Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 5 giugno 2013

Pre-dissesto, Frosinone come la Grecia

 ControCorrente per una sinistra dei lavoratori























Il 27 marzo il consiglio comunale di Frosinone  ha approvato a maggioranza (il centro sinistra è uscito dall’aula) la dichiarazione di pre-dissesto  finanziario per  fare fronte ai circa 50 milioni di euro di debiti (mille a cittadino). Il pre-dissesto o, per essere più precisi la “procedura di  riequilibrio  finanziario pluriennale”, è un istituto introdotto dal Governo Monti (Legge 13/2012) in alternativa al dissesto, introdotto con l’articolo 25 del Decreto Legge  66/1989 e disciplinato successivamente con altri interventi legislativi.

Che cos’è il pre-dissesto ?

Il Comune che proclama lo stato di pre-dissesto deve approvare entro 60 giorni un “piano di rientro” della durata massima di 10 anni e può  accedere – se la Corte dei Conti approva il pano- a un prestito fino a 300 euro per ogni residente, presi dal fondo “salva-comuni”  (ma Napoli la prima città a dichiarare il pre-dissesto, dei circa 300 milioni previsti finora ne sono stanziati 50). Il Comune ha tempo 10 anni per restituire il prestito che lo Stato può eventualmente recuperare sottraendo rate dei trasferimenti al Comune.  In cambio, lo Stato chiede al Comune di:
-analizzare le cause dello squilibrio e rimuoverle
-Non contrarre più debiti,  ridurre le spese del personale
-Far pagare integralmente ai cittadini, attraverso le tariffe, i costi dello smaltimento rifiuti  e della gestione dell’acqua
- procedere ad una revisione periodica dei debiti, eliminando quelli di “dubbia esigibilità
- aumentare aliquote e tariffe fino alla misura massima prevista (anche in deroga alle limitazioni esistenti)
- ridurre la spesa per i servizi e aziende partecipate
-vendere tutti i beni patrimoniali non necessari
- ricalcolare la pianta organica dei dipendenti comunali  mettendo “ a disposizione” gli eventuali dipendenti in eccesso.
Si tratta di una “grecizzazione” della crisi. Ti prestano  dei soldi e con questo pretesto regalano una fetta di mercato dei servizi ai privati, riducendo le prestazioni e aumentando le tariffe; svendono a privati beni pubblici; cancellano debiti di alcuni (vedi gli oneri concessori dovuti al Comune dai costruttori) e li fanno pagare alle gente che lavora.
Chi ci guadagna?
A guadagnarci sono prima di tutto le imprese che prendono il controllo di una fetta di economia assistita, cioè senza rischio, perché si tratta di servizi indispensabili e pagati dai cittadini. Poi ci sono i politici, che in questi anni sono stati responsabili del disastro.  L’istituto del pre-dissesto infatti permette di far scattare le misure di emergenza prima del dissesto vero e proprio che comporterebbe:
-          L’affiancamento degli organi istituzionali del Comune (Sindaco, Giunta, Consiglio)  da un organismo di liquidazione composto da tre persone scelte tra ex componenti in pensione della Corte dei Conti  o della magistratura ordinaria, funzionari dello Stato ed esperti a vario titolo.

-          L’ineleggibilità per 10 anni  degli amministratori o ex amministratori a cui siano attribuite gravi colpe per l’insorgere dello squilibrio finanziario.



Il gioco delle parti PD-PDL

Questo spiega il “gioco delle parti” che si è instaurato tra maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra. Il Sindaco Ottaviani avrebbe potuto avviare un’azione legale nei confronti della precedente amministrazione, ma non lo ha fatto e ha scelto la procedura di pre-dissesto che al centrodestra garantisce di continuare a governare, senza essere affiancati da un organismo di controllo, mentre al centrosinistra garantisce l’impunità rispetto alle malefatte della precedente giunta. Tutto questi a spese dei cittadini e dei lavoratori del Comune delle aziende partecipate,  a partire dalla Multiservizi.


Questa azienda partecipata dalla Regione, dalla Provincia e dai Comuni di Frosinone e Alatri, in questi anni ha dato lavoro a quasi 300 persone, coprendo servizi fondamentali per i cittadini (strade, segnaletica, assistenza disabili, biblioteche e cultura, asili, parcheggi, cimiteri ecc.), insomma tutto ciò che serve per far funzionare una città in una società civile. Il Comune di Frosinone, di Alatri e la Provincia in questi anni hanno impiegato questi  lavoratori , perlopiù ex LSU, beneficiando di  finanziamenti statali o regionali e dunque risparmiando sul costo del lavoro, che è una delle voci più onerosi nei bilanci degli enti pubblici.  In compenso nel 2011 il ComunE di Frosinone pagava 10 dirigenti ( circa 1 ogni dieci dipendenti: il Comune di Genova ne aveva 93 per 6100 dipendenti, cioè uno ogni 65) con un costo di 850mila euro (esclusa la retribuzione di risultato), di cui 400mila a titolo di “posizione organizzativa”, un istituto che permetti di fatto di raddoppiare lo stipendio dei funzionari pubblici (dati tratti dal vecchio sito del Comune di Frosinone). Altri  700mila euro costano i 9  dirigenti  della provincia, mentre per quanto riguarda il Comune di Alatri non è dato saperlo, perché il sito, nella sezione trasparenza pubblica non riporta i dati. Tra gli stipendi  eccellenti pagati dal Comune di Frosinone  anche quello di Francesco  Delvino, ex comandante  dei vigili, indagato per una vicenda di tangenti legate ad appalti per la videosorveglianza delle strade.  Protetto di Sandra Mastella, che lo volle capo dei vigili a Benevento e provò a licenziare l’allora direttore della ASL locale, proprio perchè si opponeva ai progetti di Delvino.  Di fronte alla decisione di Ottaviani di affidare  i servizi alle cooperative, garantendo il posto di lavoro per 5 mesi, il centrosinistra ha risposto proponendo il passaggio dei servizi e dei  lavoratori alla Servizi Strumentali srl un’azienda pubblica già costituita, con un risparmio di circa un milione di euro l’anno.  La regione di Zingaretti, pur  continuando a convocare tavoli tecnici , di fatto non ha chiesto al Comune di sospendere la procedura di affidamento , né prende una posizione sul futuro di una sua azienda, né mette i  quattrini a disposizione e dunque i lavoratori ( e i ci cittadini) si trovano ancora una volta invischiati in un gioco delle parti tra il centrodestra , che va avanti sulle coopreative , e il centrosinistra , che sventola proposte alternative, ma non fa nulla per realizzarle.



Ma i soldi per gli amici ci sono….

Negli anni 2003-2008 la Provincia di Frosinone ha realizzato una serie di operazioni finanziarie,  attraverso rischiosi investimenti nei cosiddetti  “derivati”, di cui non si ha documentazione competa ovvero non si sa quanto siano costati, se abbiano prodotto utili e dove siano finiti. Si sa però che la somma incassata a seguito dell’estinzione di un contratto SWAP nel 2009 è finita in parte (500mia euro) alla Caritas e in parte (62mila euro) nelle tasche dell’allora dirigente dei servizi finanziari.
La Provincia e il Comune di Frosinone sono socie dell’Aeroporto di Frosinone Spa  (che di recente ha eletto un nuovo consiglio d’amministrazione), una scatola vuota che dal 2006 al 2009 ha prodotto perdite per circa 400mila euro, pagando Consiglio di Amministrazione, dipendenti , consulenze  e realizzando operazioni finanziarie per importi rilevanti. Il precedente sindaco Marini  ha rivendicato la partecipazione del  Comune alla società definendola strategica, nonostante la richiesta della Corte dei Conti di mettere l’Aeroporto Spa in liquidazione.
Sempre Provincia e Comune nel 1991 hanno dato vita alla Società Interportuale Frosinone Spa,  giudicata dalla CdC “inattiva” e che fino al 2009, data dell’ultimo bilancio, aveva prodotto perdite per 880mila euro. Anche in questo caso l’ex sindaco Michele Marini definiva la società “non inattiva ma in fase di avvio”.
La Provincia è socia al 40% della  Agenzia provinciale per l’Energia di Frosinone Scarl, a cui la CdC attribuisce “violazione del principio di buon andamento  e dei canoni d’efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa . Immobilizzazione di capitale pubblico in un organismo partecipato qualificabile quqle mero centro d’imputazione di costo fissi. La società, senza scopo di lucro, è stata inattiva dalla data della sua costituzione sino al 31/12/200. Il capitale sociale nominale è pari ad € 11.611. Le perdite di gestione per gli anni 2006 (51.709 euro) e 2007 (17.106) sono superiori al valore del capitale nominale”. L’Agenzia ha ricevuto 300mila euro dall’Unione Europea.

Dunque i soldi ci sono per mantenere scatole vuote, pagando stipendi e consulenze, realizzando speculazioni finanziarie, spartendo fondi europei,  concedendo appalti agli amici (vedi l caso Delvino), ma  non per una società che si occupa di strade, cultura, cimiteri, parcheggi, disabili. Solo in queste poche righe abbiamo segnalato sprechi per 2milioni di euro.



I  risultati della politica.

1-      Frosinone la città più inquinata d’Italia  non ha un servizio di trasporto pubblico decente; le misure contro l’inquinamento, e quindi per preservare la salute dei cittadini, negli ultimi anni si sono limitate a tre mesi l’anno di targhe alterne e qualche domenica a piedi.
2-      Ci sono parti della città che non hanno ancora un servizio di raccolta differenziata dei  rifiuti porta a porta e che hanno grossi problemi idrici.
3-      Manca un  PIANO REGOLATORE e gli unici monumenti sono le cattedrali nel deserto lasciate a metà opera, o anche iniziate con forte spreco di denari pubblici: il Forum, la Casa della Cultura, la variante sulle Monti Lepini, il  CASALENO, Il Giardino dei cinque sensi, la piazza dell’ex distretto militare, il disastroso progetto dei  PILONI (per fortuna abbandonato), il  TEATRO COMUNALE (neanche iniziato, dal futuro ormai incerto se non definitivamente  segnato) , il parco  del FIUME COSA (rimasto nel mondo  dei sogni), la scuola Selva Piana. Oppure come il viadotto Biondi, realizzato in una zona franosa gravata successivamente dalle strutture dell’ascensore inclinato , desolatamente franato. Così qualcuno potrà vincere l’appalto per la ricostruzione sempre a spese dei cittadini. Già  l’intervento di tentato consolidamento attraverso una maldestra gettata di cemento e costato centinaia di migliaia di euro PUBBLICI  e l’unico risultato ottenuto è stato quello di riattivare la frana dopo le ultime piogge primaverili. In compenso non sono stati mai riscossi gli oneri concessori dovuti dai costruttori al Comune.
4-      Gli asili nido comunali invece di aumentare come promesso sono diminuiti di numero e agli alunni delle scuole materne ed elementari viene chiesto di portare a scuola la carta igienica e folgi per le fotocopie;  il costo dei servizi mensa e scuolabus sono aumentati senza alcun miglioramento  dei servizi  offerti; sono diminuiti i servizi di assistenza agli studenti disabili.
5-      Nonostante il referendum sull’acqua e sui servizi  abbia avuto un grosso successo anche a Frosinone, il Comune non solo non ripubblicizza l’acqua ma vuole  privatizzare  anche il resto .
6-      Nel sottosuolo della città c’è un vero e proprio  TESORO ARCHEOLOGICO (terme romane, anfiteatro), che potrebbe diventare una risorsa dal punto di vista turistico, ma è in parte ricoperto dall’asfalto e parte rischia di esserlo
7-      La città è teatro d’inchieste giudiziarie sulla cattiva amministrazione ,su storie di tangenti  e appalti pilotati. Sarebbe utile quanto ci costa e quanto ci è costato tutto questo.




Le proposte di ControCorrente

1-      Secondo la procedura di pre-dissessto a verificare le cause  dello squilibrio finanziario sono gli stessi politici, di maggioranza o di opposizione, che l’hanno causato. E’ assurdo: chiediamo l’istituzione di una commissione di controllo, formata da esponenti del consiglio comunale, ma anche da rappresentanti eletti dai lavoratori del Comune, delle aziende partecipate e degli utenti dei servizi pubblici,  che abbia la possibilità di verificare conti  e bilanci e di elaborare proposte alternative per il riequilibrio finanziario e la gestione dei servizi . I rendiconti contabili dettagliati del Comune  e delle aziende partecipate devono essere pubblici e a disposizione di tutti. Deve essere effettuata  una verifica  di tutti i contratti di consulenza, di fornitura, di tutti gli appalti e le esternalizzazioni, per giudicarne gli effetti ed eliminare i veri sprechi e le vere inefficienze. Il Comune ha acceso un mutuo da 26 milioni per pagare i propri debiti. Prima che sia versato un solo euro vogliamo verificare  di quali debiti si tratta, nei confronti di chi e   per che cosa.
2-      Lo Stato e la Regione  avrebbero dovuto vigilare e invece si sono “accorti” del problema troppo tardi. Dunque oggi devono intervenire mettendo a disponibilità risorse, perseguendo i  responsabili politici e condannandoli  a pagare i danni, tagliando i veri sprechi e non i servizi pubblici, prendendo i soldi e chi ce li ha e non a chi non riesce ad arrivare a fine mese
3-      I sacrifici vanno chiesti a partire dall’alto.  Si cominci a ridurre il numero dei dirigenti e le loro retribuzioni , a cancellare le società inutili, i consigli d’amministrazione,  a chiedere la restituzione dei  soldi presi dagli amministratori di società  che esistono solo sula carta e producono  solo perdite, a far sì che il sindaco, gli assessori, gli amministratori delle società partecipate,  i dirigenti abbiano una retribuzione paro allo stipendio medio di un dipendente comunae.
4-      Bisogna ribellarsi e fermare i tagli agli enti  locali e ai servizi pubblici,  il Fiscal Compact (che prevede 45 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica ogni anno per 20 anni) e il Patto di Stabilità. I tagli ai servizi pubblici, all’occupazione, alle retribuzioni dei lavoratori hanno effetto depressivo sull’economia e non fanno che peggiorare la situazione. Bisogna tagliare i veri sprechi, la corruzione, l’assistenzialismo a favore delle aziende a favore delle aziende amiche, non i posti di lavoro, gli stipendi e i servizi pubblici che consentono di sostenere a spesa delle famiglie  e quindi di far girare l’economia . Non vogliamo fare la fine della Grecia. I partiti presenti in consiglio comunale non possono votare i tagli in Parlamento e poi lamentarsi  perché costretti a ridurre la spesa sociale del Comune. Chiediamo loro di votare contro ulteriori tagli agli Enti Locali e ai servizi pubblici. Il  sindacato deve mobilitarsi a livello nazionale per dire NO ai tagli.



 
Video  e   post linkati a cura di Luciano Granieri.

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