da dove abbiamo lasciato.
L’orizzonte politico è il riformismo, la crisi si risolve dando i soldi ai padroni giusti e facendo gli investimenti oculati, sostanzialmente la crisi è un fatto occasionale dovuto ai cattivi maestri del liberismo yankee, bisogna rilanciare l’Europa e l’Onu e ridistribuire attraverso un nuovo, indefinito e però più giusto Welfare State. E poi la pace che si otterrebbe attraverso “un sistema di difesa su scala europea”(4), sostanzialmente una nuova armata al servizio della borghesia europea.
Ma queste non sono tutte le vecchie litanie del riformismo novecentesco? Quale la novità programmatica? Soprattutto, dov’è il programma che dovrebbe interpretare le istanze dei lavoratori?
 
Congresso o lancio di un comitato elettorale?
Nulla di nuovo dunque, nessuna nuova ricetta, manca pure la democrazia interna come in ogni partito borghese che si rispetti. Da Firenze la classe lavoratrice italiana deve aspettarsi solo nuovi e più pesanti tradimenti. Del resto l’esperienza pugliese parla chiarissimo: in Puglia non c’è il socialismo e nemmeno una sua vaga ombra, ma solo attacchi pesantissimi alla sanità, il ridimensionamento dell’Acquedotto Pugliese che mai è stato ripubblicizzato, non c’è alcun reddito sociale nè tanto meno alcuna "riforma strutturale" che segni qualche conquista per i lavoratori. Nichi non si è fatto mancare nemmeno gli scandali di corte mentre ha distribuito ingenti finanziamenti alle imprese che, in Puglia come nel resto d’Italia, delocalizzano.
Il vero scopo dell’incontro di Firenze non era quello di far nascere un partito. E’ piuttosto il lancio del comitato promotore per Vendola premier e per un governo apertamente borghese, che si ponga a salvaguardia degli interessi di Confindustria e banche e di questi sia l’interlocutore privilegiato per la capacità di spegnere le lotte e illudere i lavoratori.
Per questo riteniamo un dovere dei comunisti e dei rivoluzionari quello di opporsi con chiarezza, così come il solo Pdac fa in Puglia (e ha fatto anche presentandosi alle elezioni in maniera alternativa) al pericoloso inganno vendoliano contrapponendo alle menzogne di Vendola un vero programma rivoluzionario, costruito sulla base dell’indipendenza di classe dei lavoratori dalla borghesia e da tutti i suoi governi.

1) Intervista al Sole 24 Ore, 27/10/2010, riportato anche sul sito internet ufficiale di Sel.
2) Dal sito internet del Sole 24 Ore, 23/10/2010.
3) Dal documento politico approvato al congresso, paragrafo “Salvare la Repubblica, costruire l’alternativa”
4) Dal documento politico approvato al congresso, paragrafo “La pace è l’unica soluzione”
 

CIO' CHE PIU' SCONVOLGE

di Mario Saverio Morsillo


Non è una novità. Non è certo una novità che al governo della nazione siano presenti forze antipopolari, antioperaie, incapaci, oltre che inadempienti. E, tutto sommato, non sconvolge neanche l'inerzia popolare con cui gli italiani mostrano di non saper reagire agli attacchi portati dal regime (tranne l'encomiabile eccezione di terzigno, e poco altro): sappiamo tutti che la indignazione popolare, se non è organizzata da rivoluzionari di professione, è destinata a covare fino a che non esplode drammaticamente. Quello di cui non mi capacito, è che la sedicente opposizione parlamentare, che potrebbe vivere di rendita sulle carognate berlusconiane (ultima in ordine di tempo, l'annuncio di Brunetta di tagliare entro il 2011 altri 300.000 posti di lavoro statali), basterebbe organizzare la protesta dei lavoratori su proposte anche minimali per ottenere consensi... Ebbene, l'unica cosa che sembra preoccupare la chiamiamola-così-opposizione, è la modifica della legge elettorale. Insomma: il problema non è che non esiste più in italia una classe politica efficiente, in grado di dare prospettive a chi vive problemi sociali di dimenticata entità; il problema, pare, è cambiare una legge elettorale inefficiente, in maniera tale che dei politici incapaci, oggi all'opposizione, possano più facilmente scalzare dal cadreghino i politici incapaci che oggi siedono al governo. Non so che cosa ci aspetta. So solo che le rivolte popolari, generate dalla disperazione, se non guidate da chi è in gradi di farlo, hanno prodotto sempre e solo la crescita esponenziale dei problemi che si intendeva risolvere (basti pensare alle jacqueries medioevali, o all'episodio di Bronte nel nostro ancor troppo recente passatorisorgimentale).Si porrà mai questo problema, qualcuno della sedicente opposizioneparlamentare?

FONDI PEDUZZI-NOBILE (FdS): “Grave atto di censura”

Ufficio Stampa Fds Regione Lazio
Valeria Russo

Con un voto che la dice lunga, la maggioranza in Consiglio regionale ha cancellato il riferimento alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale di Fondi da parte del Prefetto Frattasi, contenuto nella mozione presentato dal nostro Gruppo per la costituzione parte civile nel processo “Damasco2”. È quanto affermano in una nota congiunta Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, consiglieri della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio.

“Di fronte a questo grave atto che cancella la storia –proseguono- si è evitato che il Consiglio chiedesse, come da noi proposto, che la Regione si costituisse parte civile anche in qualità di azionista di maggioranza del Mercato Ortofrutticolo di Fondi”.

“Grazie alla censura del consigliere Storace e della sua maggioranza –concludono Peduzzi e Nobile- abbiamo assistito ad una brutta pagina della politica regionale, scoprendo che la mafia nel Lazio non esiste”.





Rispediamo a B. il suo libercolo

di Paolo Farinella 



Berlusconi vuole nascondere il fallimento del suo padronato governativo inviando 10 milioni di copie di un libercolo con tutti i fallimenti del governo contrabbandati per «successi». Considerando che le spese saranno a carico nostro, chiedo a tutti di collegarsi al sito del governo e di
spedire una e-mail preventiva di diffida, come previsto dalla legge.

Di seguito le indicazioni per disdire:

1.  Collegarsi al sito del governo:
http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_trasparenza.asp

2.  Compilare  i riquadri con i propri dati esatti: Nome, cognome,
indirizzo, e-mail, città, oggetto.

3.  All’ oggetto si può scrivere: Diffida a spedirmi il libro “Due anni di
governo”.

4.  Nella casella “Testo”, copiare e incollare il seguente testo o altro a
piacere:

Con riferimento all’annuncio del Presidente del Consiglio, Silvio  Berlusconi, di inviare ad ogni famiglia italiana il libro “Due anni digoverno”, mi preme comunicare che non desidero riceverlo, essendo un mio  diritto in base alla legge per la tutela della privacy n. 675/1996 ed il relativo D.P.R. n. 501/1998, nella fattispecie articolo 13 comma “e”. Chiedo inoltre che la spesa relativa che si risparmierà venga messa a disposizione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e/o della
Scuola pubblica. Mi auguro che in un tempo in cui gli Italiani e le Italiane fanno sacrifici enormi e la disoccupazione interessa oltre 10 milioni di persone, il governo receda da questa insana e immorale iniziativa, spendendo denaro pubblico per pubblicità governativa. Saluti.

5.  Inviare. Si riceverà una e-mail di “Ricevuta” alla quale non bisogna
rispondere.

Mi auguro che queste e-mail siano milioni e che intasino il Governo finché
non scoppia come una fogna maleodorante.

In subordine

Se qualcuno dovesse riceverlo lo stesso perché costoro se ne fanno un baffo delle leggi perché delinquenti dentro, fuori, accanto, sopra e sotto, RESISTIAMO ANCORA E SEMPRE RISPEDENDOLO AL MITTENTE A SPESE SUE
(che poi sono sempre nostre).


dal Blog di Paolo Farinella http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/pfarinella/

Il mio nome è Paolo Farinella. Sono prete cattolico, orgoglioso di esserlo ed esercito nella città di Genova, dove sono parroco di una parrocchia antichissima, senza parrocchiani e senza territorio. Sono parroco di confine per chi crede e per chi non crede. Non posso essere Paolo senza essere prete e non posso essere prete senza essere Paolo, cioè prete dal cuore laico che credo sia il più bel regalo di Dio. Ho 63 anni e non rimpiango la giovinezza perché la vita è graduale andare in avanti e in alto. Sono uno studioso della Bibbia con qualche piccola specializzazione in Scienze bibliche e Archeologia. Mi occupo di esegesi nel contesto giudaico. Contrasto il pontificato di Benedetto XVI che ritengo una sciagura per la Chiesa, visto che è solo capace di guardare indietro senza
lasciarsi soggiogare dallo Spirito che guarda avanti sulla prospettiva del Regno di Dio. In questi tempi bui, in cui domina il potere perverso della delinquenza organizzata e, orfano di opposizione, mi sono deciso a contrastare e combattere con le armi della dignità, del pensiero e della
Parola la peste del berlusconismo che è l'infezione virale che sta uccidendo il nostro Paese e le sue vere radici antropologiche. Leggo il Fatto che ormai resta quasi da solo l’ unica Parola che grida nel deserto delle convenienze e degli interessi. Insieme vinceremo ogni attacco alla Democrazia e alla Libertà perché noi siamo motivati da sentimenti di verità e non da interessi inconfessabili. Non sarò presente in modo costante, ma sarò della compagnia senza rassegnazione, senza rimpianti, ma con la certezza di servire la Nazione, ma principalmente la mia coscienza che non sarà mai in vendita.


venerdì 29 ottobre 2010

Now he sings, now he sobs

di Luciano Granieri



Come da consuetudine proponiamo ai nostri navigatori l’appuntamento mensile con il grande jazz. Il concerto di cui ci occuperemo si svolge in un tempio della musica jazz, il mitico “Blue Note” nel Village di New York. Siamo nel 2005 e i protagonisti sono più che degni di un tale sacro palcoscenico. Si tratta infatti di Armando Chick Corea, classe 1941 da Chelsea Massachusetts – Pianoforte,  Miroslav Vitous, classe 1947 da Praga Repubblica Ceca – Contrabbasso, Roy Haynes, classe 1925 da Boston Massachusetts – Batteria . Il concerto fa parte di una serie di esibizioni realizzate da Corea al Blue note  con tutti i musicisti  che hanno collaborato nei  momenti importanti della sua lunga carriera. Le performance sono raccolte in un imponente cofanetto,  composto da  nove DVD, in cui il pianista di Chelsea suona,  con John Patitucci, Dave Weckl, Gary Burton, Bobby McFerrin, Michael Brecker, Steve Gadd e molti altri ancora. In effetti Corea è forse il jazzista più conosciuto anche al di fuori della musica afroamericana . In Italia, ad esempio, Pino Daniele e Adriano Celentano hanno avuto l’onore di avvalersi della sua preziosa collaborazione. Ma torniamo al Blue Note . Il trio che da vita al concerto si riunì alla  fine degli anni 60’. Nel 1968 Corea, Vitous e Haynes si ritrovarono in uno studio della settima avenue in New York per registrare i brani che compongono l’LP “Now he sings, now he sobs” . Un album storico che personalmente considero fra i più belli mai incisi e che un po’ segna la mia storia di  di collezionista di dischi jazz. Trovai infatti una rara copia del  disco in  edizione originale americana della Solid State nello storico negozio Black Saint di Via Vincenzo Monti a Milano. La copertina è molto particolare, non riporta i nomi di Roy Haynes e Miroslav Vitous. C’è solo una foto di Chick Corea seduto al pianoforte e all’interno   sono riportate  brevi poesie composte dallo stesso Corea ispirate dal libro di I.Ching “The book of chang” . Il titolo dell’album, deriva dai  seguenti versi :

Clinging to Beauty;  Clinging to Ugliness
Depending on Love and Loving; lingering with hate and
Hating
Rejoicing to high heaven; then sad unto death
Now he sings; now he sobs
Now he beats the drum; now he stops
Come????   E’ vero  ancora non abbiamo speso un rigo sulla musica  che andremo ad ascoltare. Rimediamo subito.  Il trio che originariamente vedeva al contrabbasso Steve Swallow è composto da maestri assoluti del proprio strumento. Chick Corea è un vulcano creativo in piena attività eruttiva. Nel periodo della registrazione di Now he sings, now he sobs stava iniziando la sua collaborazione con Miles Davis nel rivoluzionario progetto del jazz rock d’avanguardia. I nostri navigatori più assidui  ricorderanno gli articoli dedicati a quella rivoluzione , per i distratti consigliamo di cliccare sul tag JAZZ  e rivedere gli interventi e i video postati sull’argomento. Quel periodo impose Corea come un innovatore assoluto nel modo di suonare il piano elettrico e quell’esperienza ebbe la sua naturale evoluzione nei    “Return to forever” con Stanley Clarke Flora Purim, Al Di Meola, Airto Moreira, un gruppo  jazz fusion con cui il pianista si impose sulle scena  per tutti gli anni 70’,  sperimentando anche su linguaggi musicali diversi come il flamenco. Celeberrimo è il brano “La Fiesta” dove i Return improvvisano su atmosfere spagnoleggianti. Sicuramente Chick Corea assieme a Herbie Hancock, Keith Jarret, McCoy Tyner, Michel Petrucciani, ha segnato l’era del pianoforte  dal post bop fino al free. Miroslav Vitous è un contrabbassista robusto, virtuoso, anch’egli ha inscritto nel proprio DNA il linguaggio fusion. E’ stato fondatore dei Weather Report, assieme a Joe Zawinul, gruppo che lasciò a seguito di divergenze con lo stesso Zawinul.  Fu sostituito da un mito del basso elettrico quale Jaco Pastorius. In questo set però emergono maggiormente le esperienze passate al fianco di Miles Davis, Freddie Hubbard e Wayne Shorter  che lo hanno dotato di un senso del ritmo innovativo con l’uso di sequenze armoniche particolari  ed una sensibilità improvvisativa fuori dal comune. Roy Haynes è un batterista che ha vissuto gran parte dell’evoluzione storica e stilistica della musica jazz. Ha iniziato la carriera nel 1945. dal 1947 fino al 49’ è stato il batterista di Lester Young, ha suonato con veri e propri mostri sacri come Charlie Parker, Stan Getz, John Coltrane, Pat Metheny, Miles Davis e tanti altri ancora. Una  grande esperienza, unita ad una tecnica cristallina rendono il drumming di Haynes versatile e sontuoso. Ha la capacità di supportere Corea e Vitous con un beat rigoroso, ma originale e di dialogare con i suoi compagni di improvvisazione attraverso  momenti solistici di grande intensità. Il concerto del 2005 è dunque una reunion di questi tre eccellenti jazzisti. I primi due brani sono dei classici : “How deep is the ocean” scritto da Irving Berlin nel 1932, reso famoso  in seguito da Billie Holiday e “Rythm a Ning” di Thelonius Monk. Nel primo set il gruppo fornisce un saggio di come procederà il concerto. Una brillante improvvisazioneaccompagnata dalla maestria tecnica di Miroslav Vitous e dal drumming misurato, ma importante  nel timing  e nell’agilità delle variazioni ritmiche, di Haynes . In “Rythm a Ning” assistiamo ad uno dei miracoli musicali tipici del jazz: La contaminazione di linguaggi da cui scaturisce  un linguaggio totalmente nuovo . L’improvvisazione di Corea combina le pause, elemento fondante  dello stile unico, di Monk con fraseggi rapidi, fluidi da tromba Be Bop. Per cui l’impronta di Monk rimane inalterate ed è riconoscibile, ma si integra in una costruzione improvvisativa del tutto originale . Nella frammentazione del fraseggio si inseriscono gli interventi di Haynes che fondono la  batteria e il pianoforte in un unico strumento. Fondamentale è il supporto dell’eccellente tecnica di Miroslav Vitous. Augurando a tutti buona visione, diamo appuntamento a novembre per la pubblicazione di altri due brani del concerto.   






giovedì 28 ottobre 2010

Colleferro...Città Invisibile

da ReTuVaSa


















Vertenza precari scuola contro la reiterazione dei contratti a tempo determinato dopo il terzo anno

da: Direzione Nazionale Partito della Rifondazione Comunista -Sinistra Europea
     Dipartimento Conoscenza- Settore Scuola



Dopo la positiva, ancorché limitata, esperienza della vertenza per il riconoscimento degli scatti di anzianità ai docenti precari, il Partito della Rifondazione Comunista ha deciso di offrire ai colleghi precari un ulteriore strumento per rivendicare i propri diritti, con modalità che non li espongano sul piano economico.
L'iniziativa prende spunto dagli esiti di numerosi ricorsi presentati da precari della scuola, docenti e ATA, in vari tribunali d'Italia, nei quali si sta consolidando una giurisprudenza di merito indirizzata al riconoscimento di un risarcimento del danno per l’illegittimo ricorso a contratti a tempo determinato da parte dell’amministrazione scolastica.
Più nello specifico, il riferimento normativo a cui fa capo questa giurisprudenza è il D.lgs n. 368 del 2001 con il quale è stata recepita la direttiva comunitaria 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato.
In sostanza, la normativa pone vincoli all'utilizzo dei contratti a tempo determinato, tanto nell'impiego privato quanto in quello pubblico, per evitare che se ne faccia un uso artificioso e non giustificato, come di fatto accade nella scuola.

Secondo i tribunali che hanno affrontato la questione, non può essere sufficiente un semplice richiamo a pretese ragioni tecnico-organizzative. Infatti, l’art. 4 del medesimo D.lgs. statuisce che “Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi la proroga è ammessa una sola volta e a condizione che sia richiesta da ragioni oggettive e si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potrà essere superiore ai tre anni.”
Va precisato che i ricorsi da cui questa nuova giurisprudenza va scaturendo avevano tutti avanzato una richiesta di conversione del rapporto da tempo determinato a tempo indeterminato che però non ha trovato, almeno finora, accoglimento. In sostanza, secondo i giudici che si sono pronunciati, dall’illegittima apposizione del termine - così come dall’illegittima reiterazione dei contratto - scaturisce una responsabilità della pubblica amministrazione che è tenuta al risarcimento del danno.
Va precisato, inoltre, che l'orientamento dei giudici  nella determinazione del risarcimento da corrispondersi al lavoratore è stato disomogeneo. Si va da una liquidazione in via equitativa proporzionale alla durata complessiva dei rapporti succedutisi negli anni (5.000,00 per ogni contratto ritenuto illegittimo) fino ad una determinazione in tante mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto (da 3,5 a 6 mensilità), in ogni caso oltre agli interessi legali e rivalutazione monetaria dalla scadenza dell’ultimo contratto.
Quello che è importante sottolineare è che tutti i casi di cui si ha conoscenza si sono conclusi con la vittoria dei ricorrenti. Da qui la fondata speranza (la certezza nelle cause di lavoro non può mai esserci) che i nuovi ricorsi possano avere lo stesso esito.
Per chi fosse interessato diamo di seguito i dettagli tecnico-operativi:

È necessario sottoscrivere la “procura alle liti” presentandosi nello studio legale forniti di  un documento di identità valido, necessario per l'autenticazione della firma, e dell'indicazione del codice fiscale.
Sono necessari anche le copie dei contratti di lavoro e, possibilmente, dei CUD.
Il ricorso per il riconoscimento del risarcimento del danno andrà presentato previo esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione.
La gestione dei ricorsi è affidata ad un pool di avvocati che sono in grado di seguirli, sia nella fase conciliativa che in quella dibattimentale, su quasi tutto il territorio nazionale, direttamente o tramite domiciliazione presso studi legali con i quali collaborano. L'incarico professionale è regolato dalla convenzione allegata, concordata con il Dipartimento Scuola del PRC.


Gli interessati potranno prendere contatti direttamente con gli avvocati ai seguenti recapiti:

Avvocati:       

Domenico Artusa          Brunella Ariganello            Maria Grazia Sgro

Via Orazio 12, Roma

tel. 06 68891409 / fax 06 68890543

e-mail:                domenicoart@libero.it     

mercoledì 27 ottobre 2010

498 DEPUTATI CONTRARI ALL'ELIMINAZIONE DEL VITALIZIO

da RAA  Rete Antifascista Antirazzista Sora



BEN 498 DEPUTATI CONTRARI ALL'ELIMINAZIONE DEL VITALIZIO CHE 
A   NOI CONTRIBUENTI COSTA 150 milioni di euro l'anno


Qualcuno sapeva che lo scorso 21 settembre 2010 la camera del Deputati 
ha discusso e votato la proposta sull'abolizione del vitalizio che 
spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura?
Si tratta di un trattamento iniquo rispetto a quello previsto dai 
lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad 
una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire ! :

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498).
 
Non ne hanno datto notizia nè radio, nè giornali, nè Tv OVVIAMENTE.
Facciamola girare noi !!!

Muyeye, costruzione del politecnico ultimata.

da Itake Frosinone


La nostra presidentessa Isa Giudice è tornata dopo circa un mese e mezzo di permanenza a Malindi e ci riporta buone notizie: la costruzione del politecnico è ultimata compresa la recinzione ed il cancello.
Itake ha provveduto inoltre a fornire la scuola di un certo numero di banchi, sedie e scrivanie. Non solo. Abbiamo già degli aspiranti alla frequenza dei corsi e, su richiesta degli abitanti di Muyeye,  è già partito un corso di lingua italiana che conta 21 studenti!
Tutto ciò in collaborazione con i funzionari del Ministero incontrati più volte.
Secondo la legislazione del posto, il Ministero referente comincerà ad erogare i fondi dopo il rendiconto di tre mesi di funzionamento della scuola, perciò ITAKE intende accompagnarne l’avvio contribuendo alla retribuzione di alcuni insegnanti per i primi sei mesi.

L’insegna riporta quella che da sempre è la frase ispiratrice delle attività di ITAKE


“… perché  noi africani abbiamo bisogno di acquisire abilità
e di ricevere una spinta iniziale,
ma poi siamo in grado di fare da soli.”
                                                                                             Paul  Onyago











martedì 26 ottobre 2010

"Femminilità e passione" la mostra di Eleonora Caltagirone

di Luc Girello

Femminilità e passione è la prima mostra di Eleonora Caltagirone. Le opere sono visibile pressi il multisala “Le Fornaci” Eleonora frequenta il secondo anno dell’accademia delle Belle Arti di Frosinone. Non c’è che dire, oltre  all’eccellente abilità tecnica, emerge  dalle figure ora sinuose, ora sbarazzine, ora da pop-art  un coacervo di emozioni  alimentate dalla  sensualità, dal  fascino e dalla passione che solo il mondo femminile sa esprimere, e che Eleonora ha saputo rappresentare con  uno stile carico di suggestione.






 Il Brano che accompagna le immagini è “Donna” un famoso pezzo scritto da Gorny Kramer e eseguito in modo magistrale da Enrico Rava alla tromba, Paolo Fresu alla tromba con sordina e Stefano Bollani al Pianoforte. La traccia  è tratta dal CD  “Shade of Chet”

I pm: «Strage di Piazza della Loggia, ergastolo per 4. Assoluzione per Pino Rauti»

 di Wilma Petenzi


23 ottobre 2010

Ergastolo, ergastolo, ergastolo, ergastolo. Quattro richieste di ergastolo, e una assoluzione. E' la richiesta di condanna avanzata ieri dai pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni per i cinque imputati a processo per la strage di piazza della Loggia.
Quattro ergastoli e un'assoluzione per la morte di Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi e il marito Alberto, Luigi Pinto, Vittorio Zambarda, Euplo Natali e Bartolomeo Talenti, tutti straziati dall'ordigno esploso la mattina del 28 maggio 1974 nel cestino di piazza della Loggia.
I PM HANNO CHIESTO il carcere a vita per Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Maurizio Tramonte. Per il quinto imputato, l'onorevole Pino Rauti, l'accusa ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto, ma con richiamo all'articolo 530 comma bis, una richiesta di assoluzione con formula dubitativa.
Per Tramonte c'è anche un'ulteriore richiesta di condanna. Accusandolo di calunnia - per aver cercato di coinvolgere nella vicenda Lelio Di Stasio, funzionario della questura di Verona, indicandolo come «Alberto», il finto referente che ha millantato di avere avuto al ministero dell'Interno, al quale giurava di avere detto in anticipo della strage - i pm chiedono anche l'isolamento diurno per 18 mesi. La pubblica accusa ha chiesto la condanna per gli imputati considerati responsabili della strage che avrebbe avuto come cabina di regia il gruppo di Ordine Nuovo di Mestre e l'appoggio dei servizi segreti deviati.
MANCANO POCHI MINUTI alle 13 quando il pm Roberto Di Martino formula le richieste: pochi istanti per chiudere un lavoro processuale durato due anni e un'opera investigativa che ha assorbito 17 anni di vita professionale e personale.
Ergastolo. La parola eccheggia in aula, i giudici della corte d'assise pare trattengano il respiro. Maurizio Tramonte, l'unico imputato che ha partecipato a quasi tutto il processo, è seduto in prima fila, a fianco del suo legale. E' immobile, il mento appoggiato alla mano. La parola «ergastolo» risuona nell'aula, ma lui non batte ciglio: resta fermo, solo una leggera smorfia gli fa distorcere il labbro inferiore, ma il colore del viso di colpo va a confondersi con quello della camicia gialla. Non dice nulla, Tramonte: non si accascia, nè si lamenta, nè si rivolge al suo legale. È fermo. Aspetta che l'aula assorba il colpo, che il presidente della corte d'assise Enrico Fischetti aggiorni l'udienza al pomeriggio, poi tranquillamente si alza, infila il giubbotto di pelle, con un grosso scudetto tricolore sul braccio, e chiede agli agenti di polizia penitenziaria di riaccompagnarlo in cella, nel carcere di Canton Mombello, dove è stato trasferito dallo scorso maggio per consentirgli di essere presente alle udienze senza trasferte massacranti. Tramonte esce di scena, tiene la testa alta, gli occhi di tutti sono puntati su di lui: detenuto per altra causa, rischia di trascorrere in cella il resto della vita se la corte d'assise accoglierà la richiesta di condanna. È lui l'imputato che rischia di più: Zorzi è in Giappone, Maggi e Delfino sono vecchi e malati, soltanto Tramonte è giovane ed è detenuto.
ALLA RICHIESTA dell'accusa si adeguano anche gli avvocati di parte civile, che nel pomeriggio danno il via alla loro discussione. L'avvocato Renzo Nardin chiede ai giudici togati e popolari di giudicare responsabili della strage Zorzi, Maggi, Delfino e Tramonte, ma di assolvere Rauti.
«Oggi sappiamo che gli autori della strage sono quelli i cui nomi sono scolpiti nel capo di imputazione - conclude Nardin dopo aver tracciato un brillante, competente e articolato quadro storico-politico dei movimenti della destra eversiva bresciana legata sia a Milano sia al Veneto e con una escalation di violenza dall'attentato alla sede del Psi nel 1973 in poi - . Adesso basta con le certezze morali, abbiamo bisogno di un gesto giudiziario, abbiamo bisogno di un riconoscimento ufficiale delle vittime, perchè non restino soltanto dei nomi incisi su una lapide. Solo attraverso la verità giudiziaria si potrà costruire un diverso patto di civiltà tra i cittadini e le istituzioni».
«Siate servitori dello Stato - esorta la corte Nardin - scrupolosi e attenti, così come erano servitori dello Stato alcune delle persone che 36 anni fa hanno perso la vita in piazza della Loggia. I morti - concluso l'avvocato, prima di chiedere la condanna per quattro dei cinque imputati - non sono solo le vittime della strage, ma i morti sono quelli che li hanno privati della vita».
Alle richieste dell'accusa si adegua anche l'avvocato Piergiorgio Vittorini, difensore di parte civile della famiglia Bazoli e della Cisl.
«BRESCIA HA UN CREDITO di verità giudiziaria» esordisce l'avvocato Vittorini chiedendo alla corte una sentenza giusta, razionale, basata sulle prove, ma non una sentenza politica. «Non dovete condannare gli imputati perchè erano di destra - chiede l'avvocato - ma perchè vi sono state fornite le prove che sono responsabili della strage». E Vittorini vuole anche ricordare che le «vittime della strage non sono solo i morti e i feriti, ma anche le persone che sono state detenute ingiustamente perchè all'esito di depistaggi abnormi sono stati coinvolti in una vicenda che non li riguardava. E le operazioni di depistaggio - sottolinea - sono riconducibili a uno degli imputati».

"Strage di Piazza della Loggia: Rauti non poteva non sapere"

di Checchino Antonini  Fonte: Liberazione, 23 ottobre 2010


Il processo sta dimostrando l'estrema difficoltà a provare le responsabilità di Pino Rauti: non c'è dubbio che lui fosse il capo politico di Ordine nuovo e che avesse rapporti con l'Aginter press di Lisbona (finta agenzia di stampa che preparava azioni di controguerriglia, ndr), e che non esitava a entrare in azione contro quella che veniva definita l'"avanzata dei comunisti". Ma non ci sono prove che abbia partecipato all'organizzazione e per lui può valere solo il teorema che non poteva non sapere, visto che era il capo indiscusso". La richiesta di assoluzione dell'ex segretario missino non ha sorpreso Federico Sinicato, l'avvocato dei figli di Euplo Natali e della Camera del lavoro di Brescia. Gran parte dei morti del 28 maggio '74 erano iscritti alla Cgil. Prendevano parte a una manifestazione antifascista dopo un'escalation di attentati della destra eversiva.

Cosa pensate, delle altre quattro richieste di condanna, dei quattro ergastoli proposti dal pm?

Riteniamo che sia stata raccolta prova sufficiente. Carlo Maria Maggi era il capo di On per il nord Italia, con un ascendente e una capacità organizzativa che influivano non solo sui veneti ma sui gruppi milanesi. Digilio e Tramonte lo coinvolgono nelle riunioni preparatorie. Maurizio Tramonte aveva un ruolo a cavallo tra quei gruppi e il Sid. Delfo Zorzi fu il capo operativo del gruppo di fuoco ma, a differenza di piazza Fontana, in cui era accusato di aver portato la bomba fino a Milano, qui il suo ruolo è quello di essere stato il fornitore dell' esplosivo. Una parte grossa del processo si gioca sulla credibilità di Carlo Digilio (l'armiere di On, ndr) che in altri processi - Piazza Fontana e l'attentato alla Questura di Milano - è stata variamente considerata. Tramonte fu partecipe della strategia, Maggi ne fu autore, dettò la linea organizzativa, propose la partecipazione di uomini milanesi della Fenice e di uno o più basisti bresciani. Riemerge il ruolo di Buzzi, strangolato a Novara da Tuti e Concutelli. Maggi era il maggior propugnatore della strage come strumento di lotta politica.

Chi era Buzzi?

Ermanno Buzzi non fu il collocatore della bomba (come fu ritenuto dalla prima inchiesta, ndr) ma un possibile basista. Quel giorno cercherà disperatamente un alibi. L'allora capitano Delfino, il generale dei carabinieri degradato dopo l'estorsione Soffiantini, ebbe un ruolo del tutto autonomo. Svolse una sua attività di depistaggio rilevantissima che portò alle accuse del processo Buzzi. Delfino era il comandante del nucleo investigativo di Brescia, fece tutto per far confessare qualsiasi cosa ai neofascisti locali e appioppargli la strage.

Perchè lo fece?

O per smanie di carriera o per coprire altre responsabilità. E qui il suo ruolo sarebbe importante se si colloca nel contesto politico di allora e gli si attribuisce il soprannome di capitano Palinuro, l'ufficiale assiduo nelle riunioni golpiste dell'epoca che apparentemente veniva a rappresentare i vertici dei carabinieri. Non si è mai potuto identificare con certezza ma fonti di vario tipo accreditano questa ipotesi, per prima la sentenza ordinanza degli anni 90 di un giudice di Roma, su reati di cospirazione ormai prescritti, che lo identifica così.

Ma fu lui a far lavare la piazza?

Quella mattina un modesto funzionario di ps aveva le responsabilità tecniche, non si può escludere che possa averlo influenzato. Certamente il lavaggio della piazza ha annullato la possibilità di accertare di quale esplosivo si sia trattato.

Da questa sentenza potrebbero uscire novità per Piazza Fontana?

Già un anno fa ho presentato un'istanza per nuovo fascicolo nei confronti di altri indagati perchè da qui, dalla grande indagine su Brescia, erano emerse alcune novità che rivalutavano le dichiarazioni di Digilio e aggiungevano nuovi elementi per l'entourage di Freda.

Siamo vicini alla verità?

Se parliamo di ricostruzione credibile di come operavano quei gruppi certamente sì. Quanto alle responsabilità dei singoli. Le indagini hanno chiarito il 95% dei fatti. C'è ancora larga reticenza tra chi fu testimone dei movimenti della destra estrema, usata in quegli anni da governi e servizi per condizionare l'avanzata della democrazia, e questo condiziona molto il giudizio del tribunale.

A cosa doveva servire la strage di Brescia?

Forse fu l'ultimo atto vero della strategia della tensione alla vigilia di un periodo in cui la violenza politica diventa più acuta ma senza strategia. Da allora sarà una risposta colpo su colpo di giovani impregnati di ideologia, smaniosi di menare le mani. La destra difende le proprie posizioni e crede di poterlo fare mettendo le bombe o sparando, fu pura reazione violenta a una società che stava cambiando. La supplenza golpista verrà svolta dalla P2 che tenterà di utilizzare questa reazione in un progetto autonomo.

lunedì 25 ottobre 2010

EMERGENZA RIFIUTI SOLIDARIETA A TUTTE LE POPOLAZIONI IN LOTTA

da Sinistra Critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista


La crisi rifiuti in Campania, non la si può ridurre ad un semplice problema di cattiva gestione.
I rifiuti in Campania ci segnalano, come le mobilitazioni di Copenhagen un anno fa al vertice Onu sul clima, che è in crisi un sistema basato sul profitto e il consumo sfrenato.
Un sistema incapace di garantire né sul piano lavorativo così come su quello ambientale i diritti di ognuno di noi.
Come se non bastasse il Governo Berlusconi, così come i precedenti governi di centrosinistra, continuano a proporre ricette vecchie e fallimentari, ovvero discariche e inceneritori, ipotesi a cui neanche la Ue dà più credito.
La resistenza dei cittadini di Terzigno, la militarizzazione dei territori, i continui ricorsi alle leggi-speciali con tanto di intervento della Protezione Civile di Bertolaso, evidenziano inoltre un deficit di democrazia, in questo paese. Il messaggio è chiaro, la volontà popolare di quei cittadini e cittadine che vorrebbero un modello alternativo di gestione dei rifiuti, deve essere relegato ad un problema di ordine pubblico. Quindi represso!

Probabilmente questo sarà il metodo che adotteranno anche per la Regione Lazio, altro territorio
dove pende la questione discariche (Malagrotta, Roncigliano, Guidonia) e inceneritori (Colleferro e
Albano). Per questo i cittadini dei Colli Albani, in provincia di Roma, scenderanno nuovamente in
piazza questo 23 Ottobre, solidarizzando con i cittadini di Terzigno.

Anche così vogliono farci pagare la loro crisi. Non è un caso che Confindustria è tra i maggiori sostenitori degli inceneritori. Ad Acerra infatti è stata Impregilo a realizzare l'impianto. A
Grottaglie in Puglia, ne sta realizzando uno la stessa Marcegaglia.

Per questo, come Sinistra Critica, continueremo il nostro impegno all'interno di quei comitati, reti
sociali e coordinamenti, ormai sparsi in tutta Italia, che ci raccontano della storia di tante donne e
uomini che vogliono resistere all'aggressione dei propri territori da parte di un sistema portatore
solo di ingiustizie sociali e disastri ambientali.




Altri otto milioni di euro scippati alla Ciociaria dalla Polverini

da Associazione Politico Culturale "20 Ottobre”



“Con la revoca della delibera n. 106 del 19 febbraio 2010, che prevedeva la proroga della presentazione dei progetti definitivi delle opere incluse nel piano regionale di investimenti per il 2009, la giunta Polverini ha di fatto cancellato la possibilità della  realizzazione di 53 opere pubbliche per un investimento di circa 8 milioni di euro”.
Ad annunciarlo è Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione Politico Culturale 20 Ottobre”.
“Nella nostra provincia – precisa Oreste Della Posta – si sono sicuramente persi i finanziamenti per i lavori di manutenzione e messa in sicurezza delle strutture scolastiche a Ceccano, dove si sono persi 246 mila euro, a Sgurgola dove la perdita ammonta a 50 mila euro per l’adeguamento igienico sanitario e la manutenzione dell’edificio scolastico. Ciò è veramente inammissibile e gravissimo. Dopo la chiusura di 7 ospedali, l’abbandono totale del territorio da parte della Polverini, ora arriva l’ennesima stangata: viene messa in forte discussione anche la sicurezza di bambini, ragazzi, insegnanti e di tutto il personale scolastico.”
“È l’ennesima dimostrazione – afferma Oreste Della Posta – che la provincia di Frosinone non ha alcun peso politico nella Giunta Regionale, non avendo nell’esecutivo guidato dalla Polverini nessun assessore. Il risultato? La Ciociaria è totalmente abbandonata. In Regione si attua una politica romacentrica.”
“ L’Associazione “20 Ottobre” – dice Della Posta - condivide l’iniziativa e la posizione dei consiglieri regionali della Federazione della Sinistra  Peduzzi e Nobile che hanno scritto una lettera alla Presidente Polverini.  Nella missiva  – spiega Oreste Della Posta – Peduzzi e Nobile ritengono illegittima l’adozione di tale delibera che revoca di fatto cancella di finanziamenti e ne chiedono la sua immediata revoca.”

25/10/2010, Aquino