Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 27 gennaio 2016

A proposito di unioni civili

La Famiglia

Una delle più sciocche  e banali obiezioni che si muovono agli anarchici, è quella riguardante la famiglia, poiché i preti, i borghesi e tutti coloro che non conoscono o fingono di non conoscere la nostre idee, credono che noi vogliamo la distruzione  di essa, mentre ne reclamiamo la trasformazione: cioè vogliamo che la famiglia discenda  dalle nebulose vette del convenzionalismo  dove l’han confinata i sofisti della morale clerico-liberaloide, e vada  da assidersi sulla base granitica della morale umana senza tocco e senza aspersorio, senza codice e senza acquasanta.
“Voi anarchici –essi dicono- volete distruggere il più sacro degli istituti sociale: la famiglia: voi volete che la società diventi un grande brefotrofio, ed il mondo un covo di bastardi”.E’ inutile dire che queste obiezioni noi potremmo ritorcerle contro di loro che sono i fautori della prostituzione, del concubinaggio, dell’adulterio ; contro di loro che abusano della miseria,  della fame delle figlie del popolo per renderle madri infanticide, contro di loro la cui preoccupazione, quando sono scapoli, è quella di trovare un  buon partito, di dare la caccia ad una cospicua dote e niente affatto all’oggetto bello, elegante e amato.
Per costoro non esiste altra bellezza che il luccichio dell’oro, non esiste altro amore che l’interesse quattrinaio. Ecco perché essi si scagliano contro gli anarchici, i quali vogliono sollevare la famiglia  da questo fango, da questa bruttura, da questo labirinto di affetti venali e venderecci, onde trasportarla in un ambiente  ove l’amore  non si venda al miglior offerente e la reciprocanza degli affetti non sia costretta a passare sotto le forche caudine del mercimonio matrimoniale.
Gli anarchici credono che la famiglia così come oggi costituita rappresenti non la spontaneità dell’unione fra i due sessi, bensì la coercizione e la prepotenza legale esercitata impunemente e santamente protetta dalla Chiesa e dallo Stato; per cui essi vogliono che la famiglia sia emancipata da ogni pregiudizio e da ogni coazione, essi vogliono che il talamo nuziale non sia contaminato dalle bugiarde promesse di un amore che nel cuore dei due esseri coniugati non ha palpiti, essi vogliono che il focolare domestico non sia un feudo semi-barbaro ove la donna soggiace oppressa sotto la tirannia dell’uomo e dove la legge civile e quella ecclesiastica impongano a lei di obbedire ciecamente fino a baciare la mano che vilmente la percuote.
Nella società degli anarchici vaticinata, non vi saranno né bastardi, né trovatelli; poiché allora non vi sarà più ragione di nascondere il frutto del proprio amore, non vi sarà più la necessità di abbandonare sulla pubblica via delle innocenti creaturine che a nessuno chiesero di venire al mondo, e che le sciagurate giovanette sono costrette a ripudiare, fino a diventare assassine del proprio sangue, per aver salvo l’onore  e la moralità di cui si fa bella questa civiltà borghese.
La famiglia deve essere basata sugli affetti naturali, sull’amore verso l’unione dell’uomo e della donna deve avvenire non per imposizione, non per suggestione, non per avidità  danaresca; essa deve invece scaturire simpaticamente dalla legge di reciprocanza, essa deve sorgere dalla elezione.
Il vincolo matrimoniale costituisce un delitto di lesa natura perché si frappone alla estrinsecazione di essa sostituendo alle sue leggi assolutamente morali, le leggi immorali dell’artificialismo; costituisce un delitto di lesa umanità perché costringe alla convivenza perpetua due esseri, quantunque al loro amore sia subentrato l’odio, generato dal modo stesso di convivenza da esso vincolo matrimoniale voluto; e ad altro non  serve che ad infiorare la giovane sposa  alla stessa guisa che s’infiora la vittima condotta al sacrificio.
Di chi sono figli tutti quei derelitti bambini oggi depositati nella ruota e degenti nei brefotrofi? Di nessuno! E perché la società li chiama bastardi? Perché i loro padri e le loro madri sono sconosciuti; perché concepiti nella miseria, nel vizio, nel delitto!
Gli uni sono frutto dell’inganno, della frode, della fame; gli altri di una passione sepolta sotto la maschera dell’onore, o di un amore contrastato!
Nella società avvenire i figli di nessuno saranno i figli di tutti; essi saranno allevati ed educati non mercè la filantropia di qualche istituto di beneficenza, ma mediante lo sforzo spontaneo di tutti gli umani  che alla carità avranno sostituito la solidarietà.
Si rimprovera agli anarchici di voler trasformare la società in un covo di bastardi, mentre essi vogliono che i bastardi di questo mondo corrotto insolente e fratricida diventino i figli legittimi di un mondo nuovo sorretto dal’amore  e dalla pace.
Domani non saranno più possibili i bastardi, gli infanticidi frutti di amori venali, poiché date le identiche condizioni di vita sociale dell’uomo e della donna, non assisteremo più al doloroso spettacolo di disgraziate operaie prostituite al capofabbrica, al capitalista, al signorotto, per essere ammesse al lavoro dei campi e delle officine ove invecchiano precocemente; non vedremo più delle madri povere rubare il latte ai propri figli onde nutrire, con pochi soldi, i figli di una ricca signora la quale si rifiuta di allattare il neonato uscito dalle proprie viscere, per salvare così la bellezza del suo corpo dai pericoli dell’allevamento; domani, in una società liberamente costituita, non deploreremo più i terribili e scandalosi drammi coniugali perché l’unione dei due sessi avverrà naturalmente senza coercizioni di sorta e l’amore non sarà più subordinato ad una buona dote.
Questo vogliono gli anarchici, e questo non significa voler distruggere la famiglia, ma significa dare ad essa quel carattere veramente naturale ed umano che le fu tolto da chi ebbe interesse di ostacolarne la sua retta funzione, rinserrandola nel ferreo cerchio del convenzionalismo  e dell’artificio giuridico  e religioso.
Quelli stessi che accusano gli anarchici di voler distruggere la famiglia, oggi, impressionati dai micidiali inconvenienti che essa presenta, pensano di attenuare il suo dispotico organamento proponendo, a mezzo del magno Parlamento, un progetto di legge di divorzio.
Questo progetto di legge, già vigente in altri paesi, tende a dare la facoltà ai due coniugi di rompere il contratto matrimoniale qualora fra di essi non vi fosse più compatibilità di carattere, oppure altre cause sorgessero a rendere impossibile la loro unione. Come si vede questa nuova forma di convivenza, diremo così famigliare, altro non è  che un primo passo verso il libero amore dagli anarchici sostenuto, come dai moralisti a rovescio è accanitamente combattuto.
Però anch’esso presenta  le sue difficoltà, sia nella forma che nell’applicazione. Nella forma, essendo esso regolato dal codice penale e da altre leggi più o meno tranelli; nell’applicazione, perché date le condizioni presenti  così disparate fra l’uomo e la donna, quest’ultima sarebbe sempre la vittima e l’altro il carnefice.
Quale è dunque il miglior modo di risolvere la questione della famiglia? E’ quello proposto dagli anarchici, cioè emancipazione completa dell’uomo e della donna, libertà sconfinata  per l’una e per l’altro, e unioni dei due sessi per mezzo dell’amore libero.

Aristide Ceccarelli, anarchico ceccanaese.
Tratto dal libro: L'anarchia volgarizzata
Prima edizione: Roma 1910
Seconda edizione: Ceccano 2016 

Per approfondire  la storia di Aristide Ceccarelli clicca sul seguente link:



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