Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 27 aprile 2013

Dichiarazione comune

PER UN MOVIMENTO POLITICO ANTICAPITALISTA E LIBERTARIO



Questo non è un appello, ma una proposta di lotta.
Vediamo e viviamo la miseria, l’offesa alla libertà e alla dignità della persona, la devastazione della natura esercitate ogni giorno da parte di un capitalismo criminale.
Un giorno una corte di giustizia dovrà essere istruita contro i responsabili di questi crimini contro l’umanità.
Ma ora dobbiamo prima di tutto smettere di piangere, rimboccarci le maniche e lottare.
Siamo donne e uomini con diversi percorsi politici, di lotta sociale e ambientalista, per le libertà civili la democrazia e l’uguaglianza.
Abbiamo in comune la volontà, la passione e la rabbia di non rassegnarci e di non arrenderci.
Certo il socialismo reale è crollato nel passato per sue colpe, ma il capitalismo reale oggi distrugge il presente e il futuro.
Per questo torna all’ordine del giorno la necessità di costruire un’alternativa all’attuale sistema economico, sociale e politico.
Per questo oggi più che mai sentiamo vive le nostre radici comuniste e libertarie, antifasciste e antirazziste, femministe e ambientaliste.
Non c’è liberazione possibile nel compromesso con l’attuale governo autoritario dell’economia e della società.
Lo hanno capito le donne e gli uomini del Mediterraneo, che ci insegnano a ribellarci.
Lo hanno capito donne e uomini dell’America Latina che si mobilitano per il socialismo del XXI secolo.
Lo hanno capito tutte e tutti coloro che fin sotto i templi del denaro e del potere nei paesi più ricchi hanno gridato: noi siamo il 99%!
Lo hanno capito quelle donne e quegli uomini d’Europa, che dalla Grecia alla Islanda, dalla Spagna a Cipro, scendono in piazza per rovesciare quelle politiche di austerità che stanno uccidendo ogni residuo di stato sociale e democrazia.
Noi ci sentiamo, vogliamo, essere parte di tutto questo.
L’Europa è oggi occupata dal regime della Troika e dei governi che la sostengono. Il popolo non è più sovrano, è solo debitore. Tutti i governi fanno guerra sociale ai loro popoli. La democrazia è ridotta a spettacolo televisivo.
Noi crediamo che, come nel 1848 e nel 1945, tutta l’Europa debba liberarsi dalla tirannia: allora dei sovrani assoluti prima e del fascismo poi, oggi del capitalismo finanziario e della sua oligarchia economica, politica e culturale.
Noi crediamo che sia all’ordine del giorno la necessità di un cambiamento rivoluzionario.
Noi non facciamo nessun generico appello all’unità.
Noi ci uniamo per la rottura con questa Europa e con questo capitalismo, per costruire una nuova storia comune.
È necessario che anche in Italia tornino in campo il pensiero critico, i progetti, le pratiche di un movimento politico anticapitalista di massa. Oggi questo in Italia non c’è e noi proponiamo di ricostruire partendo dal conflitto sociale.
Non ci nascondiamo le macerie che abbiamo intorno. Sinora tutti i tentativi di far emergere un progetto politico anticapitalista unitario dalle lotte sociali, civili, ambientali e per la libertà delle donne sono falliti. Questi fallimenti hanno precise responsabilità politiche, ma rimandano anche ad una questione più di fondo.
Oggi la sola lotta di classe pienamente legittimata è quella che viene dai ricchi verso i poveri, dai padroni verso gli operai, da chi ha il potere verso chi non ne ha. Tutti i bisogni, i diritti e le libertà degli oppressi sono invece contrapposti e frantumati tra loro.
Noi pensiamo che ci sia un nesso profondo fra dominio capitalistico e patriarcale, fra sfruttamento e mercificazione e che non ci siano bisogni di liberazione che possano essere sacrificati ad altri.
La dignità di chi lavora non può essere sacrificata al diritto a lavorare ed entrambi non possono venir prima del diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente. Non c’è lotta sociale e ambientale che venga prima di quella per la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Riifiutiamo ogni contrapposizione fra diritti dei nativi e dei migranti.
Il capitalismo che si proclama liberale, ancora più astutamente in questa epoca di crisi, contrappone i bisogni di liberazione degli uni a quelli degli altri tirando la coperta stretta delle libertà dal lato che più gli conviene. I giovani precari contro i genitori occupati, l’ambiente contro gli operai, i diritti delle donne contro quelli del lavoro. La risposta non è il prevalere di un interesse sugli altri, ma invece il reciproco riconoscimento su un piano di parità e la costruzione dell’unità tra i conflitti contro gli avversari comuni.
La più grave crisi economica dal dopoguerra si abbatte sull’Italia, e non ci sono vie per superarla se si resta nel campo di quel pensiero politico unico che oggi viene definito come riformismo, ma che in realtà è solo una cultura politica del meno peggio, una tecnologia del potere adottata da tutte le forze che si alternano al governo e che ha come primo obiettivo quello di impedire o sterilizzare il conflitto sociale.
La democrazia italiana è commissariata, come mostra l’istituzione del pareggio di bilancio in Costituzione votata da PD, PdL e Monti. Le scelte di fondo, politiche ed economiche, sono definite dal pilota automatico, cioè dai vincoli e dalle regole del fiscal compact e dei trattati di Maastricht e Lisbona, dal supergoverno della Troika.
Tutto questo è precipitato su una democrazia già devastata da venti anni di berlusconismo e da un contrasto subalterno ad esso, quale quello condotto dal centrosinistra e dalla grande stampa. L’antiberlusconismo ha spesso mutuato dal suo avversario i principi di fondo, quali il maggioritario e la governabilità, la centralità del mercato e il liberismo, le privatizzazioni e l’anticomunismo. A volte è sembrato che l’accusa principale a Berlusconi sia stata quella di non essere un vero liberale di destra.
Anche per queste ragioni la domanda di cambiamento e rottura in Italia si è rivolta in gran parte al M5S. Essa esprime un bisogno di rottura democratica giusto, ma insufficiente. Non ci sarà vera trasformazione democratica senza una profonda e radicale trasformazione sociale. I poteri del capitalismo globalizzato e della casta sono intrecciati tra loro in un sistema oligarchico di potere che governa anche il senso comune con i grandi mezzi di comunicazione di massa. Se non si rovescia il potere di questa oligarchia, le rotture dei privilegi della casta saranno marginali e di puro effetto mediatico, il potere vero sopravviverà e riderà di noi.
Il cambiamento non si realizzerà se la lotta contro le caste burocratiche non sarà parte di quelle contro lo sfruttamento del lavoro e la devastazione della natura, contro la mercificazione delle vite e la disuguaglianza sociale, contro il patriarcato e la violenza maschile contro le donne.
Agli inizi del nuovo secolo il grande movimento che portò alle giornate di Genova sembrava aver individuato la strada della costruzione di un soggetto politico anticapitalista di massa, nel quale tutti i conflitti potessero liberamente riconoscersi. La catastrofica esperienza della partecipazione della sinistra radicale al governo Prodi ha distrutto questo percorso.
Un soggetto anticapitalista di massa non può che essere alternativo sia al social-liberismo del centrosinistra, sia al conservatorismo del centrodestra, che in Italia ed in Europa – a volte in alternanza, a volte proprio assieme – governano con le stesse politiche economiche e sociali. I
Privatizzazioni, flessibilità e precarietà del lavoro, tagli progressivi alla scuola pubblica alle pensioni e allo stato sociale, sono scelte comuni a questi due schieramenti; come dimostra il governo Monti, che ha distrutto le pensioni e l’articolo 18 con il sostegno di entrambi e il silenzio dei grandi sindacati.
La concertazione sindacale ha accompagnato e cogestito la regressione sociale e dei diritti del lavoro. Per questo una alternativa radicale alle politiche liberiste passa anche attraverso la la lotta per restituire a lavoratrici e lavoratori un grande movimento sindacale di classe, democratico e indipendente dai partiti.
Alternativa oggi vuol dire prima di tutto NO all’Europa del fiscal compact e dell’austerità imposta dai trattati e dai loro vincoli. Bisogna dire NO ora alle missioni di guerra e alla Nato.
Alternativa oggi vuol che dopo trenta anni di politiche liberiste prima di tutto bisogna distruggere la disoccupazione di massa.
Alternativa significa il rifiuto del vincolo del debito, la nazionalizzazione e la socializzazione delle banche e delle imprese strategiche, l’istituzione di poteri democratici reali e diffusi nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle istituzioni. Ci vuole un piano di grandi interventi pubblici per milioni di piccole opere, cancellando tutte le TAV che distruggono ambiente e lavoro.
Alternativa significa la costruzione, la difesa, la riappropriazione e gestione sociale dei beni comuni, contro la mercificazione delle vite, dell’ambiente e della salute, della conoscenza.
Alternativa, perché bisogna riprendere la marcia verso l’eguaglianza sociale partendo dalla riduzione generalizzata degli orari di lavoro, dall’abbassamento della età della pensione, dalla cancellazione delle leggi sulla precarietà, e di quelle sullo schiavismo e la criminalizzazione dei migranti.
Alternativa perché ci vuole una grande redistribuzione della ricchezza verso il basso, con un generale ed egualitario incremento delle retribuzioni e delle pensioni più basse, e con la istituzione di un reddito minimo garantito.
Alternativa, perché nulla di tutto questo potrà essere realizzato con le vecchie classi politiche di destra e di sinistra e con l’attuale sistema di concertazione burocratica sindacale.
Alternativa, perché un movimento politico anticapitalista è necessario per ricostruire forza e unità in tutto il mondo oppresso e disperso dalla precarizzazione devastante che ha imperversato in questi venti anni.
Noi siamo con quella grande maggioranza che oggi paga la crisi, dal lavoro dipendente privato e pubblico al lavoro autonomo e parasubordinato, al precariato diffuso manuale ed intellettuale, al popolo delle grandi periferie metropolitane, agli immigrati, alle donne espulse dal lavoro e colpite dai tagli allo stato sociale.
Noi siamo con le popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione.
Noi lottiamo per la costruzione di una rappresentanza politica che non abbia come prima e unica ragione la presenza nelle istituzioni, ma che sia strumento della ricomposizione e organizzazione conflittuale del blocco sociale degli oppressi. Nessuno si deve più vergognare e isolare per la sua povertà, solo le relazioni solidali e il conflitto rompono la solitudine.
Occorre rompere con ogni subalternità al centrosinistra, con l’opportunismo elettoralistico, ma anche con quei settarismi e quella frantumazione che hanno portato la sinistra comunista e anticapitalista italiana ad essere la più piccola e ininfluente dEuropa. Ci sono tante esperienze di sinistra alternativa che crescono in Europa. Esse ci dicono che la strada che vogliamo percorrere è praticabile, purché si abbia il coraggio di ripartire su nuove basi.
Proponiamo di costruire un movimento politico anticapitalista e libertario di donne e uomini che vogliono lottare, sulla base di un programma di alternativa economica, politica e culturale, con adesioni individuali e pratiche di democrazia realmente partecipativa, con un sistema di relazioni plurali ed aperte.Vogliamo costruire questo movimento ed il suo programma imparando dalle lotte sociali e delle esperienze concrete in atto.
Pensiamo alla lunga resistenza del popolo della Valle Susa, capace di mobilitazioni di massa, di azioni dirette, di conflitto e iniziativa istituzionale. Pensiamo alle organizzazioni popolari per il consumo e per il diritto all’abitare, alle lotte degli operai che spontaneamente hanno scioperato contro la cancellazione dell’articolo 18 e a quelle dei migranti contro il caporalato della logistica, alle mobilitazioni degli studenti, degli insegnanti, dei ricercatori.Tutte queste lotte annunciano e reclamano un nuovo spirito unitario e nuove modalità di partecipazione e organizzazione. Vogliamo che esse siano gli elementi costituenti del movimento politico.
Siamo tuttora in differenti esperienze e in diverse organizzazioni politiche e sociali, ma riteniamo urgente l’avvio di un percorso comune, che vogliamo aperto, senza esclusioni basate su piccole discriminanti o pregiudiziali.
Per noi la sola condizione indispensabile per partire è sentire la profonda necessità di costruire ora e assieme un movimento politico anticapitalista e libertario di massa, alternativo e indipendente rispetto agli attuali grandi schieramenti politici.
Per questo motivo convochiamo un primo incontro aperto a tutte e tutti coloro che vogliono confrontarsi che siano interessati a un comune percorso per costruire l’alternativa.
Vogliamo con esso dare avvio a un viaggio comune nelle lotte e nelle sofferenze del paese. Alla fine di esso convocheremo una assemblea per decidere.
Primo appuntamento a Bologna l’11 maggio.

Lottare per rovesciare il governo

Giorgio Cremaschi. fonte http://www.libera.tv/


Giorgio Cremaschi attacca il Governo Letta ed indica la necessità di una opposizione frontale. L'appello è alle lotte a partire dal 1 maggio ma soprattuto alla chiarezza. Non ci sono mezze misure. Serve rovesciare il tavolo con coerenza e determinazione.
L'appuntamento è l'11 maggio a Bologna.



Pestaggi selvaggi e spari a Palermo; carabinieri scatenati contro i lavoratori della Trinacria

USB Unione Sindacale di Base

Palermo – sabato, 27 aprile 2013
Un gravissimo episodio di violenza inaudita si è consumato ieri notte a Palermo nei confronti dei lavoratori della Trinacria che manifestavano davanti all’Assemblea Regionale Siciliana in occasione della discussione della finanziaria regionale, al cui interno la Giunta Crocetta ha introdotto un articolo che prevede il licenziamento dei circa 3.000 lavoratori attualmente assunti a tempo indeterminato e il loro passaggio ad una sorta di Lavori Socialmente Utili, con un sussidio più che dimezzato rispetto ai salari attuali e senza contribuzione previdenziale.


Da sottolineare che buona parte dei deputati regionali è favorevole ad un emendamento che invece mantiene lo status quo.



Ieri notte intorno alle 23.30, mentre la stragrande maggioranza dei lavoratori stazionava davanti all’ingresso, una delegazione di 5 lavoratori tentava di incontrare i deputati che uscivano da un portone laterale presidiato da due pattuglie di carabinieri, i quali senza alcuna ragione, usciti dalle macchine hanno dato inizio ad un violentissimo pestaggio accanendosi in particolare contro un lavoratore che è finito in ospedale.



All’accorrere degli altri manifestanti che cercavano di sottrarre i compagni a questa forsennata violenza uno dei carabinieri ha estratto la pistola sparando ad altezza d’uomo: solo la prontezza dei presenti che si sono gettati a terra ha evitato che il fatto assumesse i caratteri della tragedia.



Ma non è finita qui, perché al rumore dei colpi di pistola dal vicino comando dei CC sono usciti altri due carabinieri che impugnando le armi sparavano anch’essi.



Gli scontri sono continuati anche dopo l’intervento dei funzionari di polizia, che hanno intimato ai carabinieri di gettare le armi.



         Sono stati contati più di 12 colpi di pistola.



         Del fatto esistono filmati che saranno messi a disposizione dell’autorità giudiziaria.



Ai lavoratori che hanno subito il pestaggio, a tutti i dipendenti della Trinacria va tutta la nostra solidarietà concreta ed attiva, ma crediamo necessario sottolineare come sempre più spesso chi protesta per salvaguardare il posto di lavoro,il salario, la casa o il proprio territorio la  riposta sia sempre la stessa: pestaggi selvaggi, arresti, provocazioni delle forze dell’ordine, repressione selvaggia, il tutto per adeguarsi ai diktat della Troika , FMI, BCE e Commissione Europea che in nome dell’austerità sta affamando intere nazioni.



Fino a quando glielo permetteremo?

venerdì 26 aprile 2013

CON I SOLDI SI COMPRA TUTTO MA NON LA DIGNITA'DELLE PERSONE

Marisa Cianfrano

Aprile rosso, è  la resistenza dei lavoratori Multiservizi di fronte alla proposta indecente del primo cittadino di Frosinone  che in campagna elettorale pur di racimolare quattro voti prometteva la chimera di 1000 euro al mese e oggi invece calpesta  la dignità di 142 famiglie.  Attualmente  i lavoratori si ritrovano, oltre che a vivere una situazione di disagio economico, sottopagati ( l'applicazione del contratto sarebbe risultata un costo per l'azienda, ma  guarda caso ora si scopre che alcuni soggetti percepiscono il superminimo, altri soldi in busta in aggiunta alla miseria concessa agli altri.  Per alcuni questo ed altro) , subiscono violenze psicologiche imposte da una politica di potere. Il   pensiero di questa giunta di maggioranza già si conosceva:  la Multiservizi stava sugli "SCROTI" a tanti come se questi lavoratori li pagassero di tasca propria, eppure il primo amministratore fu scelto nel centro destra, cambiali politiche pagate a destra e a manca , famiglie intere assunte , consulenti esterni amici degli amici,   una grande mucca da mungere. Tutti hanno munto alle spalle dei lavoratori che con onesta' e impegno svolgevano servizi che ogni pubblica amministrazione ha il dovere di erogare alla  cittadinanza.  Oggi si propone a 142 famiglie il passaggio alle coop.con contratto a tempo determinato 5 mesi forse 500 euro e se anche fossero 700 euro come vogliono far credere dopo i 5 mesi ???? Il  sindaco con una fava prende 11 piccioni con questa operazione affida 11 servizi nelle mani dei privati  ignorando anche la volonta' del popolo che si espresse con il referendum .VOLONTA' IGNORATA, EVVIVA LA DEMOCRAZIA  

Il bue che dice cornuto all'asino

Luciano Granieri



Ancora una volta Beppe Grillo ha suscitato le vibrate  proteste del mondo radical chic riformista. Esponenti del Pd e stampa ammaestrata al seguito,  hanno tuonato contro il comico genovese che si era permesso dare   il 25 aprile per  morto.

Messa così l’affermazione è forte e degna di tutto il risentimento possibile, ma questa si inserisce in un post in cui Grillo riadattando le parole del brano di Guccini “Dio è morto”  argomenta che il “25 aprile è morto” dopo l’inciucio fra Letta, Berlusconi e Napolitano,  dopo tutta una serie di eventi che hanno contraddistinto le ultime vicende politiche, non ultimo la rielezione a presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano,  in luogo del giurista costituzionalista Stefano Rodotà. 

Di conseguenza  i riti di celebrazione che hanno animato le piazze di molte città nella giornata di giovedì  sono  stati definiti falsi e ruffiani. In questa ottica il discorso cambia notevolmente. Beppe Grillo denuncia nel suo intervento il fango che i politicanti hanno gettato con il loro comportamento sul profondo significato del 25 aprile. Grillo non è contro la celebrazione della liberazione, ma anzi  denuncia lo scempio che gli inciucisti  hanno inferto sullo spirito e sul significato dell’evento. 

Resta da capire  come mai al comico genovese interessi tanto difendere la memoria di un accadimento che ha segnato la sconfitta dei fascisti del primo millennio, progenitori di quei  fascisti del terzo millennio da lui così apprezzati. Rimangono altresì poco chiare le ragioni per cui prima si bolla l’antifascismo come vecchio  ciarpame fuori moda e poi si difende la celebrazione  del giorno in cui questo ha trionfato sul fascismo. Ma tutto ciò, è noto, fa parte della pochezza culturale e della completa mancanza di un progetto politico ancorato saldamente a radici storiche definite. Tutte peculiarità tipiche  del Movimento 5 Stelle. Non è questo aspetto  però che   mi interessa. 

Voglio invece sottolineare come i riformisti difensori della libertà hanno immediatamente   bacchettato Grillo bollandolo come fascista  indegno,  incapace di capire il profondo significato del 25 aprile, travisando completamente il senso di quanto scritto dal capo dei 5 stelle. E poi siamo sicuri che i sedicenti radical chic riformisti siano nella posizione di accusare qualcuno di aver tradito lo spirito del 25 aprile? Siamo sicuri che i radical chic riformisti non si trovino nella ben nota posizione di quel bue che dice cornuto all’asino? 

 In una intervista rilasciata ieri a Repubblica, Stefano Rodotà identifica  il 25 aprile come  la data che segna la conclusione di un processo ampiamente sentito e condiviso  in base al quale  il popolo italiano ha conquistato la libertà . Tale processo si è dispiegato unendo  lotta armata,  coscienza culturale e istituzionale ed ha condotto alla definizione dell’identità democratica del Paese,  identità antifascista  inscritta nella Costituzione . Dunque il 25 aprile segna la  data di nascita della nostra identità democratica certificata dalla Costituzione. Denigrando il 25 aprile automaticamente si nega valore alla   Costituzione . Il ragionamento sacrosanto di Rodotà  può essere tranquillamente rovesciato, per cui attentando ai valori costituzionali automaticamente si delegittima il significato del 25 aprile.  

Quanto accaduto   nel corso del romanzo Quirinale che ha portato Giorgio Napolitano al secondo mandato di Presidente della Repubblica è stata una sequela di atti profondamente anticostituzionali. Il presidente della Repubblica ha in primo luogo il compito di garantire il rispetto della Costituzione. Sappiamo benissimo quanti strappi  Napolitano abbia inferto alla Costituzione nel suo primo mandato.  

Ne ricordo solo alcuni: il  mancato scioglimento delle camere in presenza di una maggioranza dissolta , la formazione arbitraria di un governo privo di  legittimazione elettorale,  per non parlare del sordido tentativo di rallentare indagini delicate relative alla trattativa fra Stato e mafia , la firma di tante altre leggi palesemente incostituzionali volte a garantire l’immunità del solito noto, la benevola stigmatizzazione di un atto gravissimo quale l’occupazione da parte di un movimento politico  del tribunale di Milano mentre erano in corso  procedimenti a carico  del  proprio  capo e il contemporaneo richiamo ai giudici affinchè  sospendessero i processi per concedere al suddetto leader, concussore, puttaniere ed evasore,  inquisito in tali procedimenti, di concorrere alla formazione del governo,  la concessione della grazia ad un membro di servizi segreti stranieri macchiatosi del grave reato di concorso in rapimento di un rifugiato politico entro i confini nazionali, quindi in territorio straniero.

 E’ perciò del tutto evidente che chi ha votato per  un candidato il quale già aveva dato prova  di insipienza nel tutelare la Carta costituzionale ha commesso un atto palesemente contrario alla costituzione stessa  e per di più ciò è avvenuto in una delle funzioni istituzionali più importanti quale le elezioni del Presidente della Repubblica. Inoltre non è stata fornita una spiegazione esauriente sulle ragioni del rifiuto ad eleggere Stefano Rodotà. Una personalità che invece aveva dato prove inconfutabili di essere profondo conoscitore della Costituzione e dello spirito che aveva mosso i padri costituenti.  Dunque i vari Errani, Zoggia, Fiano ed altri grandi elettori dei Pd  prima di accusare Grillo  riflettano  se il loro operato palesemente contrario al dispositivo costituzionale , decisivo per l’elezione di Giorgio Napolitano,   non sia stato  profondamente lesivo dello  spirito del 25 aprile.  Hanno fatto più danni questi signori alla ricorrenza della liberazione che non le quattro cazzate sparate da Grillo.

giovedì 25 aprile 2013

Resistenza in Spagna

Luciano Granieri


La resistenza continua in Spagna. Mentre ieri  si celebrava in Italia la liberazione dal Nazifascismo - in un quadro sociale tutt’altro che liberato dalla dittatura del neo liberismo - a Madrid migliaia di manifestanti hanno tentato di liberare la popolazione Spagnola da un governo che, sotto i diktat del capitalismo finanziario,  sta diffondendo  disoccupazione, taglio delle pensioni e delle protezioni sociali. Il grido di battaglia “Occupa il congresso” si è trasformato in “Circonda il congresso” ed i manifestanti hanno circondato il palazzo dove era riunito il parlamento.  La disperazione degli spagnoli si traduce in un tasso di disoccupazione elevatissimo. Un cittadino su quattro della popolazione attiva è senza lavoro, ogni giorno che passa la povertà aggredisce milioni di persone. Non illudiamoci. Il processo è iniziato anche in Italia.  Il  perpetuarsi di un governo a finta guida politica, succube del regime capitalistico , che ha nella troika (Ue, Bce, Fmi) un suo fedele esecutore e supportato dagli stessi partiti Pd-Pdl che hanno permesso gli scempi del precedente esecutivo Monti,  non fa   che aggravare  ulteriormente la situazione. La forza di questa velenosa alchimia dittatoriale si conferma immune anche dalla volontà di forte cambiamento che i cittadini italiani  hanno espresso con il voto  del febbraio scorso. Ma in Italia la devastazione sociale non è ancora riuscita a coagulare un movimento globale  in grado di provare ad attivare  un’altra lotta di liberazione. Da noi il massimo che si è riuscito a mettere insieme è la rabberciata, seppur numerosa, squadra di parlamentari penta stellati. Donne e uomini giovani di buona volontà, ma dalle potenzialità politiche e conflittuali del tutto insufficienti. La lotta di liberazione non si combatte in Parlamento ma contro il Parlamento.  Gli indignados spagnoli ne hanno fornito un esempio. E’ un fatto comunque che anche qui in Italia, i parlamentari mainstream, cioè non del Movimento 5 Stelle, cominciano a essere braccati e contestati, speriamo che sia l'inizio

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Foto di Stefano Checchi
Branobn Profits of Doom dei Clutch
Editing: Luciano Granieri

mercoledì 24 aprile 2013

Resistenza Continua

Luciano Granieri



Oggi 25 aprile 2013 si celebra il 68° anniversario della liberazione dal nazifascismo. E’ bene ribadirlo e sottolineare che non ci siamo” liberati di qualcuno” come qualche sindaco fascista e revisionista sostiene, ma ci siamo liberati   del giogo  fascista e dell’occupazione nazista. Già, è successo proprio questo, ce lo tramanda la storia, quella basata su documenti e testimonianze, e non il becero revisionismo che ancora persiste a destra, ma   anche qualche volta a sinistra, ammantato da un ipocrita invito alla riappacificazione.

 Non c’è da filosofare più di tanto le parole esatte “fascismo” e “nazismo” esistono dunque usiamole in modo appropriato. Ribadito ciò giova ricordare   che quelle lotte  hanno indubitabilmente   cacciato i nazifascisti,  ma non hanno portato a termine completamente il processo  della liberazione da tanti altri soprusi che,  al contrario di quanto sperato dopo la vittoria partigiana, hanno continuato a estendere la propria tirannia sul popolo. Ad esempio nonostante la sanguinosa e cruda lotta partigiana ancora oggi non siamo liberi di partecipare alla determinazione degli indirizzi politici della nazione.  

Esistono  oggi più che mai, nonostante la costituzione prescriva di rimuoverli, quegli “ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Le libertà prescritte dal citato art.3 della costituzione non si sono mai attuate. La lotta partigiana  doveva condurre anche alla libertà dei lavoratori dal giogo della tirannia imprenditoriale e capitalista che sotto il fascismo dispiegò al massimo la sua crudezza. Ecco quindi che non essendosi compiuto in modo definitivo e totalizzante il processo di liberazione, la restaurazione ha iniziato ad impadronirsi anche dei valori  acquisiti e sanciti nella costituzione dell’antifascismo.  

Ecco perché dobbiamo ancora sopportare prezzolati lacchè di destra, ma anche di sinistra,  che liquidano la lotta partigiana come una semplice contraddizione ideologica , vecchio armamentario di un passato ormai fuori moda.  In questa ottica si spiega il revisionismo sulle foibe, e su altri eventi tragici  che la storia ci rimanda. Ecco spiegato il motivo per cui ancora si deve assistere allo spreco di denaro pubblico per costruire mausolei a macellai fascisti, o per addobbare le piazze con i faccioni del Duce. 

Senza contare che in verità i fascisti non se ne sono mai andati e hanno continuato ad infettare le dinamiche  sociali e politiche anche all’interno delle istituzioni e questo già all’indomani della promulgazione della Carta costituzionale. Le disgraziate aggregazioni giovanili  fascistoidi  di CasaPound sono li  per ricordare a tutti noi che il processo di liberazione ancora non si è compiuto. E allora anche oggi come negli altri 25 aprile è utile ribadire che la resistenza non è finita. Anzi il quadro politico istituzionale attuale,  determinatosi attraverso laceranti ferite alla costituzione, esige ancora di più la messa in atto di azioni  resistenziali forti e determinate . Con l’auspicio che  ogni giorno sia il 25 aprile, auguro a tutti buona festa della liberazione dal nazifascismo.

Salotti buoni e lavoratori consumati

Andrea Cristofaro, Controcorrente


Sabato prossimo ci sarà l’inaugurazione di quello che pomposamente viene definito “il salotto di Frosinone”. Ebbene, mentre il sindaco e la sua maggioranza si accomoderanno sulle poltrone del nuovo salotto, tra un aperitivo e una foto ricordo, fuori dal salotto ci saranno 140 famiglie, quelle dei lavoratori della Multiservizi, che invece dovranno pensare a come continuare ad andare avanti senza quel posto di lavoro di cui il sindaco ha deciso di privarle, dimostrando verso i lavoratori un’arroganza tale da pareggiare in dimensioni solo il servilismo dimostrato dall’amministrazione verso i privati a cui è stato deciso di affidare i servizi pubblici della città. Nonostante il tavolo aperto con la Regione, che si era resa disponibile ad una riapertura della vertenza della Multiservizi, nonostante il rinnovato interessamento alla vertenza da parte del comune di Alatri e della Provincia di Frosinone e nonostante le richieste dei sindacati, che rendevano logica una proroga dei servizi da parte del sindaco, mentre era in corso una riunione fra le parti sociali e rappresentanti del comune è arrivata la missiva del sindaco che annunciava che nessuna proroga verrà data, e che quindi dal 26 i servizi comunali saranno affidati alle cooperative: una tegola caduta sulla testa dei lavoratori proprio quando si stava aprendo uno spiraglio di luce. Secondo il sindaco adesso i lavoratori dovrebbero accettare un incarico dalle cooperative della durata di 5 giorni, fino al 30 aprile. E dopo? Nessuna garanzia esiste per i lavoratori dopo il 30 aprile. E chi non accetta di firmare questa cambiale in bianco, che fine farà? Ormai il metodo Marchionne, cioè quello di mettere i lavoratori a scegliere tra un “si” e ad un “no” senza poter avere voce in capitolo suo proprio futuro, pare che si estenda così anche nell’ambito della pubblica amministrazione, coerentemente con le scelte economiche che i partiti di centrodestra e di centrosinistra stanno effettuando in parlamento con il governo delle larghe intese e delle banche, salvo poi far finta di entrare in contrasto a livello locale, dando origine ad un odioso gioco delle parti che ai lavoratori porta solo umiliazioni e perdite di diritti. Ma i cittadini lo sanno che da quando i lavoratori della multi servizi sono stati messi a 18 ore settimanali il comune ha dovuto correre ai ripari chiamando (e pagando) lavoratori esterni per poter completare i servizi offerti alla cittadinanza? Evidentemente i soldi ci sono solo per le banche e per i privati, ma non per lavoratori che per 17 anni hanno svolto il proprio compito con disponibilità e professionalità. Ma tanto cosa importa al sindaco questa cosa? Come evidentemente, vista la mancanza di iniziative che segna una perfetta continuità con chi l'ha preceduto, non gli importa granchè dell'acqua pubblica, della lotta all'inquinamento e al traffico, di una seria stabilizzazione idrogeologica della città, di un trasporto pubblico degno di tal nome, di un piano regolatore e altro ancora. L’importante per lui è inaugurare salotti.

Vidi Aquam 10 agosto 1944

Rosa Selvaggia 

Il 10 Agosto 1944 in Piazza Loreto i militi fascisti della legione Muti, su ordine del comando milanese delle SS, procedettero con l'esecuzione sommaria di 15 partigiani già da qualche tempo detenuti nelle loro carceri per rappresaglia ad un attentato dinamitardo, rimasto ad opera di ignoti ma al quale il comando milanese del GAP si dichiarò semper estraneo, che qualche giorno prima aveva causato diverse vittime - perlopiù passanti - nel vicino Viale Abruzzi.


Le fucilazioni avvennero poco dopo le 6 del mattino, ma fino alle 20 circa i militi lasciarono i corpi a giacere nel caldo torrido di agosto, mettendo di guardia dei soldati che impedirono alla folla radunatasi nel frattempo di avvicinarsi.



Si racconta anzi che le guardie maltrattarono i congiunti dei fucilati, ingiuriando i caduti e spintonando i parenti che fino a sera non poterono rimuovere i corpi dal selciato.



L'ufficiale delle SS primo responsabile dell'eccidio riuscì a sfuggire alla giustizia e anzi a rifarsi una carriera nel dopoguerra, ma venne finalmente processato e condannato all' ergastolo in contumacia nel 1999, cinque anni prima della sua morte avvenuta per causa naturali da uomo libero, poichè la Germania ne rifiutò l'estradizione.



I "Martiri di Piazzale Loreto" ancora oggi vengono ricordati nell'anniversario del loro sacrificio in nome della Resistenza e della Libertà.


25 aprile La resistenza non è finita!


 il volantino del Pdac per il 25 aprile
 
In occasione della ricorrenza del 25 aprile Alternativa Comunista non si unisce al finto coro dei “memorialisti” ma rivendica l’attualità e la necessità della Resistenza antifascista, dunque anticapitalista. Il padronato della repubblica “antifascista” ha cercato per oltre mezzo secolo di fare del 25 aprile una pacifica giornata della memoria, depotenziandone il contenuto conflittuale e trasformandola in un mero rituale compatibile con l’ordine di cose esistente. Noi invece vogliamo fare di questa data una giornata di lotta: ricordare la Resistenza oggi, significa per noi riprenderla dal punto in cui è stata interrotta, dal momento in cui il Pci di Togliatti, conformandosi all’indirizzo staliniano, ha spezzato la resistenza delle masse lavoratrici e ha pacificato la situazione mediante la concessione di quel pezzo di carta chiamato Costituzione. La Resistenza fu un processo rivoluzionario tradito e rimasto incompiuto a causa della direzione stalinista che ne favorì l’esaurimento e si applicò con successo alla restaurazione dell’ordine capitalistico, quello stesso ordine che fino a qualche mese prima aveva sostenuto il regime fascista e ne aveva tratto immensi profitti a danno della classe lavoratrice.
Per questo riteniamo impossibile slegare la lotta antifascista dalla lotta anticapitalista. Chi lo fa è un ipocrita e un opportunista. Il fascismo è stato un fenomeno funzionale agli interessi del grande capitale, ha rappresentato per un ventennio un ariete che i padroni hanno utilizzato per sfondare gli avamposti della classe operaia, uno strumento di distruzione dei partiti e dei sindacati del movimento dei lavoratori.
 
Oggi, nel pieno di una devastante crisi del sistema capitalista, davanti ad un’ascesa del conflitto operaio contro le misure di austerità e gli attacchi alle masse popolari, ritorna puntualmente il pericolo fascista, il pericolo di una reazione della classe padronale alle lotte operaie: lo vediamo in Grecia, dove Alba dorata rappresenta ormai un braccio operativo del governo contro le organizzazioni del movimento operaio, ma anche in molti altri Paesi, a partire da Ungheria, Olanda e perfino nei “pacifici” paesi scandinavi. Oggi più che mai è necessario opporsi a questa svolta reazionaria delle classi padronali. Ma per farlo bisogna praticare un antifascismo militante e di classe, che si colleghi alla più generale mobilitazione anticapitalista. L’antifascismo “costituzionale” e “legalitario” predicato dalla signora Boldrini e affini è un modo per sottacere il vero problema. Che si chiama capitalismo. Fin quando rimarrà un sistema fondato sullo sfruttamento e l’esclusione sociale per la stragrande maggioranza della popolazione, rimarrà sempre il pericolo fascista, il pericolo di una reazione del sistema contro le lotte di coloro che vogliono giustamente abbatterlo.
Il fascismo non è mai morto, è pronto a rispuntare qualora ve ne sia la necessità per il grande capitale e per la salvaguardia dei suoi profitti. Per questo la resistenza antifascista non può non essere una resistenza anticapitalista. Per cancellare definitivamente il fascismo e per trasformarlo in un pezzo da museo è necessario estirparlo alla radice. Ciò significa che la mobilitazione antifascista può realmente vincere solo con la rivoluzione socialista, solo spazzando via il sistema capitalista e i suoi cani da guardia. E’ questo l’appello che Alternativa Comunista rivolge a tutte le organizzazioni sinceramente antifasciste, a tutti quei militanti impegnati sul fronte della lotta antifascista: uniamoci per spedire nelle fogne i rigurgiti fascisti, ma allo stesso tempo, mobilitiamoci per distruggere il sistema che tali rigurgiti produce.
 
Antifascismo è anticapitalismo!

No alle barbarie



L’Ass. 20 Ottobre aderisce alla manifestazione che si terrà  a Frosinone  il giorno 25 Aprile 2013 alle ore 10:00 presso la Piazza DEI TRE MARTIRI TOSCANI, per ricordare l’eccidio, da parte dei nazifascisti, di tre giovani.
Storia drammatica, di dodici  giovani mandati a lavorare sul fronte di Cassino che decisero di scappare il giorno 24 dicembre 1943 da Aquino ma furono poi catturati a Frosinone e processati a Ceprano il 30 dicembre 1943. Furono tutti condannati a morte , ma grazie ad un atto di clemenza il tribunale decide di condannare  soltanto tre persone che  vennero estratti a sorte. I 12 nomi vengono messi in un cappello e vengono estratti a sorte tre nomi: Giorgio Grassi, Pierluigi Bianchi e Luciano Lavacchini. I tre giovani vennero fucilati successivamente  il 6 gennaio 1944 a Frosinone alle ore 11:30.
Di questi episodi atroci l’Italia è piena di testimonianze! Facciamo in modo che tutto questo non avvenga mai più, però bisogna essere vigili perché l’idea di una società autoritaria stà tornando in modo prepotente. Tutto ciò è aggravato dalla gravissima crisi politica che ha portato alla rielezione di Napolitano. Qusto somiglia molto alla repubblica di Vaimar che nel 1932 elesse presidente  Hinerbvg e che l’anno dopo consegnò il governo della Germania a Hitler.
Quindi invitiamo tutti i giovani a partecipare perché è in gioco il loro futuro.
È importantissimo che l’associazione nazionale dei partigiani  di Frosinone abbia dato la propria adesione a questa manifestazione .
Tutti insieme costruiamo l’antifascismo militante.

Per l’ASS 20 Ottobre
Maurizio Federico

martedì 23 aprile 2013

Giuramento del Presidente

Luciano Granieri

Ma ci fanno o ci sono?  Possibile che il grande sollievo provato da Berlusconi per aver ottenuto il salvacondotto giudiziario dalle larghe intese, e il rinviato baratro per il Pd di Bersani ottenuto grazie  la rielezione di Napolitano,   abbia così rincoglionito il pubblico delle grandi intese? Applaudivano uno che gli ricordava il loro stato di merde. Era come se si dessero delle "MERDE" da soli. Ma ci rendiamo conto a che livello è arrivata la mancanza di dignità di questi figuri? 

Napolitano, Berlusconi e il brivido delle larghe intese

Rossana Rossanda: fonte http://sbilanciamoci.info/


Il neopresidente Napolitano impone le larghe intese con Berlusconi e bacchetta tutti tranne lui nel suo discorso d’insediamento. Che suscita l’entusiasmo generale, Sel e grillini esclusi. Ora anche il governo si farà sotto il dettato di Napolitano

Le larghe intese non sono un orrore, ha asserito ieri Giorgio Napolitano nella sua intemerata alle Camere. E invece possono essere un orrore, insegna la storia del Novecento. Facta e Hindenburg avrebbero dovuto rifiutare, come potevano fare, l’intesa con Mussolini e Hitler. Non mi si risponda che Berlusconi non è né Mussolini né Hitler, l’argomento con il quale è asceso al potere è lo stesso con il quale arrivarono al potere i due: è il popolo che li ha espressi. Senonché non sono stati loro a iniettare nel popolo l’antisemitismo, la repressione, la guerra, non se li erano inventati, stanno nelle viscere di ogni società in crisi e una Costituzione democratica è fatta per frenarli. Ma Giorgio Napolitano ha da tempo deciso di dare priorità all’unità nazionale rispetto ai principi basilari della convivenza democratica. Questa è la rotta che egli traccia, e da essa è perfettamente legittimato a entrare nel governo Silvio Berlusconi, imputato di corruzione e concussione, non condannato esclusivamente per scadenza dei termini, operazione sublime della sua squadra di avvocati. Non per caso ieri era felice, e ha dichiarato che quello del nostro presidente è il più bel discorso degli ultimi venti anni, quelli nei quali lui ha infestato il paese. Raggiante, distribuiva i suoi elogi e le sue critiche come se avesse diritto di lodare o rimbrottare qualcuno, e Napolitano non ha trovato un brandello di ammonimento per lui; fra le varie bacchettate distribuite a destra e a sinistra non ce n’è stata una per il Cavaliere, a differenza di Stefano Rodotà al quale è stata rimproverato di non aver capito la regola d’oro che guida il Colle.
Neanche a noi piace sempre il linguaggio di Grillo, ma sappiamo distinguere fra parole e fatti, e a Berlusconi non sono imputabili solo le parole, che anche ieri non sono mancate, ma corposi fatti, registrati nei tribunali della Repubblica.
Quel che più fa impressione è l’entusiasmo di quasi tutte le parti politiche – praticamente tutte salvo i grillini e Sel – per la predica presidenziale, pur sapendo a che cosa essa condurrà nei prossimi giorni. La sfilata degli ossequi è stata aperta da Eugenio Scalfari, che si è peritato di dare una lezione di costituzionalismo a Rodotà; non solo, ma di imputargli – delitto imperdonabile – di non aver telefonato a lui Scalfari prima di prendere la decisione che preso.

25 Aprile in Ciociaria

ANPI  Frosinone


L’ANPI di Frosinone partecipa alla manifestazione in ricordo dei tre martiri toscani indetta da alcune associazioni democratiche della nostra Provincia.
Rivolgiamo un plauso alle iniziative orientate alla salvaguardia ed al consolidamento della memoria storica, non solo per un ovvio dovere di rispetto alle vittime di quella storia orribile che gli Italiani dovettero subire insieme ad altre centinaia di popoli e nazioni europei e di tutto il mondo, ma per l’attualità che gli insegnamenti da essa tratti rivestono oggi come e forse ancor più di ieri.
Non servirebbe commemorare coloro che lasciarono le loro giovani vite sulla strada lunga e dolorosa della costruzione della nostra democrazia e della nostra libertà, se ci sfuggisse il loro monito sempre vivo: che esse, la democrazia e la libertà, non sono patrimoni acquisiti una volta per sempre, ma comportano invece la straordinaria ed entusiasmante responsabilità di chi le riceve di coltivarle come piante preziose e fruttifere, di custodirle come beni supremi ed inalienabili, perché madri di tutte le condizioni di civiltà e di bene ma sempre in pericolo di essere conculcate, umiliate, negate.
Esse non vivrebbero se fossero dimenticate, se si accettasse di limitarle in cambio della comodità di non scegliere, di non esercitare a pieno quei diritti che presuppongono altrettanti e non meno impegnativi doveri, nell’illusione che qualcun altro possa risolvere dall’alto i problemi che una società evoluta e complessa ci pone di fronte.
La straordinaria lotta di popolo che consentì all’Italia di recuperare la propria dignità ingiuriata dal comportamento vile e criminale del regime fascista, quella lotta che chiamiamo Resistenza, è passata anche per il cuore di vittime involontarie come i ragazzi toscani del “Curvone”, e chi oggi ne ricorda il sacrificio fa un servizio alla civiltà del popolo italiano.
Nessuna timidezza nel rivendicare quel sacrificio come una delle pietre su cui è stata edificata la nostra libertà; allo stesso tempo, nessuna propaganda è consentita, ma è auspicabile e necessario che si moltiplichino gli sforzi per recuperare il tempo perduto e tornare a studiare quel periodo, a consolidare e diffondere la coscienza storica di ciò che avvenne affinché non abbia ad accadere nuovamente.

Viva la Liberazione, Viva la Repubblica Italiana!
Ora e sempre Resistenza.

ANPI – Comitato provinciale di Frosinone

Vi informiamo inoltre di altre iniziative programmate per questo 25 Aprile:

25/04 - Ore 10.00 - San Giovanni Incarico, Piazza del Municipio: Premiazione dei lavori eseguiti dai ragazzi della Scuola Media sul tema della Resistenza. - Interverrà il presidente provinciale dell'ANPI, Giovanni Morsillo.

25/04 - Ore 17.30 - Ceprano, Piazza Martiri di Via Fani: Festa della Liberazione, con corteo fino al cimitero e deposizione di una corona di fiori alle tombe delle vittime della guerra. Interverrà Il presidente provinciale dell'ANPI e la Partigiana Teresa Vergalli, staffetta della zona di Reggio Emilia.

26/04 - Ore 18.00 - Frosinone, Largo Turriziani:  Festa della Liberazione organizzata dai giovani della Rete degli Studenti e delle organizzazioni giovanili dei partiti antifascisti. Interverrà il presidente provinciale dell'ANPI.

La particolare importanza di queste manifestazioni è data dalla forte caratterizzazione giovanile di esse, tema centrale della riflessione sul portato resistenziale e sulla sua attualità. Pertanto crediamo che partecipare sia una occasione per contribuire all'attuazione del pensiero dei Partigiani, teso a trasferire alle giovani generazioni la coscienza che l'impegno democratico ed antifascista è quanto di più prezioso si possa realizzare per la difesa dei diritti e dei valori fondanti la nostra civiltà.
Vi invitiamo fraternamente ad essere presenti.

Buon 25 Aprile a tutti e tutte, Ora e Sempre Resistenza.

ANPI - Comitato provinciale di Frosinone


lunedì 22 aprile 2013

Teatro Forum

Ultimo Teatro


Ciao a tutti
vi stiamo scrivendo perché da qualche mese aderiamo al progetto "Vedo Sento Parlo" Finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento della Gioventù, che conta come parteners l'Associazione Acunamatata, Il Museo della 'Ndrangheta l'Associazione Ziggurat.
Molte sono le realtà in tutta la penisola che in questi mesi hanno aderito, adesso però è il momento di agire, portando in giro questo lavoro che parla attraverso le “vittime” della mafia e del razzismo.
Tra il 18 ed il 26 maggio saranno nel Centro/Nord-Italia con un gruppo di 10 ragazzi/e (sia italiani che stranieri) e due operatori. Stanno cercando realtà in grado di ospitarli sia per una dimostrazione pratica del loro lavoro sia per parlare (attraverso una conferenza) del percorso fatto sino ad oggi e del progetto. I fautori del progetto tutt'ora gestiscono il bene confiscato alla famiglia Greco.
Gli operatori, in particolare Sergio Lo Verde (attore, regista e operatore sociale/civile) da 40 anni lavora attraverso il teatro nei quartieri a rischio di Palermo, dando una nuova possibilità a tutte quelle persone soggette al rischio mafia e al disagio. Per info e contatti, chiamate direttamente lui 347 62 94 916.
per info generali vedi link

Un abbraccio da UltimoTeatro

ps.: se può interessarvi qua le prossime repliche di UltimoTeatro