Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 28 agosto 2014

Espianto della sanità pubblica in provincia di Frosinone

Luciano Granieri

Un operazione chirurgica è in corso per rimuovere  un cancro. Quel grosso bubbone che è il sistema sanitario della Provincia di Frosinone. Il medico incaricato di estirpare il male è il presidente della Regione Zingaretti coadiuvato da   un’ efficientissima  ferrista  il direttore generale della Asl D.ssa  Isabella Matrobuono, affiancata da un badante nella figura del manager Dott. Cirillo. A questa conclusione era arrivato il Coordinamento provinciale per la sanità, registrando la scellerata politica di tagli e privazioni che Nicola Zingaretti, in qualità di commissario straordinario della sanità laziale, sta infliggendo ai cittadini della Provincia di Frosinone. 

Ma questa stessa conclusione trova fondamento e conferma nell’atto aziendale che dopo una travagliata metamorfosi è stato redatto il 4 agosto e ufficializzato il 14 . Il documento, e la storia della sua genesi, sono stati  illustrati dal Dott. Giovanni Magnante e dal Dott. Roberto Sarra del coordinamento provinciale per la sanità, il 25 agosto scorso presso il palazzo della Provincia,  alle associazioni, ai cittadini, al commissario straordinario della Provincia Patrizi, a 21 sindaci che hanno raccolto l'invito del coordinamento, a consiglieri e assessori comunali, alle organizzazioni sindacali. 

Per arrivare alla stesura definitiva si è transitati attraverso tre bozze. Un percorso perverso in cui è iniziata un’inarrestabile trasfusione di posti letto,  di servizi diagnostici, da Frosinone a Roma, dal pubblico al privato. Nella prima scrittura dell’atto datata dicembre 2013, la necessità di preservare il servizio sanitario della Provincia era recepita e, diciamo pure, soddisfatta. Il taglio di 748 posti letto si imponeva, ma esclusivamente nella zona di Roma  e con una ripartizione che prevedeva solo l’8% di alienazioni nel comparto pubblico, il rimanente 82% avrebbe interessato le strutture private convenzionate. 

In relazione alla Asl di Frosinone, invece, si provvedeva ad attivare, nei presidi ospedalieri chiusi dalla precedente gestione Polverini,  le case della salute. Era indicato  l’insediamento  di un ospedale DEA di II livello nella zona sud della Regione.  Questo atto era più che una bozza infatti veniva pubblicato sul sito della Regione, firmato da Zingaretti. Ma secondo le valutazioni delle istituzioni  regionali sembra  sia più importante la firma del sub commissario che non la firma del commissario stesso. Sfortunatamente mancava proprio il sigillo del vice di Zingaretti, per cui tutto da rifare. 

Perchè tutto da rifare?  Sarebbe bastato apporre la firma mancante e confermare l’impianto del  documento.  Evidentemente,  passata le festa di capodanno, qualche comitato di grandi elettori   e diverse lobby  private hanno  reclamato i propri  diritti. Di conseguenza a Marzo 2014 vedeva la luce una bozza che anzichè integrare, sostituiva completamente il documento del 2013. In questa fase i posti letto da tagliare arrivavano a 1.200, non più compresi esclusivamente nell’area di Roma, ma, si legge nel testo, “principalmente nell’area di Roma”, coinvolgendo dunque anche le altre Asl della Regione. Scompariva completamente il riferimento alla salvaguardia dell’Asl della provincia di Frosinone.  Si pianificava inoltre l’istituzione della case della salute non negli ospedali già chiusi, ma in strutture ancora da chiudere la cui identificazione si sarebbe completata entro 60 gg. dalla presentazione dell’atto aziendale. La qual cosa illustra la reale finalità dell'atto per cui il programma di tagli è ben al di là dal compiersi e gli esiti nefasti sono tutt’ora imprevedibili. 

Nel nuovo documento veniva confermato il DEA di II livello nella zona sud del Lazio, ma in questa versione  era indicata la città destinataria, cioè  Latina. Una sconfessione clamorosa delle promesse della direttrice Mastrobuono, la quale a Luglio, esplicitava l’impegno a chiedere il DEA di II livello per Frosinone, quando questo già da marzo era stato assegnato al Capoluogo pontino. Con un colpo di mano la ripartizione dei tagli fra privato e pubblico subiva una potente e devastante modifica a favore del privato. L’originario rapporto (8% di tagli nel privato, 92% nel pubblico) si rovesciava, 52% per il pubblico  e 48% nel privato. 

La bozza così formulata passava all’approvazione del ministero della salute e a quello delle finanze , passaggio obbligatorio per i piani aziendali sanitari delle regioni commissariate.  I ministri, bontà loro, giudicavano eccessivo il taglio di 1.200 limitandolo a 612 posti letto, per una disponibilità totale di 11.068 posti letto per tutta la Regione. Rimanevano inalterati i capitoli relativi alle case della salute, al DEA di II Livello confermato a Latina e la divisione dei tagli fra pubblico e privato. 

Vedeva quindi la luce un terzo atto aziendale, che è quello definitivo in cui degli 11.068 posti letto totali, 922 venivano assegnati all’Asl di Frosinone, per un rapporto posto letto/abitante di 1,8 x 1.000, ampiamente al di sotto rispetto a quanto stabilito dalla legge che prevede un rapporto minimo di 3,7 x 1.000, Roma sfoggia un rassicurante   4,1 x 1.000. E meno male che si voleva salvaguardare la Asl di Frosinone. 

Un altro frutto avvelenato presente nell’atto, ormai definitivo, è il taglio da 12 a 8 laboratori di analisi centrali (Hub o Core il nome poco cambia la sostanza) nell’ambito delle Asl. Se si considera che le Asl in Regione sono 12, risulta evidente che 4 resteranno sprovviste di questi presidi. Indovinate quale Asl quasi sicuramente rientrerà nelle  4? Inoltre è predisposta la chiusura di 34 laboratori di analisi (18 negli ospedali  e 16 nel territorio) la restante offerta verrà concordata con istituti privati, tenendo attivo il sistema del laboratorio centrale (Hub) integrato con laboratori afferenti (Spoke). Il che significa, fra l’altro, che un piccolo laboratorio d’analisi deve affiliarsi ad una struttura più grande se vuole sopravvivere. Ecco servito il regalo più prezioso per le grandi lobby private attive nel settore. 

Tutti i sospetti e le nefaste previsioni si sono concretizzate in questo atto aziendale che sancisce la definitiva morte della sanità pubblica  provinciale.  La redazione definitiva  così formulata  è datata 14 agosto.  Verrà presentata in regione entro il mese di ottobre. E’ tutto già deciso?  Probabilmente si, ma alle associazioni, ai cittadini e ai sindaci della Provincia interessati  (perchè pare che a qualcuno non interessi) ,  non resta che vedere cara la pelle in un estremo tentativo di scongiurare la cancellazione della dignità umana per i cittadini della nostra provincia. 

A questo proposito nell’assemblea del 25 agosto il coordinamento provinciale della sanità ha proposto la seguente road map: Sensibilizzazione, erudizione e coinvolgimento dei sindaci, il cui organo istituzionale  dedicato alle questioni  della sanità (la conferenza dei sindaci sulla sanità che vede alla presidenza il sindaco del capoluogo, in questo caso Ottaviani), insieme con il coordinamento stesso è stato convocato per il 12 settembre ad avanzare eventuali osservazioni. E’ una convocazione di facciata considerato ,come detto prima, che tutto è già stato deciso.  In quella sede comunque sindaci e associazioni presenteranno un documento alternativo all’atto aziendale. Un testo da concordare le cui linee principali sono:

1)      Acquisizione del bilancio ASL da esaminare accuratamente per trovare risorse da spendere nella nostra ASL, prima della “migrazione”.
2)      Attuazione delle norme legislative che prevedono 3,7 x 1.000 come riparto proporzionale  dei posti letto su scala provinciale. L’ottenimento cioè di 1890 posti letto in luogo dei 922 previsti. A tale scopo è ipotizzabile un ricorso al TAR.
3)      Consolidamento e potenziamento dei 4 ospedali esistenti: Alatri, Cassino, Frosinone, Sora, riattivazione del presidio di Anagni, DEA di II livello a Frosinone e I livello ad Alatri, Cassino e Sora.
4)      Piattaforma di atterraggio per l’eliambulanza presso l’ospedale Spaziani di Frosinone.
5)      Concorsi dei primari effettivi.
6)      4 poli specialistici: Alatri per la litiasi renale, Cassino: geriatria e gastroenterologia , Sora:oncologia Frosinone: urgenze, emodinamica.
7)      Deroghe per le assunzioni dei medici su base provinciale ed eliminazione degli sprechi
8)      Dimissioni del Direttore Generale inefficace a risolvere i nostri problemi ma efficace a tutelare  il rientro di risorse a Roma a Tor Vergata in particolare.
Istituzione del registro tumori

In parallelo a questa attività toccherà ai cittadini più responsabili e consapevoli sensibilizzare il resto della popolazione e coinvolgerla in una forte e decisa protesta da svilupparsi in tutto il territorio provinciale. A cominciare da una manifestazione che dovrà svolgersi in occasione dell’incontro fra la conferenza dei sindaci sulla sanità e i dirigenti Asl il prossimo 12 settembre, così come proposto dal sindaco di Alatri Morini. Da qui ad ottobre un po’ di tempo c’è ma occorre l’impegno di tutti per riuscire nell’impresa quasi impossibile di scongiurare la morte della sanità  pubblica in provincia di Frosinone. NO PASARAN





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