Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 31 dicembre 2015

Bon anno Popolo

Luciano Granieri






Che anno sarà il 2016? Si spera  e ci  si augura che per la sfera personale di ognuno di noi sia meglio del 2015 ca va sansa dire. Molti dipenderà dalle capacità e dalla forza del singolo affinchè ciò accada .  Che anno sarà invece il 2016 per la collettività? Le prospettive sono tutt’altro che rosee.  

La nostra città, al fondo della classifica nazionale per la qualità della vita, e prima assoluta per l’inquinamento atmosferico, è sotto il giogo di un sindaco despota e orientato esclusivamente ad accontentare il blocco sociale che lo ha eletto e ad ottenere ulteriori consensi per la scalata al Parlamento. Il despotismo del nostro primo cittadino è assicurato, oltre che da un’abilità straordinaria nel  tenere buona la sua spesso litigiosa maggioranza, grazie all’idea degli assessorati a rotazione, anche dall’inconsistenza di un’opposizione resa silente dagli incubi del passato .  

Fantasmi,  portatori d'interdizione dai pubblici uffici, relativi alla precedente  gestione economica della  città, che potrebbero materializzarsi se il sindaco decidesse di autorizzare la Corte dei Conti ad indagare sulle gestioni allegre delle  precedenti consiliature .  Il risultato oggi è che neanche in presenza delle polveri sottili  che attaccano i polmoni dei cittadini, si riescono a prendere provvedimenti minimi, solo perchè  sospettati di essere lesivi per la popolarità del sindaco. A parte la farsa del blocco totale della circolazione riguardante solo  i trattori Landini a  carbone le  Trabant, non si sono presi neanche in considerazione piccole accortezze, come il divieto di sparare i botti a capodanno. 

Per il resto, la dichiarazione nella delibera di bilancio, nella quale si dichiara di non avere i fondi neanche per provvedere a interventi di ripristino di eventuali danni che dovessero, interessare gli edifici  gestiti dal Comune,  l’eliminazione degli aiuti sociali, l’aumento del costo dei servizi, a fronte di un loro peggioramento, non hanno impedito all’amministrazione di spendere a spandere, per  feste, festini , stadio di calcio.  Cifre che, proprio come dichiarato recentemente dai dirigenti del Frosinone si sarebbero tranquillamente potute risparmiare.  

Ma l’opposizione popolare è riuscita in qualche modo a limitare i danni. Gli ex lavoratori della Multiservizi, stanno vincendo parzialmente la loro battaglia in  difesa del posto di lavoro, i movimenti per il complesso archeologico delle Terme Romane, sono  riuscite a fermare la furia costruttrice del podestà di Zeppieropoli , preservando un  terreno, sotto il quale quasi certamente  esistono importanti  reperti,  da una pesante e certa  cementificazione. 

A livello territoriale, siamo sotto il bastone renziano.  Il totale asservimento dell’ex sindaco di Firenze alle multinazionali, si sta realizzando con la svendita del servizio idrico regionale ad Acea. Sappiamo tutti quanti danni il gestore abbia procurato alla Provincia di Frosinone , avendo al suo fianco sindaci e amministratori provinciali. Anche qui resta un esile ma importante baluardo, costituito dalla legge 5 del 4 aprile 2014, sulla gestione del servizio idrico integrato. Una norma,  proposta dai movimenti per l’acqua, i cui decreti attuativi ancora non sono stati approvati, che rispetta quanto decretato  nel 2011  dai cittadini, attraverso il referendum sulla gestione partecipata del servizio idrico. Anche in questo caso una piccola parte del fortino, resiste, ma non si sa per quanto,  grazie alle battaglie dei movimenti. Le stesse battaglie che stanno provando a contrastare la distruzione della sanità pubblica ciociara, funzionale a favorire le  grandi concentrazioni sanitarie private pronte a  lucrare sulla salute dei cittadini, purtroppo in questo caso gli esiti del conflitto sembrano disgraziatamente segnati. 

E passiamo alla  Nazione tutta intera. Il Segretario  Presidente, ha già provveduto a fare strame dei diritti del lavoro,  del diritto all’istruzione, della tutela ambientale. Il  decreto sblocca Italia  autorizza le trivellazioni  e liberalizza la diffusione degli inceneritori, norma decisamente in contrasto con il proliferare di aria malsana che attanaglia città grandi e piccole. Del resto, per capire la motivazione dello sdoganamento dei bruciatori di monnezza, basta vedere come dietro a questo business vi siano multi utility quotate in borsa, come Hera  o A2A.  Compagnie che si stanno spartendo con Acea anche la gestione del servizio idrico in tutta Italia. 

Nella conferenza stampa di fine anno il Presidente Segretario ha affermato che la sua permanenza al potere è legata alla vittoria del referendum confermativo , sulle riforme costituzionali. Quel pacchetto lesivo delle prerogative democratiche dei cittadini  per cui il Senato, depotenziato nelle sue funzioni esecutive,   non è più elettivo e gli organi di controllo istituzionali saranno investiti direttamente dal Presidente del Consiglio.  E’ dannatamente pericoloso questa trasformazione  del quesito, dalla valutazione nel  merito,  per altro già bocciato dai cittadini nella consultazione referendaria  del 2006, all’investitura popolare  del Presidente del Consiglio. La trasformazione di un quesito referendario in materia costituzionale, in  battaglia plebiscitaria, da l’idea di quanto poco sia considerata la Costituzione  nel cerchio magico renziano e in tutto il governo. 

In questo contesto alla, mancanza di incisività dell’opposizione incarnata quasi esclusivamente dal M5S, che spesso però va incontro a tremende cantonate, come la mozione di sfiducia al ministro Boschi, non fa riscontro un movimento popolare o di corpi intermedi incisivo nell’opporsi a tali derive autoritarie. Il  popolo è silente vittima di una pesante narcolessia alimentata anche e soprattutto dai media di regime. Ecco  ciò che ci si può augurare per il 2016 e che il popolo si svegli finalmente. Si sveglierà?  Mentre aspettiamo auguriamoci per tutti noi , un buon 2016. Bon anno Popolo.

anzichè

mercoledì 30 dicembre 2015

Voi siete leggenda: un finanziamento occulto ai neofascisti?

Collettivo Politico Comunista Sezione della Rete Nazionale: Noi Saremo Tutto




Mentre scriviamo questo articolo (ieri ndr) è in corso la partita Voi siete leggenda nella quale, allo stadio Olimpico, si stanno sfidando calciatori della Roma presente e passata: da Francesco Totti a Bruno Conti, da Daniele De Rossi a Roberto Pruzzo, da Alessandro Florenzi a Damiano Tommasi, da Marco Del Vecchio a Sebino Nela a Giuseppe Giannini. Presentata come «festa della Roma e dei colori giallorossi», la sfida è stata organizzata dall’ex calciatore giallorosso Vincent Candela e dall’associazione di promozione sportiva che presiede, la Trentadue Onlus. Secondo le dichiarazioni ufficiali il suo incasso sarà devoluto «a finanziare progetti per l’accesso allo sport dei ragazzi» (leggi) o, meglio, «ai bambini che vivono in famiglie che sono in difficoltà economiche e sociali, per aiutarli ad una crescita sana attraverso lo sport» (leggi). Per questo, tra i partner della serata, si contano  la nuova Fondazione Bambino Gesù, Actionaid e la Fondazione Bioparco di Roma. Insomma, sembrerebbe un’iniziativa positiva, che unisce passione calcistica – sia sufficiente pensare che l’accesso allo stadio è stato consentito anche ai tifosi daspati  –, prezzi finalmente popolari e benefcienza. A leggere con attenzione le dichiarazioni di alcuni ex calciatori giallorossi, però, lo scenario appare molto più inquietante: a sorpresa, infatti, emergono strani legami tra l’iniziativa benefica, un finanziamento alla Comunità Solidaristica Popoli e, non ultima, Casapound. 
A rendere palese questo legame è stato Paolo Alberto Faccini, calciatore della Roma dello scudetto del 1982-83, che durante un’iniziativa al Circolo Futurista di Casalbertone, una delle sedi romane di Casapound  – nel corso della quale un altro ex campione della Roma, Roberto Pruzzo, ha venduto un centinaio di bottiglie di vino da lui prodotte e autografate – ha affermato:
Ci tenevo a dire che io sono il promotore di queste due iniziative, la prima con Pruzzo, ovvero quella della presentazione del vino. Abbiamo scelto di farlo in questa zona popolare romanista perché abbiamo incontrato molte persone legate alla maglia. La seconda iniziativa è quella di Candela, che come me è rimasto a vivere a Roma perché questa città ti dà molto e quindi abbiamo voluto organizzare questo evento benefico. Ci tengo a dire che gli ex giocatori sono sempre entusiasti di supportare queste iniziative benefiche, ma per quanto riguardo i calciatori di oggi purtroppo è diverso, è un problema anche a causa dei molti stranieri che ci sono, si lascia poco spazio agli italiani. Mi spiace vederli che baciano la maglia dopo un gol, quello è un gesto importante. [...] Tornando all’evento del 29, il 25% degli introiti andranno all’Iniziativa Popoli da me supportata che si occupa seriamente del sociale. (leggi)
Per i meno informati è utile, a questo punto, fare un riassunto su cosa sia la Comunità Solidarista Popoli, quali attività si celino dietro la sua attività “sociale” in Birmania a favore dell’indipendenza del popolo karen e quali siano i suoi rapporti (strettissimi) con Casapound. Infatti parliamo di un rapporto, quello tra Casapound-Popoli-karen, che non è stato estemporaneo o episodico: sia sufficiente pensare che alle missioni in Birmania organizzate da Popoli hanno partecipato, negli anni, i principali leader di Cpi, come Alberto “Zippo” Palladino e Gianluca Iannone. Si tratta, quindi, di uno di quegli ambigui interventi dei fascisti del terzo millennio che, dietro presunti intenti sociali, nascondono interessi politici ed economici ben diversi.
Come si legge in un’inchiesta pubblicata nel 2012 dall’Espresso,
Ma c’è un’altra questione che in questi giorni coinvolge Casapound e in particolare il suo presunto braccio umanitario, cioè appunto la onlus La salamandra. Fra le varie attività dell’associazione, è emersa quella a favore della popolazione Karen in Birmania, una minoranza etnica dal 1948 in lotta armata per l’indipendenza. Una battaglia, quella del Knla (Karen Nation Liberation Army) che da tempo vede “aiuti” stranieri, spesso non disinteressati visto che la zona è al centro della produzione di anfetamine e del traffico di eroina.  Negli ultimi anni l’estrema destra ha fatto della lotta dei Karen una bandiera e anche Casapound ha sposato la causa con raccolte fondi, tutte in collaborazione con la onlus Popoli, fondata dal veronese Franco Nerozzi. In pochi anni questa “comunità solidarista”, come si definisce, ha fondato un ospedale da campo in un villaggio Karen e distribuisce  medicinali alla popolazione. Attività assolutamente meritoria, se la Procura di Verona non avesse scoperto che  non si limitava all’ambito filantropico. Secondo le risultanze processuali la Birmania è stato infatti il luogo di addestramento per un gruppo di volontari reclutati dallo stesso Nerozzi per realizzare un golpe nelle Isole Comore, vicino al Madagascar. […] Nerozzi, arrestato con l’accusa di terrorismo internazionale, si è sempre proclamato vittima di un equivoco ma alla fine ha patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi. Poi, appena terminato di scontare la pena, ha ripreso l’attività in Birmania. Da qualche anno, come detto, anche col supporto di Casapound.  Dal 2008 a oggi – come ‘l’Espresso’ ha ricostruito – sono almeno quattro le missioni svolte da Casapound in Birmania fra i guerriglieri karen. Nerozzi ha sempre respinto l’accusa di aver fornito armi, equipaggiamento e istruzione militare. Anche in questo caso, tuttavia, le foto sono imbarazzanti. E se fanno sorridere le magliette dei Zetazeroalfa (il gruppo musicale di Iannone) indossate da giovani karen, assai meno bonarie appaiono le marce nella giungla insieme ai guerriglieri, fra ak47, lanciarazzi, m16, fucili di precisione e pistole di vario calibro o gli scatti che ritraggono soldati armati reggere la bandiera di Casapound.
Popoli, insomma, non è esattamente una fondazione di secondo piano, come dimostrano le numerose inchieste (e non parliamo solo di quelle giudiziarie, ma soprattutto di quelle dei compagni, perché invece sulla posizione di alcuni grandi quotidiani è meglio stendere un velo pietoso) che l’hanno vista protagonista negli ultimi anni.
Il fondatore di Popoli è appunto il giornalista veronese Franco Nerozzi che, come si legge in un’inchiesta della Nuova Alabarda del 2005, ha un passato come reporter della Rai. Con la fondazione di Popoli nel 2001 (ma secondo altre testimonianze essa risale già al 1994), Nerozzi «individuò come prima popolazione da “aiutare” quella dei Karen, abitanti sulle montagne della Birmania orientale, al confine con la Thailandia, in lotta contro il governo di Rangoon» e fautori dell’indipendenza: l’attività della onlus era (ed è) quella di portare aiuti «“direttamente ai soggetti bisognosi, recandosi nella regione dalla confinante Thailandia”, cioè attraversando illegalmente il confine birmano». Nel 2002, Nerozzi salì
agli onori delle cronache perché il suo nome era tra quelli coinvolti nelle indagini condotte dalle Procure di Verona e di Torre Annunziata su un sospetto traffico di “mercenari” (alcuni anche triestini), finiti in un giro di mercanti d’armi e di armati da mandare in varie parti “calde” del mondo a destabilizzare – o ristabilire l’ordine, a seconda del committente dell’incarico – in zone come le isole Comore, ma anche la Bosnia, il Ruanda, la Birmania. Si ventilò dunque il sospetto che l’attività “umanitaria” e “solidaristica” di Nerozzi fosse servita come copertura per altre attività illecite. L’inchiesta era nata “quasi per caso”, come spiegò il PM veronese Guido Papalia ai giornalisti, in seguito alle indagini su alcune scritte antisemite comparse a Verona. Da intercettazioni telefoniche erano emersi dei contatti tra Nerozzi e l’anziano ex “mercenario” francese Bob Denard, che aveva combattuto in Congo e che era stato ritenuto dagli investigatori interessato a portare a termine un golpe nelle isole Comore perché vi aveva investito capitali ingenti in un progetto turistico, che il governo in carica gli avrebbe impedito di portare avanti. Nerozzi aveva conosciuto Denard nel corso della sua attività di reporter di guerra, il che non provava alcuna sua “collaborazione” con le presunte attività illegali del francese. L’inchiesta si chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura per Nerozzi e per altri indagati.
Nerozzi patteggiò poi, come abbiamo detto, una pena a un anno e dieci mesi. Senza entrare nel merito della scelta del “patteggiamento”, bisogna sottolineare che nell’inchiesta su questo tentativo di golpe alle isole Comore emergono dei legami davvero “strani”. Tra tutti, quello di amicizia di lunga data tra Nerozzi e un altro degli indagati (poi prosciolto), Giulio Spiazzi (leggi), figlio del generale Amos Spiazzi, a sua volta accusato e poi prosciolto per il golpe Borghese. Una storia familiare densa di accuse di promuovere colpi di stato, insomma, quella degli Spiazzi.
Come scopriamo dal blog di Alessandro Cochi, l’ex assessore di Alemanno vicinissimo a Casapound, tra i fondatori di Popoli ci sarebbe anche proprio l’ex calciatore della Roma Paolo Alberto Faccini, che oggi è il responsabile romano della “Comunità” (leggi). Veronese anche lui, amico di lunga data di Nerozzi, Faccini sembrerebbe il vero deus ex machina dell’incontro tra Casapound, Popoli e gli ex giocatori della Roma. Un incontro che vede ad esempio l’ex giallorosso Sebino Nela tra i clienti abituali dell’osteria del leader di Cpi Gianluca Iannone, da solo (vedi) o in compagnia dell’ex collega Roberto Pruzzo (vedi). Lo stesso Pruzzo che, con l’amico Faccini, gestisce una scuola calcio alla Ferratella e che, come dicevamo, appena tre settimane fa ha organizzato un’asta di bottiglie di vino da lui prodotto e autografato proprio al Circolo Futurista di Casalbertone, luogo tra l’altroACCREDITATO per la vendita dei biglietti della partita Voi siete leggenda (leggi): un’iniziativa a cui è stata annunciata la partecipazione del solito Nela e dello stesso Vincent Candela.
I risvolti dell’iniziativa di beneficenza Voi siete leggenda si fanno, quindi, inquietanti: se è vero che, come affermato da Faccini, il 25% degli introiti della serata – a cui, in un clima di festa in cui hanno sfilato persino i figli di Totti, hanno partecipato 15mila persone che hanno pagato biglietti tra gli 8 e i 50 euro – andranno a Popoli, decine di migliaia di euro affluiranno presto nelle casse dell’ambigua associazione vicina a Casapound, con il placet più o meno tacito di alcuni degli ex giocatori giallorossi. Se le cose stanno così – e non ci sembra che, finora, ci siano state dichiarazioni che smentissero le affermazioni di Faccini – ancora una volta a essere strumentalizzati saranno stati i tifosi, la loro passione per la squadra e la disponibilità alla solidarietà. Sacrificati sull’altare del profitto economico, dei finanziamenti privatistici e «familistici», degli interessi personali, degli accordi sottobanco con le autorità per la gestione della tifoseria (e qui i movimenti di Padroni di Casa, il gruppo ultras vicino a Casapound, degli ultimi mesi potrebbero raccontare più di qualcosa…). Tutte attività in cui, tra l’altro, Casapound e le organizzazioni a essa collaterali primeggiano da sempre.

Dignità di essere Romanisti

Luciano Granieri


Il  post (qui sopra)  del collettivo politico Militant Blog,  sugli  inquietanti  retroscena  che hanno accompagnato la partita di beneficenza  “Voi siete la leggenda” organizzata da  Vincent  Candelà ,terzino della Roma del terzo scudetto, che ha visto protagonisti ex giocatori  giallorossi  insieme a calciatori romanisti in piena attività, forse getta una luce chiarificatrice su quanto sta accadendo oggi al tifo giallorosso  , in particolare quello che occupa, o meglio, occupava a la curva sud. 

Per chi non è addentro alle cose romaniste, spieghiamo che dall’inizio del campionato, i tifosi della storica Curva Sud, hanno deciso di disertare le partite, per protestare sulla divisione delle gradinate  in micro settori  delimitati da barriere in plexiglas. Provvedimento  deciso, per motivi di ordine pubblico dal super prefetto Gabrielli. La nuova disposizione logistica del pezzo di tribuna da sempre cuore del tifo capitolino, è orientata, secondo l’ordinanza prefettizia,  ad evitare l’esposizione di striscioni molto lunghi, spesso, forieri di messaggi ritenuti offensivi. L’ultimo,   forse causa del provvedimento,   quello esposto in occasione dell’incontro Roma-Napoli, del campionato scorso,  nel quale si prendeva di mira la madre di Ciro Esposito. Esposito era  il tifoso Napoletano ucciso da un ex ultrà  romanista, esponente accanito  della becera destra romana,    FUORI DALLO STADIO , in occasione della finale di Coppa Italia, disputata all’Olimpico  due stagioni fa  fra Fiorentina  e Napoli.  

Se è vero che il provvedimento di Gabrielli, spacciato per  tutela dell’ordine pubblico, è in realtà  il sordido attacco a dinamiche di condivisione e aggregazione sociale- e la passione calcistica non fa eccezione-  invise al   potere che costruisce la sua prevaricazione  sulla frantumazione dei blocchi sociali e la formazione di disperate solitudini,  se è vero che l’unico spazio consentito ai supporter calcistici , inconsapevoli o  meno, è quello funzionale a definire una cornice asettica del tifo, utile idiota per le  narrazioni buoniste  necessarie al grande business televisivo,  la presa di posizione di tifosi della curva sud  è del tutto fuori luogo.  Non  andare allo stadio  è quello che Gabirelli e il potere che a lui  si affida auspicano.

 Le rivoluzioni,  si sono sempre costruite sui luoghi. Disertare i luoghi  significa consegnarsi  al  fallimento. A questo dunque è destinata la protesta dei molti dei curvaroli romanisti che hanno ripudiato la “Sud” come luogo di aggregazione.  Il problema è  stato causato da Gabrielli?  L’obbiettivo ha da essere Gabrielli.  Anziché  svuotare lo stadio, che si vada in massa , con striscioni, bandiere, fumoni e trombe, davanti all’ufficio del super prefetto, e non ci si muova da li fino a che la questione “parcellizzazione della sud” non sarà risolta. Non riempire la curva , significa  semplicemente dargliela vinta,  fare il gioco  cioè di chi vuole, per diversi motivi, disgregare  il tifo organizzato. 

Altre campane, invece, riferiscono che, oltre alla questione delle barriere all’interno della Sud , la diserzione dello stadio sarebbe dovuta ad una contestazione verso la Società, giudicata poco presente a fianco dei tifosi e incapace di governare le vicende tecniche, causa di risultati notevolmente inferiori alle aspettative.  Personalmente ho frequentato l’Olimpico, con una certa costanza, dall’inizio dagli anni ‘70 fino allo scudetto del 2001. Anche in quei periodi  c’erano opinioni contrarie  verso l’As Roma , ma lo stadio era comunque pieno,  si discuteva, anche animatamente, sulle scelte del presidente, dell’allenatore, spesso  si era in totale disaccordo sulla formazione, sul mercato, ma quando  gli undici giallorossi entravano in campo, esisteva solo il tifo per la Roma.  

A conclusione di queste riflessioni l’evidenza dei fatti dimostra, che andare allo stadio, per coloro i quali  lo stanno disertando, non ha  lo scopo di supportare la Roma, ma è funzionale a mettere in mostra i propri disvalori di violenza, razzismo e intolleranza,    guarda caso l’immondizia celebrale che anima tutti gli adepti di CasaPound e dintorni.  A questo servivano e avrebbero dovuto servire gli ampi spazi necessari ad esporre certi beceri striscioni.   Se l’invettiva razzista, violenta, non può essere ripresa delle telecamere,  fotografata e postata sui social, perché ne è inibita la sua esibizione, allora è meglio non occupare quel palcoscenico dannatamente preso in ostaggio dalla destra più becera e violenta.  Quella che esige dai calciatori, l’umiliazione dello spogliarello in diretta TV in  caso di prestazioni, non ritenute degne della maglia che si indossa.  

Qui si inserisce un discorso sulla sincerità del tifo: si va allo stadio per tifare Roma, o per sfogare le proprie frustrazioni attraverso l’ostentamento di atteggiamenti fascisti e razzisti, inculcati da una marmaglia impegnata ad assoldare manovalanza all’interno della frangia più ignorante della tifoseria?  Ma noi della Roma non siamo  diversi   in tutto da quegli altri che stanno dall’altra parte dello stadio e che storicamente sono stati e  saranno sempre fascisti?  Riprendiamoci allora la dignità e l’orgoglio di essere romanisti e non fascisti. Fascisti sono, da sempre pure i laziali (salvo rare eccezioni.)


martedì 29 dicembre 2015

Suonate forte la musica di Lemmy

Luciano Granieri


Ian Fraser Klimster, detto Lemmy, fondatore , bassista e cantante  dei Motorhead, è morto ieri all’età di 70 anni.  La notizia della sua morte è stata annunciata a radio e Tv da  Eddie Thank.  Un vecchio amico di Lemmy. Altri l’hanno poi confermata,  compreso il leader dei Black Sabbath  Ozzy Osborne che ha scritto  ieri su Twitter: “Uno degli ultimi miei migliori amici,Lemmy,oggi è tristemente scomparso. E’ stato un guerriero e una leggenda. Lo ritroverò in un'altra vita”. In un’ intervista di oggi rilasciata al sito svedese Expressen il  batterista Mickey Dee ha confermato che:” la morte di Lemmy segna  la fine dei Motorhead. Lemmy era i Motorhead. Noi non vogliamo più fare tour,  nient’altro, neanche incidere altri dischi. Ma il marchio sopravive e Lemmy vive nel cuore di ognuno di noi.” Lemmy scopre di essere malato di cancro dopo aver effettuato alcuni esami diagnostici il 26 dicembre scorso. Un cancro talmente letale che lo ucciderà solo due giorni dopo il 28 dicembre. 

 La musica è uno strano veicolo di passioni. Alcuni generi ti coinvolgono  oltre ogni limite, quasi a rasentare la fobia, altri ti lasciano indifferenti,   altri ancora preferiresti non fossero mai nati. E’ una scala di valutazione del tutto opinabile che spesso coinvolge molti aspetti della  vita: le condizioni sociali, la politica addirittura. Già perché, è bene non dimenticarlo mai, la musica, almeno quella non preconfezionata e inscatolata, rispecchia sempre, piaccia o meno,  il mondo che la circonda, ne è fedele narratrice. 

Personalmente, dopo aver percorso le ere dell’intransigenza, mi ritrovo - proprio in virtù del fatto che comunque, quasi tutte le forme musicali raccontano le condizioni sociali e culturali in cui sono nate e si sono sviluppate - ad apprezzare e valutare serenamente ogni stile. Ma non posso fare a meno di preferire tutti ciò che deriva dal blues. Da lì è cominciato tutto.  Tutti i personaggi e i musicisti protagonisti di  jazz, rhythm’n’blues, rock, hard rock, fino all’heavy metal , che hanno scolpito nel dna il gene del blues, sono persone speciali, non c’è ombra di dubbio. 

Lemmy era uno di loro. Passato attraverso mille esperienze musicali e creative, anche lui,  secondo le migliori tradizioni dei figli del blues, è stato un innovatore. Nel modo di suonare il suo strumento (il basso),  nel modo di cantare, inconfondibile, nel modo di vivere,  sempre sopra le righe. Dall’hard rock , fino alla leggenda  heavy metal dei Motorhead da lui fondati nel 1975, Lemmy è stato un personaggio dal carisma e forza creativa trascinanti. Anche noi non possiamo fare altro che condividere quanto hanno scritto ieri i suoi compagni dei Motorhead: 

Suonate forte i Motorhead,  gli Hawkwind, la musica di Lemmy. Fatevi un drink, o più d’uno, condividete storie. Celebrate la vita di quest’uomo meraviglioso che l’ha celebrata in modo così vibrante da sé. Lui avrebbe voluto esattamente questo.”

lunedì 28 dicembre 2015

E la giustizia pur lentamente, pur riduttivamente, comincia a scalfire il muro dell’indifferenza

Comitato di Lotta per il lavoro

Dal 30 dicembre 5 lavoratori della ex Multiservizi che furono estromessi insieme ad altri 100 al passaggio delle cooperative nel 2013 tornano sul loro posto di lavoro agognato.
Si è reso necessario l’intervento della magistratura del lavoro per farsi riconoscere un diritto per il quale i lavoratori hanno lungamente protestato ma hanno anche ampiamente dimostrato dal punto di vista economico e sociale che la scelta allora effettuata dall’Ente sarebbe stata disastrosa.
Una giustizia lenta, ma puntigliosa, che ripercorrendo le tappe dei drammatici giorni di marzo e aprile 2013, è arrivata a riconoscere il diritto, quelle regole e procedure che l'Amministrazione aveva e ha “dimenticato”. Un torto, denunciato fin dall’inizio, sia dal punto di vista politico e sociale ma anche amministrativo e umano che non riusciva ad essere ascoltato, riconosciuto. La testardaggine di una azione sindacale, di una di lotta di piazza unita ad una giurisdizionale hanno reso possibile tale risultato. Questa è anche la vittoria di una Tenda che ha mantenuto alto il baluardo della dignità di centinaia di persone, del lavoro, del salario, dei servizi pubblici.
La sentenza del Tribunale del lavoro di Frosinone del 12 giugno, favorevole a 29 lavoratori esclusi, come si era già scritto, determina una nuova situazione nel quadro dei servizi previsti. Innanzitutto la “nuova” società che gestisce l’appalto si dimostra più cauta della Solco che da mesi non rispetta il dispositivo della magistratura e che non riesce a dar seguito agli accordi proposti…
Non finisce qui la storia… anzi è solo l’inizio. La Coop perdente deve coprire le spese dal 2013 al 2015 per una cifra che potrebbe avvicinarsi ai €.900.000,00. In questa direzione sono stati avviati i decreti ingiuntivi. Inoltre qualunque società si dovesse aggiudicare le manifestazioni di interesse annunciate dovrà tener presente le cause giurisdizionali già sentenziate e di quelle a venire che andranno a giudizio per un totale di 90 lavoratori, con conseguenze di milioni di euro. Per una di queste cause il Comune di Frosinone e qualcuno dei dirigenti potrebbe rispondere direttamente per circa 500 mila euro per non aver rispettato nemmeno il bando da loro redatto. In ogni caso l'Ente rappresenta il soggetto al quale i lavoratori chiederanno comunque soddisfazione se le coop dovessero… volatilizzarsi.
Una situazione pesante che il Comune aveva pensato bene di addossare completamente ai lavoratori, disintegrandone il posto di lavoro e spacchettando i servizi affidandoli incomprensibilmente a coop sociali che sono ancora in auge, alla faccia dell'anticorruzione, dopo oltre settanta proroghe in tre anni! Oggi però il vento comincia a soffiare in direzione diversa… Purtroppo la Giunta non ha alcuna volontà di ricondurre tutto ad una trattativa con la newco sul tavolo. Preferisce radicalizzare la contrapposizione rischiando sconfitte pesanti sul piano giuslavoristico piuttosto che ritornare a parlare di politica di gestione dei servizi pubblici.


Video di Luciano Granieri

Avvocato in attesa di giudizio

Stefano Ceccarelli

Dicembre 2025. Nelle aule di tribunale di una siccitosa città di provincia del centrosud d’Italia si svolge il processo a carico dell’ex-sindaco in carica dieci anni prima. L’imputato è accusato di omicidio colposo a seguito della morte per tumore maligno di una donna di mezz’età. Il testimone chiave del procedimento è una molecola di benzopirene, che nell’udienza clou del processo ha rilasciato sotto solenne giuramento la seguente dichiarazione: “Mi chiamo benzo[a]pirene, sono un idrocarburo aromatico policiclico con azione cancerogena. Sono nato il 28 dicembre 2015 all’interno del motore diesel di una vecchia automobile di classe Euro 3 come sottoprodotto della combustione del gasolio per autotrazione. Come ricorderete, in quegli anni praticamente tutti i veicoli in circolazione erano ancora alimentati con combustibili fossili inquinanti, mentre le auto elettriche ricaricate con energia rinnovabile che vediamo oggi percorrere silenziosamente le strade cittadine erano ancora pressoché sconosciute…” Sì, sì, va bene – lo interruppe il giudice – lo sappiamo, non si perda in chiacchiere, vada avanti! “Mi scusi signor giudice. Dunque, dicevo, io devo la mia esistenza alla combustione imperfetta che ebbe luogo nel motore di quella vettura che, a quanto seppi in seguito, aveva regolarmente superato la revisione periodica pur in presenza di livelli sensibili di polveri sottili rilevate dall’analisi dei fumi, livelli che comunque rientravano nei limiti di legge per le auto diesel di quella categoria. Fuoriuscii dal tubo di scappamento aggrappandomi ad una particella microscopica classificata con la sigla PM2,5, cioè con diametro inferiore a 2,5 micron. Una volta all’aperto, mi guardai intorno e mi resi conto di trovarmi in una strada del centro cittadino affollata di pedoni. C’era il sole, l’aria era stagnante, non pioveva da due mesi e il clima era mite per il periodo dell’anno, certo non caldo come oggi, ma insomma credo che in quell’anno 2015 molta gente cominciò ad avere la consapevolezza che i cambiamenti climatici stavano diventando un problema drammatico con cui bisognava in qualche modo fare i conti…” Ok, ok – lo incalzò ancora una volta il giudice – prosegua la sua esposizione e vada al dunque! “Insomma – continuò la molecola – dopo un po’ che svolazzavo in mezzo al caos cittadino sorretto alla mia particella di polvere venni improvvisamente risucchiato dalle narici di quella donna e finii col depositarmi in un alveolo del suo polmone sinistro su cui la microparticella che mi trasportava aderì. Passai quindi cinque lunghi anni della mia vita incastrato nel DNA di una cellula del tessuto polmonare di quella poveretta: purtroppo così facendo il meccanismo che regola la replicazione cellulare fu gravemente compromesso, e ad un certo punto ebbe inizio una riproduzione incontrollata delle cellule che finì col produrre una massa tumorale, che in seguito metastatizzò. Beh, si sa come vanno queste cose, per farla breve quando il tumore le fu diagnosticato era già troppo tardi, si cercò di tenerlo sotto controllo in vari modi ma dopo alcuni anni e molte sofferenze la poverina morì. Questo è tutto, vostro onore”.
A seguire, l’arringa della parte civile evidenziò che l’imputato era da ritenersi direttamente responsabile della morte della donna in quanto, per timore di non essere riconfermato sindaco nelle elezioni amministrative che si sarebbero svolte di lì a poco più di un anno, si era limitato a provvedimenti di limitazione del traffico veicolare di facciata pur in presenza di valori delle polveri sottili largamente e per lungo tempo al di sopra dei limiti di legge. A nulla valse l’agguerrita difesa dell’ex-sindaco (ironia della sorte, anch’egli a suo tempo “principe del foro”), che tentò puerilmente di aggrapparsi alla circostanza che le anomale condizioni metereologiche di quel periodo non avevano permesso la naturale dispersione degli inquinanti in atmosfera: sulla base della decisiva testimonianza della molecola di benzopirene l’ex-sindaco fu condannato per omicidio colposo per aver omesso di adottare idonei provvedimenti a tutela della salute dei cittadini da lui amministrati.
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Riflettiamo un attimo: se le molecole cancerogene potessero parlare, o se solo se ne potesse tracciare il percorso dalla loro formazione fino a conoscerne gli effetti su ogni singolo individuo che le avesse inalate, chi di noi in qualità di membro della giuria popolare avrebbe voluto assolvere l’ex-sindaco nella favoletta appena raccontata? Del resto, volendo tentare di attenuare le responsabilità dell’amministratore, a chi altri si potrebbe legalmente addossare la colpa della morte della donna? Non certo all’automobilista, che era alla guida di un’auto regolarmente revisionata e legittimata a circolare, né alla casa automobilistica che l’ha prodotta nel rispetto formale delle leggi vigenti all’epoca. Il sindaco, al contrario, era edotto dei gravi rischi per la salute del particolato emesso dai motori diesel, era consapevole dell’abnorme superamento per più di 100 giorni dei limiti di legge per le PM10, sapeva che la sua città era in testa alle classifiche nazionali in quanto a inquinamento atmosferico, aveva il dovere di tutelare la salute pubblica e ciononostante decise di non farlo, o almeno non nella misura che sarebbe stata necessaria. Mentre altre città disponevano le targhe alterne o dei veri blocchi totali del traffico, egli ebbe pavidamente timore di inimicarsi gli automobilisti della sua città, forse giudicandoli incapaci di comprendere le ragioni del disagio che avrebbero dovuto sopportare, e decise di proibire la circolazione per tre giorni alle sole auto Euro 0 e 1 a benzina ed Euro 0, 1 e 2 a gasolio, cioè in pratica quasi a nessuno.
Se le molecole potessero parlare potremmo facilmente mettere in relazione ogni singolo caso di decesso con la causa scatenante, e la grave accusa di omicidio colposo a carico di un sindaco a cui istituzionalmente spetta l’onere di disporre le misure contingibili e urgenti in situazioni di emergenza sanitaria non suonerebbe ingiuriosa o provocatoria ma fondata e circostanziata. Ma per fortuna dei sindaci le molecole non parlano, anche se al loro posto parla la scienza, e parla chiaramente. Il conto è presto fatto: sulla base dei dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, che stima in 59.500 all’anno le morti premature in Italia attribuibili al PM2,5, una città di 50.000 abitanti come quella considerata nella favoletta di cui sopra dovrebbe celebrare ogni anno circa 50 funerali a causa delle polveri sottili. Francamente, anche volendo considerare tutte le altre potenziali sorgenti di particolato, è difficile non credere che almeno una decina fra questi decessi siano imputabili al traffico automobilistico e alla sua mancata limitazione deliberatamente disposta dagli amministratori locali.
L’emergenza smog di queste settimane in Italia e il dramma che stanno vivendo megalopoli come Pechino, avvolta da mesi in una cappa mortale, aggiungono, se mai ce ne fosse stato bisogno, un’altra vagonata di buoni argomenti a tutti coloro che spingono perché l’era delle fonti fossili volga al termine nel più breve tempo possibile. Smetterla di estrarre e bruciare petrolio e gas non è solo necessario se vogliamo difendere la Terra dalla incombente catastrofe rappresentata dai cambiamenti climatici, ma è anche largamente desiderabile se si vuole liberare una volta per tutte l’aria delle nostre città dai veleni e preservare la nostra salute.
PS: Nella favoletta iniziale, ogni riferimento a città e persone realmente esistenti è puramente casuale…

domenica 27 dicembre 2015

Tormentoni nocvi

Luciano Granieri


Frosinone. La vettura ecologica, verde, che potrà circolare sempre anche nei giorni più inquinati



Ogni anno ha il suo tormentone. Di solito le fobie mediatiche, tipo le aggressioni dei pitbull,  le rapine in villa, la movida violenta, spuntano nei mesi estivi. Quest’anno, in omaggio al surriscaldamento del pianeta il tormentone è uscito fuori per le feste di Natale. Ci riferiamo all’inquinamento. 

Qualcuno potrebbe obiettare che l'abnorme presenza  degli inquinanti nell’aria è una cosa seria, non è fatto da derubricare a tormentone. E’ vero, ma l’aria malsana nelle nostre città, non è fatto di ieri. Così come da tempo è noto il percorso suicida  determinato dall’inquinamento globale nell’atmosfera.  

Disgraziatamente non piove e non tira vento, perché il surriscaldamento del globo, dovuto alla massa di emissioni, ha contribuito a tale modificazione climatica.  Di conseguenza  i sensori di rilevazione degli inquinanti poste nelle città hanno fatto tilt. Da qui il tormentone. Nel leggere gli articoli allarmistici, le grida e gli alti lai di amministratori e dirigenti pubblici, si percepisce un sottile rammarico, non per il fatto ché l’inquinamento sia a livelli umanamente insopportabili,   ma  perchè questo è  rilevato dalle  centraline.

Le  auto diesel di ultima generazione, ad esempio, quelle equipaggiate del famoso filtro anti particolato (Fap), sono eccellenti in questo senso,  in molti casi di limitazione al traffico possono comunque circolare. Perché inquinano meno di un diesel euro 1 o euro 2 ? Sbagliato, perché  il   filtro  blocca il particolato,  non lo elimina ma  lo brucia e rilascia   in atmosfera particelle molto più piccole,  devastanti  per i polmoni   ma invisibili alle centraline.   

Certo per i sindaci è una rogna inimicarsi intere schiere di elettori,   essendo costretti  a determinare limitazioni al traffico, mal sopportate da quasi tutta le cittadinanza. Se si potessero modificare i marchingegni  di rilevazione ? Un po’ come ha fatto la Volkswagen alterando il software  sulle emissioni in sede di collaudo. Insomma sta’ storia dell’inquinamento  è una faccenda che costringe a disturbare troppa gente. Gli automobilisti, i commercianti che lamentano la scarsità di affari a seguito delle limitazioni al traffico, le aziende che devono dotarsi di filtri costosi per limitare le emissioni nocive,  il sindaco stesso che non può più ricrearsi nell'ufficio un micro clima tropicale in pieno inverno . 

E allora? Bisognerebbe trovare una soluzione tipo quella escogitata a Parigi , in occasione della conferenza internazionale sul clima la famosa COP21. L’accordo raggiunto in pompa magna dai 200 paesi partecipanti prevede l’impegno a limitare l’aumento della temperatura globale  a + 1,5° anziché i 2° stabiliti nel 2009. Per centrare l’obbiettivo, bisognerà iniziare a produrre risultati dal 2020, ( e fino al 2020?). Ma l’aspetto più importante riguarda l’accettazione da parte dei suddetti paesi del ditkat dei petrolieri, i quali hanno ottenuto che non si citasse il concetto di  decarbonizzazione dell’economia. Per raggiungere l’obbiettivo dunque si farà ricorso  alla neutralità dei gas serra. Cioè la somma delle emissioni in atmosfera deve essere pari alla somma  delle emissioni assorbite in modo persistente dalle bio masse (foresta, suolo) o catturate e stoccate sotto terra. E’ un po’ come se per ridurre i fumi di un fuoco che brucia in casa, non si spegne il fuoco, ma si aprono le finestre e le porte per fare uscire il fumo.  

Ecco una cosa del genere ci vorrebbe anche nelle città. Un provvedimento dalla grande visibilità ma che, in fondo in fondo,  non modifichi il solito gradito e nocivo tran tran   quotidiano. E si sa il nostro sindaco Ottaviani in questo è maestro.  Per  domani 28 dicembre e per i successivi giorni del 29 e 30 è prevista la chiusura totale al traffico veicolare all’interno dell’anello urbano. Evviva non circola nessuno! Non proprio.  La limitazione riguarda i veicoli a benzina euro 0, euro 1 e diesel  euro 0, euro 1 e euro 2. Cioè non potranno circolare le auto più obsolete, quelle immatricolate nel secolo scorso.  E quanti ce ne sono di questi cimeli a Frosinone? Una città che, espressione della più becere consuetudini borghesi, ha eletto la bella macchina a simbolo del proprio elevato stato sociale, anche se ottenuto a suon di debiti? 

Nel nostro Capoluogo pullulano i suv (quelli col  già citato filtro Fap di ultima generazione). Neanche nel Colorado, nel Nevada e nel  Canada messi insieme circolano tanti suv come a Frosinone.  Dunque di quale blocco totale andiamo cianciando! Solo qualche poveraccio sfigato,  possessore di una Fiat Duna berlina del 1988  o di una Trabant del  1972,  potrà avere qualche fastidio, ma per il resto non cambierà granchè. Però ai media, anche nazionali, risulta che nella nostra  città è in atto una drastica misura anti smog.  

Perché invece non adottare un provvedimento semplice semplice se proprio non si vuole disturbare più di tanto l’elettore? . Eliminare i parcheggi a pagamento. Gli  automobilisti, inquineranno meno se non costretti a girare per trovare una striscia bianca su cui ricoverare  la macchina. E’ possibile o il gestore privato della sosta,  grande muratore del basso Lazio si incazza?   A proposito di notizie estive martellanti:  le stragi dei migranti nel Mediterraneo hanno riempito i media per tutta l’estate e anche oggi, ma questo non è un tormentone, è una vergogna per  tutta l’umanità cosiddetta civilizzata.

Siccome siamo anche un blog di servizio , vi diamo la possibilità, cliccando QUI di verificare  a quale categoria appartiene (euro -0, 1, etc) la vostra vettura e quindi se potrete circolare oggi domani e dopodomani.

sabato 26 dicembre 2015

Tappi per le orecchie

Wu Ming

Il traduttore cleptomane: gioielli, candelabri e oggetti di valore sparivano dal testo che stava traducendo.
Jean Baudrillard

ROWDY-DOW 
Nell'appartamento di sopra viveva una signora bianca sui sessanta, un po' fuori di testa, separata dal marito. Ex-insegnante, mi pare fosse. Gran sbalzi d'umore, ce l'aveva con mezzo condominio per i motivi più del cazzo. I martedì mattina veniva un dominicano a farle le pulizie, un bordello che non ti dico, pestava i piedi e non bastasse cantava. Niente di male a canticchiare, ma quello latrava a squarciagola, in spagnolo. Quando spostava i mobili sembrava il riot di Harlem del '64. Passava lo straccio che pareva volesse farci il buco, nel pavimento. L'aspirapolvere gridava tipo algerino torturato con gli elettrodi. Questo prima delle otto del mattino, che io magari ero tornato alle quattro dopo aver suonato chissà dove. Mi svegliavo con le palpitazioni. Una volta, mi è addirittura caduto in faccia un velo d'intonaco del soffitto.
La prima volta telefono alla vecchia per lamentarmi, le chiedo se non è possibile far venire il domestico più tardi, già due ore dopo sarebbe un'altra cosa. Mi risponde  gentile, dice che non si può ma informerà il tipo e “vedrà che la settimana prossima farà meno rumore”.
La settimana dopo non cambia un cazzo: mi sveglio alle sette e tre quarti col bum! bum! bum! tipo tamburi di Chano Pozo, mia moglie è già fuori di casa e il coglione è di sopra che canta. Batto col manico di scopa, ma non serve. Mi vesto e salgo, suono alla porta.
Senza aprirmi, il coglione urla: - La señora no está en la casa.
E io: - Sono quello del piano di sotto, apri un istante, uomo, devo spiegarti una cosa...
E lui: - La señora no está en la casa.
Capisco che non serve a niente e torno giù col sangue agli occhi. Più tardi, ri-telefono alla signora, che si ri-scusa e mi ri-assicura che etc. etc.
Terzo martedì solita solfa, e la señora no está en la casa. Terza telefonata, e che mi risponde la tipa? Allora cosa dovrebbe dire lei, faccio rumore anch’io quando chiudo la finestra di notte, che diritto ho di lamentarmi etc. etc. La mia cazzo di finestra la sveglia nel cuore della notte e non riesce più a prendere sonno.
Quarto martedì, intercetto il tipo che ha appena finito i mestieri, sulla tromba delle scale. Gli pianto l'indice sullo sterno e gli dico: - Amigo, c'è modo e modo di fare le cose, cerca di fare più piano e fai a meno di cantare, in questo palazzo si sente tutto e io lavoro di notte.
Lui mi guarda e mi fa: - Vale, vale, ah'm sorry, - poi fa per andarsene ma io aggiungo, ed è lì che sbaglio: - Io sono un musicista e làsciatelo dire, sei stonato da far piangere il cuore, entiendes? Sembri un coyote che s'arrampica sul filo spinato.
Quello mi pianta in faccia uno sguardo da killer e mi fa: - No es asunto tuyo
La settimana dopo, ferito nell'orgoglio latino, fa trambusto peggio del solito e canta a pieni polmoni: - Tilín, tilín, tilán / oye que bonito es el tilín / de mis campanitas de cristál...

Visto che non ho voglia di fare a pacche, compro un paio di tappi per le orecchie, però medito vendetta. 

venerdì 25 dicembre 2015

Lettera aperta ai sindaci per ordinanza divieto di botti

Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano
Fare Verde Onlus - Sez. Cassino
Le Civette Cultural Club


E per il 3° anno consecutivo facciamo appello alla sensibilità delle amministrazioni comunali per vietare l'accensione di botti, fuochi d'artificio, mortaretti, seguendo l'esempio di oltre 1.400 Comuni italiani che, con un'ordinanza ad hoc, vengono vietati con sanzione amministrativa durante le festività natalizie tutelando in primis la salute dei cittadini e anche quella degli animali, quest'ultimi ignari di ciò che accade. Quest'anno anche l'associazione culturale "Le Civette Cultural Club" di Piedimonte San Germano, insieme alla Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano e Fare Verde Onlus - Sez. Cassino, aderisce alla campagna nazionale di sensibilizzazione "Abolire i botti è un segno di civiltà" promossa da L.A.V., L.A.C., Animalisti Friuli Venezia Giulia e altre associazioni animaliste. Si tratterebbe di un gesto di civiltà - spiega Alessandro Barbieri - che potrebbe salvare molte vite e segnare la fine di una “tradizione” che soprattutto gli animali pagano sempre a caro prezzo. 

All'att.ne dei Sig.ri Sindaci dei Comuni di  
Piedimonte San Germano
Cassino
Sant'Apollinare
Sant'Andrea del Garigliano
Sant'Ambrogio sul Garigliano
Vallemaio
Pignataro Interamna
San Giorgio a Liri
Castelnuovo Parano
Coreno Ausonia
Ausonia
Cervaro
San Vittore del Lazio
Viticuso
Acquafondata
Vallerotonda
Belmonte Castello
San Biagio Saracinisco
Picinisco
Villa Latina
Atina
Settefrati
San Donato Val di Comino
Alvito
Casalvieri
Casalattico
San Giovanni Incarico
Roccasecca
Sant'Elia Fiumerapido
Pontecorvo
Castrocielo
Colfelice
Villa Santa Lucia
Aquino
Colle San Magno
Terelle

- LETTERA APERTA -
           
Oggetto: richiesta ordinanza divieto di accensione di fuochi d’artificio, sparo di petardi e utilizzo di bombette, mortaretti e razzi in occasione delle feste natalizie 2015


Egr. Sig. Sindaco,

come in ogni Capodanno, a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, la "tradizione" di festeggiare l'arrivo del nuovo anno è purtroppo accompagnata dal triste bollettino del ferimento e morte sia di persone che di animali. Botti, fuochi e petardi saranno causa di sofferenza e morte per migliaia di animali domestici e selvatici. Come Lei forse saprà le facoltà uditive degli animali sono di gran lunga superiori a quelle umane, conseguentemente drammatiche per loro, ignari di quanto realmente stia accadendo.
Natale e Capodanno sono tutt’altro che feste per gli animali. I botti del 24 e del 31 dicembre infatti sono causa di morte, ferimenti e traumi per migliaia di animali domestici e selvatici. Più di 5.000 sono le vittime ogni anno tra gli animali.
Tutti conoscono il consueto bollettino di "guerra" della notte di San Silvestro, con migliaia di persone che affollano i pronto soccorso di tutta Italia, riportando lesioni anche gravi e talvolta letali: meno conosciuto è il fatto che un così elevato numero di esplosioni e l'odore acre che esse sviluppano ha devastanti sugli animali domestici e selvatici. Come è noto hanno udito e olfatto molto più sviluppati rispetto all’uomo, e la loro sensibilità ai suoni e quindi anche ai rumori artificiali è fortissima. Feriti da Nord a Sud per l'esplosione dei botti nei festeggiamenti per l'anno appena iniziato. Bambini, ragazzi e uomini che perdono o rischiano di perdere un arto o la vista.

I numeri del Capodanno 2015: 251 feriti, di cui 12 in modo grave.

A Napoli 48 i feriti. Un 37enne a cui sono scoppiati dei petardi che aveva in tasca ha riportato la lacerazione dell'addome con la fuoriuscita di parte dell'intestino. Un ragazzino di 10 anni è stato ricoverato in prognosi riservata con ferite agli occhi. Nel quartiere di Barra l’esplosione di un  pacco di petardi ha causato il crollo parziale dell’androne di un edificio: tre persone hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Un 59enne di Casavatore e' stato portato all'ospedale di Napoli San Giovanni Bosco, dove i medici gli hanno curato un'ustione di secondo grado alle gambe e l'amputazione di una falange di un dito per trauma da esplosione.

In provincia di Caserta 9 feriti, mentre nel Salernitano tredici persone sono finite al pronto soccorso. Il più grave è stato un ragazzo di 21 anni, che ha riportato lesioni a un occhio e a un dito. Complessivamente in Campania i feriti sono 71.

A L'Aquila un 14enne ha perso una mano.

A Mascalucia, nel Catanese, una 12enne è stata ferita a un piede da un proiettile vagante mentre stava festeggiando assieme a parenti e amici l'arrivo del nuovo anno. Fortunatamente è stata giudicata guaribile in 10 giorni. Peggio è andata a un militare dell'Esercito, che sempre a Catania ha riportato lesioni a una mano.

2 feriti gravi nel foggiano.

Calabria, 12 feriti per i botti.

4 persone ricoverate in Basilicata.

Milano, un 29enne perde cinque dita.

Liguria, 9 feriti e un incendio a Genova.

Ma fortunatamente anche quest'anno altri Comuni si aggiungono a quelli che già li vietano! Nel Luglio 2014 erano più di 1.200 quelli che hanno emanato l'ordinanza comunale di divieto di uso di botti, petardi e fuochi d'artificio nei giorni del 31 dicembre e 1° gennaio.
Città come Torino, Roma, Firenze, Milano, Bari, Venezia, Modena, Palermo, Pesaro, Asti, L'Aquila, ma anche centri minori. La stessa A.n.c.i. (Associazione nazionale comuni italiani) nel 2012, investita del problema dalla Federazione Italiana associazioni diritti animali e ambiente, ha incoraggiato le amministrazioni a prendere provvedimenti. Tra i comuni  "virtuosi" che hanno proibito o limitato l'utilizzo dei botti, a titolo d'esempio, capoluoghi come Venezia, Torino, Bari, Modena, Grosseto, Vicenza, Brindisi, Cosenza, Brescia, La Spezia, Forlì, Cesena, Asti, Alessandria, Pesaro, Olbia, Foggia, Cremona, Cuneo, Verbania, Lecco, Imperia; Comuni come Cortina d'Ampezzo, Cesenatico, Boissano (SV), Faenza, Castelletto Ticino, Dormelletto, Borgo Ticino (NO), San Severo, Altamura, Vado Ligure, Quiliano, Cologno Monzese, Peschiera Borromeo, Sesto San Giovanni, Buccinasco, Montefalcone, San Giorgio, Montesilvano, Voghera, Carcare, Dronero, Ercolano, Angri, San Benedetto del Tronto, Mezzana, Cormons, Casalecchio di Reno, Arzignano, Girasole, Agropoli, Maddaloni, Valenza, Cervignano del Friuli. Altri Comuni, come Milano, Firenze, Napoli, Bergamo si sono limitati ad appelli o a campagne di sensibilizzazione.

Considerato che l’accensione e il lancio di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di bombette e mortaretti ed il lancio di razzi è causa di disagio e oggetto di lamentele da parte di molti cittadini, per l’uso spesso incontrollato di tali artifici e senza l’adozione delle minime precauzioni atte ad evitare pericoli e danni, diretti  e indiretti, all’integrità fisica delle persone e degli animali e all’ambiente;

              Tenuto conto che esiste un oggettivo pericolo derivante anche da quei prodotti per i quali è ammessa la vendita al pubblico, trattandosi pur sempre di materiale esplodente, in grado di provocare danni fisici sia a chi li maneggia che a chi ne venisse fortuitamente colpito;  
                                                                          
Rilevata altresì, la necessità di limitare comunque il più possibile rumori molesti nell’ambito urbano in tutte le vie e piazze ove si trovino delle persone, e in particolare in prossimità di scuole, uffici pubblici, luoghi di culto, ecc.;

Ritenuto pertanto necessario disciplinare l’accensione ed il lancio di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di bombette e mortaretti, ed il lancio di razzi in tutto il territorio comunale e per tutti i periodi dell’anno;

             Visto l’art. 54 del D.Lgs 18.08.2000;

CHIEDIAMO

che l’accensione, il lancio e lo sparo di fuochi d’artificio, mortaretti, petardi, bombette, ecc. siano vietati su tutto il territorio del Comune per le feste natalizie 2015.

Si tratterebbe di un gesto di civiltà che potrebbe salvare molte vite e segnare la fine di una "tradizione" che soprattutto gli animali pagano sempre a caro prezzo.

Nell'augurio che questa nostra richiesta possa essere accolta, Le porgiamo cordiali saluti augurandoLe Buone Feste.



Piedimonte San Germano, 23/12/2015         



                                                            Ass. Consulta dell'Ambiente
                                                                       Alessandro Barbieri

                                                                           Ass. Le Civette
                                                                           Paola Panetta

                                                   Ass. Fare Verde Onlus - Sez. Cassino
                                                                                             Salvatore Avella

DOCUMENTO POLITICO DEL PRIMO INCONTRO NAZIONALE DELLA RETE ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA

RETE ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA




L’assemblea finalizzata alla costruzione della Rete Anticapitalista, riunita a Roma il 13 dicembre 2015, riconferma i contenuti sociali e politici espressi NELL'APPELLO ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA integrato con l'analisi della situazione internazionale, con particolare riferimento ai teatri di guerra, e con gli emendamenti che sono stati proposti sul tema dell'accordo militare tra lo stato di Israele ed il governo Greco e sulla questione dell’ambiente in particolare dell'antispecismo.
Più che mai, di fronte all’offensiva delle classi dominanti in Italia e in Europa, asservite agli interessi dei grandi gruppi finanziari, alla Troika, responsabili di scelte che spargono a piene mani austerità, precarietà, sfruttamento, distruzione del welfare dobbiamo costruire una risposta unitaria, sociale e politica, per affermare gli obiettivi della lotta antiliberista a difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse popolari nelle diverse e molteplici articolazioni. E’ un percorso che non vuole e non deve fermarsi davanti ai pretesi vincoli capitalisti del mercato, del profitto e delle rendite, ma che anzi vuole metterli in discussione per aprire la strada a una reale alternativa anticapitalista di piena democrazia sociale e politica, costruita sulla autorganizzazione di organismi consiliari nei luoghi di lavoro e nei territori, e di controllo popolare dal basso nella società, in una ottica di solidarietà internazionalista fra le classi lavoratrici e popolari, volta alla costruzione di un comune progetto politico e sociale alternativo, che abbia come prospettiva il superamento del capitalismo e l’abolizione dello sfruttamento. 
Nuovi terribili venti di guerra spirano in Europa e sulle due sponde del Mediterraneo. 
Più che mai è necessario costruire un forte movimento contro la guerra, per dire “no” agli interventi militari delle diverse potenze imperialiste, no al terrorismo, no alle forze oscurantiste e reazionarie dell’Isis e delle monarchie del Golfo, no a ogni forma di governo dittatoriale e di oppressione dei popoli, no alla Nato.
Il nostro punto di riferimento non sono i governi o gli stati, ma gli interessi e i bisogni sociali e democratici delle masse popolari che sosteniamo nelle loro lotte contro ogni forma di sfruttamento e dioppressione.
Ci opponiamo ai governi europei che sostengono coi loro interventi militari la guerra, sperperandodecine di milioni in armi, mentre varano nei loro paesi misure securitarie liberticide, che colpiscono diritti democratici fondamentali e alimentano razzismo e l’islamofobia, costruendo il nemico interno ed “esterno” per dividere le classi lavoratrici.
L’assemblea, per quanto riguarda la politica italiana, riconferma il giudizio espresso nell’appello sul ruolo del PD e del suo governo, principale espressione politica del capitalismo italiano, e pone la necessità di contrapporvi una reale alternativa politica. Per noi l’alternatività al PD, sia a quello di Bersani, sia a quello di Renzi, è un vero e proprio progetto strategico di classe e non certo, come è nel pensiero e nell’agire dei gruppi dirigenti della sinistra riformistica una scelta tattica contingente, modificabile a seconda delle circostanze.
Le opzioni delle diverse forze politiche che sono in campo per costruire il “nuovo soggetto della sinistra italiana”, al di là delle attuali difficoltà a trovare una convergenza organizzativa e di direzione, sono inficiate da una prospettiva puramente elettoralistica volta a riproporre una pallida politica riformista, che pensa di poter limitare i danni dell’austerità senza avere il coraggio e la volontà di rimettere in discussione gli assetti di fondo della struttura capitalista, né delineare un' alternativa strategica.
Noi non sottovalutiamo il significato della presenza nelle istituzioni, ma deve essere sostenuta da un forte radicamento territoriale, dalla capacità di lotta sui luoghi di lavoro e di studio,nei territori, per l’occupazione, il lavoro e il reddito, la difesa dell’ambiente, contro ogni forma di razzismo o fascismo.
Dobbiamo contrastare ogni forma di repressione padronale e governativa dei movimenti, a partire dalla difesa di esperienze di lotta preziose come la Val Susa ed altre mobilitazioni analoghe. 
Denunciamo, inoltre, le misure che si vogliono mettere in atto contro il diritto di sciopero, l'attacco alla contrattazione collettiva nazionale a favore di quella aziendale, alla rappresentanza politica dei lavoratori; vogliamo costruire dal basso nuove forme di partecipazione e decisione democratica nei luoghi di lavoro, attualizzando la forma consiliare ed il controllo operaio sulla produzione.
L’assemblea riafferma il ruolo e l’importanza della Rete delle forze e dei soggetti che, partendo dalle battaglie antiliberiste si muovono in una prospettiva anticapitalista e si impegna a costruire attraverso una agenda e pratiche di lotta condivisa.
Questa Rete vuole favorire la nascita di forme di coordinamento, di collegamento, di discussione e di iniziativa di tutte/i coloro che non si rassegnano allo spirito reazionario dei tempi, ma vogliono tenere la barra dritta su un progetto alternativo anticapitalista.
Per questo nel prossimo periodo vogliamo costruire tre campagne nazionali da articolare secondo le specifiche esigenze territoriali:
  1. Lotta contro la guerra per impedire nuovi interventi militari in Medio Oriente, a partire dalla costruzione di un fronte di opposizione sociale nel nostro paese, chiedendo il ritiro delle truppe italiane dai tanti teatri di guerra in cui sono presenti e una drastica riduzione delle spese militari, delle leggi liberticide e delle politiche anti-immigrazione.
Questa campagna si pone l’obiettivo di interrompere immediatamente i rapporti e la vendita di armi ai regimi reazioni come l’Arabia Saudita, le monarchie del Golfo, la Turchia, che finanziano direttamente o indirettamente le organizzazioni terroristiche come l’ISIS.
In un’ottica di solidarietà internazionalista, ci muoveremo anche per sostenere attivamente le forze comuniste e progressiste curde e presentare la richiesta di rimuovere l'inserimento del PKK, una delle forze popolari che combatte realmente l’ISIS, dalla lista delle organizzazioni terroriste. Su questa specifica questione l'assemblea lancia una petizione popolare da indirizzare al parlamento europeo.
  1. Vogliamo costruire la solidarietà e il sostegno alle lotte in corso; vogliamo lavorare per sviluppare una iniziativa ampia e plurale per la difesa del diritto di sciopero, la contrattazione collettiva nazionale, il reddito minimo garantito, ed anche di sostegno alle pratiche di lotta, alla loro convergenza ed unità, tra la sinistra Cgil ed il sindacalismo di base, sviluppando piattaforme di mobilitazione unitarie delle classi lavoratrici, nelle varie forme, più o meno precarie, in cui oggi il lavoro viene sfruttato.

  1. Vogliamo inoltre costruire una mobilitazione contro il debito, le privatizzazioni dei beni comuni, dei territori, delle aziende pubbliche locali,  contro le grandi multiutility, contro lo Sbocca Italia, che autorizza la depredazione capitalistica e speculativa dell'ambiente,sostenendo la campagna lanciata da Attac “Riprendiamoci il comune”, che pone il tema della partecipazione popolare nei processi decisionali e per la costruzione di una nuova finanza pubblica. 
L'assemblea ha poi espresso l'esigenza di approfondire alcuni nodi politici e strategici, a partire dalla difficile relazione tra le sinistre e il problema del governo, l'opposizione all'UE e ai suoi trattati senza arretrare sul terreno del nazionalismo, che è l’altra faccia della globalizzazione.
Troppe volte i governi di centro sinistra, ma anche quelli della cosiddetta “sinistra radicale e antiliberista” (vedi il caso di Syriza in Grecia), alla prova del governo, hanno finito sostanzialmente con l'assumere e/o subire i ferrei dettami dell' UE e della Troika. Dunque, sposare la logica, attualmente dominante e pervasiva, della “governance della crisi” da sinistra, pone delle ineludibili criticità sul piano teorico e politico. Proprio per questo, l'assemblea ha deciso di tenere entro l’estate un primo importante momento di approfondimento e confronto collettivo.
Altro tema di discussione pubblica, che struttureremo sottoforma di convegno, sarà la costruzione di un nuovo internazionalismo, per strutturare l'opposizione all’Unione Europea, alle politiche della Troika e dei suoi trattati e contrastare l’egemonia della destra razzista fascistoide e nazionalista.
Per evidenti problemi di costi, proponiamo che questi due importanti momenti di discussione e confronto sul terreno programmatico e strategico si possano tenere uno nel centro sud e l'altro al nord.
L'assemblea da’ indicazione operativa a tutti i territori di organizzare assemblee di presentazione della Rete Antiliberista e Anticapitalista. Ove non ne esistessero ancora le condizioni, si da’ indicazione di organizzare assemblee a carattere regionale o macro territoriale.
Infine, la Rete Antiliberista e Anticapitalista si dota di un gruppo di Coordinamento, composto da sei persone, che avrà il compito di coordinare le campagne nazionali con i relativi materiali, organizzare i due convegni (tema del potere e tema dell’internazionalismo) e convocare un primo coordinamento nazionale entro la metà di febbraio. 
Con il graduale sviluppo della Rete e la sua estensione nel territorio, il coordinamento nazionale diverrà l'espressione dei nodi territoriali.
Il gruppo di Coordinamento nazionale proporrà ai nodi territoriali tempi e modalità della discussione.”
Approvato all'unanimità
Roma, 13 dicembre 2015