Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 28 maggio 2013

Resistenza in Ciociaria, una pagina di storia negata.

Luciano Granieri

Lunedì scorso 27 maggio è stato presentato presso la saletta centro delle arti il libro “Guerra  e resistenza a sud di  Roma,  Monti Prenestini  e Alta Valle del Sacco,  8 settembre 1943 5 giugno 1944” scritto da Roberto Salvatori  presidente dell’ANPI di Genazzano.  L’evento organizzato nell’ambito della campagna patrocinata dalla Coop  Unicoop Tirreno dal titolo “il maggio dei libri, leggere fa crescere”  ha visto la presenza dell’autore e dello scrittore giornalista, nonché presidente del conservatorio di Frosinone Tarcisio Tarquini. 

Il libro stampato grazie alla generosità del comune di Bellegra, con il contributo dell’ANPI, è un documento prezioso che illumina una parte della resistenza italiana,  quella sviluppatasi a nord della provincia di Frosinone,  rimasta  nel buio di un oblio scandaloso.  Nella presentazione di Tarcisio Tarquini e nella parole dello stesso autore Roberto Salvatori  emerge con forza l’importanza,  la centralità di molti partigiani e combattenti che hanno contribuito, mettendo  a rischio la  loro vita,  alla liberazione dal nazifascismo , anche in quella parte di territorio compreso fra Roma e Frosinone. 

Una pagina di resistenza negata che Salvatori, grazie ad un paziente lavoro di ricerca documentale,  integrato  dalla testimonianza di vecchi partigiani che quella lotta avevano vissuto, ha illuminato e ha restituito alla storia.  L’autore spiega anche molto chiaramente le ragioni per cui le vicende  del comandante partigiano Enrico Giannetti  o del combattente Vitaliano Corsi,  siano rimaste nell’ombra.  

E ci rivela ciò che è sempre stato chiaro a molti, fuori da ogni retorica celebrativa.  E cioè che in realtà soprattutto nelle nostre zone la lotta resistenziale è stata sempre mal  tollerata, anzi la classe dirigente locale dei paesi e delle contrade dell’alta  Valle del Sacco, è rimasta al suo posto anche dopo la liberazione.  I podestà dell’era fascista, spesso  rimanevano sindaci dei propri paesi anche dopo la liberazione. 

Il sacrificio di tante vite umane purtroppo non è servito a cambiare la classe dirigente  riciclatasi dal regime fascista alla democrazia repubblicana.  Ecco dunque che il passato criminale dei podestà divenuti sindaci, non doveva e non poteva venire alla luce in tutta la sua nefandezza . In un territorio ad alta densità cristiana,  democristiana e   nostalgico-monarchica le poche azioni  resistenziali  messe in risalto dalla storia erano quelle  compiute dai cattolici piccolo borghesi. 

Dei combattenti comunisti nulla si seppe, eppure  questi ebbero grandi meriti nel condurre la lotta partigiana nei nostri territori. Un lotta che, pur combattuta da forze non così organizzate come le brigate attive  sull’Appennino,  ha ottenuto risultati notevoli grazia proprio alla sapiente azione militare e politica  dei partigiani comunisti. Ma, ad esempio,  Il  memoriale scritto dal partigiano Remo alias Vitaliano Corsi di Zagarolo e proposto alla Rai perché lo rendesse pubblico,  non fu neanche preso in considerazione dai vertici di Viale Mazzini, i quali  erano poco interessati alle gesta di un povero eroe combattente di paese. 

 Questo libro è l’ennesima testimonianza di come in realtà il legame con l’orrore fascista non si sia  mai spezzato del tutto, già a partire dal primissimo dopo guerra.  Salvatori ricorda come  grande fu la tentazione del maresciallo Badoglio, un volta divenuto primo ministro dopo l’esautoramento di Mussolini,  di liberare dalle carceri solo gli antifascisti cattolici e liberali, lasciando in galera  comunisti e anarchici. 

Se ciò non avvenne fu per la minaccia di sollevazione  che le formazioni anarchiche e comuniste rivolsero al neo capo del governo, nel caso avesse dato seguito ai suoi  propositi.  Su questa pratica mai chiusa con il passato fascista si  sono innestati i diversi processi revisionistici che hanno riscritto la storia in modo fallace e hanno nascosto molti capitoli di quelle vicende sanguinose che hanno portato alla liberazione. 

Il non riconoscimento che le battaglie  partigiane oltre ad essere    lotta di liberazione  dalla dittatura e dall’occupazione straniera, svolsero la funzione di  puro conflitto di classe e lotta di liberazione dal capitalismo,  rende parziale il racconto di quei fatti . Le riflessioni che ho sopra riportate non sono che una minima parte dei ragionamenti che il libro sollecita. 

Purtroppo il testo pubblicato grazie al comune di Bellegra che ne è di fatto l’editore,  è consultabile solo presso le biblioteche della Valle del Sacco e la biblioteca provinciale di Frosinone. Non è ancora in vendita, ma si spera che grazie all’interessamento della casa editrice “Alegre” presto questo documento che fa luce su una vicenda storica rimasta volutamente nascosta, possa  essere acquistato anche in libreria. 




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