Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 23 aprile 2016

25 Aprile, Resistenza sempre!

Scintilla ONLUS

Il 25 aprile di settantuno anni fa, con l'insurrezione popolare e l’ingresso delle formazioni partigiane nelle grandi città del Nord Italia si concludeva vittoriosamente la Guerra di liberazione contro il nazifascismo.
La Resistenza e la guerra partigiana hanno avuto in Italia un carattere diverso da quello che ebbero in altri paesi d’Europa. L’Italia non era soltanto un paese invaso dallo straniero, ma un paese oppresso dalla dittatura fascista.
La guerra partigiana fu lotta per l’indipendenza ed insurrezione nazionale per la conquista della libertà, ma fu - molto più che in altri paesi - lotta militare e lotta sociale nello stesso tempo; essa fu antifascista ed ebbe carattere di lotta contro quei gruppi del grande capitale che avevano dato vita al fascismo e portato il paese alla rovina.
La guerra di liberazione combattuta in Italia - sebbene tradita nelle sue aspirazioni più avanzate - rappresenta l’esperienza storica più importante compiuta dal proletariato e dalle masse popolari nella lotta per prendere il potere, liberarsi dal capitalismo ed avviare la trasformazione socialista della società italiana.
È stato ampiamente dimostrato che protagonista principale della guerra partigiana e della Resistenza fu la classe operaia dei centri industriali, e che il contributo maggiore venne dato dall’avanguardia della classe operaia e dei lavoratori, il Partito comunista.
Ma la memoria non basta. Dobbiamo sempre mettere in pratica, nella situazione concreta, i valori e le aspirazioni che animarono la Resistenza. 
Celebrare il 25 Aprile oggi significa sviluppare la lotta di classe contro l'offensiva padronale e la trasformazione reazionaria dello Stato e della società voluta dal governo oligarchico Renzi – Verdini!
Significa opporsi decisamente alla politica di guerra imperialista!
Prepariamoci a seppellire con la mobilitazione di massa e sotto una valanga di “NO” le controriforme costituzionali nel referendum di ottobre, per continuare la lotta a un livello più alto e decisivo!
Seguiamo l’esempio dei Partigiani per conquistare una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo!  

venerdì 22 aprile 2016

“L’unica battaglia persa è quella che non avremmo il coraggio di combattere”

Il Referendum di domenica 17 aprile ha attestato che esiste una massa critica opponente su cui far leva per sviluppare una opposizione sociale  al governo Renzi.
E’ questo il modo in cui il Partito della Rifondazione Comunista  interpreta il risultato ottenuto dal fronte del SI.
Benché il quorum non sia stato raggiunto, permane la netta sensazione che qualcosa si stia muovendo nella coscienza di almeno 15 milioni di persone, tante sono quelle che hanno partecipato al Referendum.
E’ questo il riferimento da cui riprendere un discorso di dialettica politica e sociale per poter predisporre una nuova stagione di opposizione al governo che il PD esprime, alle politiche liberiste e agli attacchi alle condizione del lavoro nel nostro paese.
Oltre alle politiche energetiche sbagliate al servizio delle lobby occorre creare una alternativa credibile alle scelte sciagurate di smantellamento delle tutele sociali sempre più ridotte al lumicino.
Quindi il risultato della partecipazione al Referendum ci dice che questo è possibile.
Continuiamo nella nostra lotta e nell’azione di opposizione mobilitando la parte sana del paese.


                                                                     Il segretario Paolo Ceccano

Il concetto di "onestà" per il grillismo

Mauro Buccheri

Riflessioni sul M5Sche perde il suo guru Casaleggio


  
Giorni fa è deceduto Gianroberto Casaleggio, fondatore del Movimento cinque stelle. Le varie forze politiche borghesi e i diversi organi di “informazione” di sistema, anche quelli che in questi anni lo hanno attaccato, ovviamente non da una prospettiva anticapitalista ma da quella della competizione interna al sistema stesso, hanno dedicato ampio spazio alla notizia della sua morte. Se leggiamo le dichiarazioni ufficiali in merito dei politicanti dei vari schieramenti, il denominatore comune è il moralismo ipocrita, che si traduce nella manifestazione di “rispetto” e “stima” per il grande “innovatore” politico - al di là del “dissenso su molte cose”, come specifica ad esempio il premier Matteo Renzi - e nel “cordoglio" generale per la perdita.
Su questo tenore, infatti, si pongono in maniera pressoché identica le dichiarazioni dei vari Mattarella, Renzi, Maroni, Razzi, Bertolaso, Boldrini, Fassino, Emiliano, Ferrero ecc: un coro unanime, dalla maggioranza alla minoranza del Pd, da sinistra a destra, da Rifondazione Comunista alla Lega (1). Ed anche alcuni “intellettuali illuminati”, come ad esempio Dario Fo, hanno espresso il loro dispiacere, sottolineando l'”umanità” e la “generosità” del defunto leader del M5s ed esprimendo preoccupazioni per le conseguenze che questa morte possa avere sulla tenuta del Movimento.
 
Casaleggio e il suo progetto politicoDa comunisti abbiamo analizzato fin da subito da una prospettiva di classe il contenitore politico creato da Casaleggio, prendendo nettamente le distanze da quello che consideriamo un fenomeno populista e reazionario, e mettendo nel frattempo in guardia quegli attivisti e quei settori della sinistra e della classe operaia che via via si lasciavano suggestionare dalle sirene del grillismo (2). Effetti di una confusione alimentata dall'ideologia dominante nonché dagli agenti della borghesia nel movimento operaio e delle grandi e piccole burocrazie che nel M5s hanno cercato la sponda, cioè dai dirigenti della sinistra politica riformista (Rifondazione) e dalle direzioni di alcuni sindacati “di base”.
Sebbene il M5s si sia sempre definito opportunisticamente “né di destra né di sinistra”, per cercare di raccogliere un consenso quanto più largo e trasversale possibile, noi consideriamo il grillismo come un fenomeno populista di destra, pur circoscrivendolo rispetto ad esperienze politiche similari nel tempo e nello spazio, caratterizzazione che ha trovato continue conferme nella realtà concreta: dalle esternazioni xenofobe dei leader del Movimento agli accordi a livello europeo con  l'Ukip di Farage e altre forze di destra nazionaliste.
 
La democrazia borghese come unico orizzonte possibile del grillismoI grillini, del resto, si sono sempre limitati ad attaccare la “casta” politica  - almeno a parole, salvo poi riprodurla laddove sono entrati nelle istituzioni - senza mai mettere in discussione il sistema economico vigente, cioè il capitalismo, un sistema, fondato sullo sfruttamento di una minoranza parassitaria sull'immensa maggioranza, che i politicanti si limitano a gestire assecondando - dietro lauti compensi – i diktat dall'alto di banche e multinazionali cui devono render conto.
I pentastellati utopizzano, come hanno sempre fatto tutte le forze di sistema (che siano di destra, di sinistra, o “né di destra né di sinistra”), un capitalismo “buono”, dal volto umano, in cui evidentemente il padronato possa sfruttare ma con umanità –  e nel rispetto della legalità! - la classe lavoratrice (con non troppa umanità, a dire il vero, visto il supporto dato da Grillo ai padroni che delocalizzano, ad esempio rispetto alla vicenda Electrolux)!
Nascondendo la natura di classe dello Stato, e cioè il fatto che quest'ultimo non è neutro e super partes – come vuole un luogo comune diffuso dalla borghesia - ma funzionale agli interessi delle classi dominanti, i grillini hanno continuato ad illudere le persone rispetto alla riformabilità del sistema attraverso le vie istituzionali, creando non pochi danni rispetto allo sviluppo delle lotte nelle piazze e nei luoghi di lavoro, l'unica via che può spianare la strada al cambiamento, e assumendo dunque la funzione di tappo rispetto allo sviluppo del conflitto sociale a tutto vantaggio dei padroni.
Coerentemente a questa linea, i grillini hanno celebrato la “legalità” (come se anche questa fosse qualcosa di neutrale e non piuttosto il prodotto dell'attività di parlamentari e governanti, cioè dei servi dei poteri forti), e hanno civettato con le “forze dell'ordine” e la magistratura, cioè coi principali apparati di repressione dello Stato borghese. E, in certi frangenti, hanno persino scavalcato a destra le forze borghesi al governo, arrivando a sdoganare il “fascismo delle origini”, come nel caso della parlamentare Lombardi, ed aprendo le porte del Movimento alle forze di estrema destra. Il tutto mentre i vari Grillo e Di Battista (3) si sono sempre rifiutati accanitamente di definirsi “antifascisti”, con l'argomento – di per sé indicativo del livello profondo di ignoranza politica se non di malafede - che il  fascismo sarebbe ormai “superato” e consegnato definitivamente ai manuali di storia.
 
L'ascesa di Casaleggio: un “innovatore” della politica?Tornando a Casaleggio, in un articolo di tre anni fa (al quale rimandiamo; 4) ci concentrammo sulla sua figura e su come avesse costruito il Movimento 5 stelle, un (non) partito-azienda di cui il fu Gianroberto è stato il vero organizzatore, forte della sua grande esperienza in campo di comunicazione e marketing via internet. La stessa scelta di utilizzare il vulcanico Beppe Grillo (col quale ha gestito in questi anni in maniera verticistica il M5s) come uomo immagine rispondeva a una precisa strategia mediatica.
La stampa di sistema negli ultimi giorni si è esercitata nel ripercorrere l'ascesa di Casaleggio, dalla Webegg spa alla fondazione della Casaleggio associati (5), celebrandone il successo imprenditoriale. Ovviamente, la borghesia decanta i suoi sedicenti self made man, ieri i Berlusconi, oggi i Casaleggio. Per motivi diametralmente opposti, e quindi dalla prospettiva di una classe diametralmente opposta, noi abbiamo visto invece in Casaleggio l'imprenditore miliardario che promuove interessi opposti a quelli delle classi subalterne. Abbiamo visto in Casaleggio l'uomo che ha iniziato la sua carriera politica a braccetto con Forza Italia (6), che è entrato in competizione coi leghisti per l'interlocuzione con la borghesia imprenditoriale del Nord Est, che ha preso posizione a favore del reato di clandestinità (posizione che ne dimostra pienamente la grande umanitàattribuitagli dagli intellettuali della borghesia buona!; 7). Un innovatore dunque certamente rispetto alla forma - in quanto inventore dei meetup e della sedicente “democrazia della rete” in cui uno varrebbe uno -  ma non nella sostanza del suo progetto politico, profondamente reazionario.
 
L' “onestà” per il grillismo e per i comunisti
Al funerale di Gianroberto Casaleggio, il pubblico presente gridava commosso: “onestà, onestà!”. Ma l''“onestà” proposta da Grillo è quella che al massimo si limita al rispetto della legalità borghese, è quella che facendo leva sulla “legalità” stessa ritiene legittimo ad esempio che un padrone delocalizzi, licenziando i lavoratori e spostando l'impresa in altri Paesi, per meglio sfruttare nuovi operai e tenere alti i profitti. L'“onestà” dei Casaleggio è quella che riconosce il “diritto democratico” dei fascisti di potere esprimere liberamente le loro posizioni, che reputa giusto che una persona che fugge dalla miseria e dalla fame – benefici umanitari degli Stati imperialisti – sia considerata “clandestina” e venga dunque espulsa dai civili Paesi occidentali per essere rispedita al suo inferno di provenienza. In sintesi, la loro onestà è quella di chi nei fatti accetta, e difende, la proprietà privata dei mezzi di produzione e distribuzione della ricchezza, origine delle profonde diseguaglianze economiche e sociali esistenti in tutto il mondo (e che per il grillismo, nella migliore delle ipotesi, si tratta semplicemente di ridurre); è l'“onestà” di chi legittima l'esistenza nella società di sfruttatori e sfruttati.
Siamo fieramente nemici di classe di questa “onestà” ipocrita e borghese. L'unica “onestà” che da rivoluzionari riconosciamo è quella di chi lotta contro questo sistema economico disumano, causa ultima – a tutte le coordinate geografiche - di sfruttamento, oppressione e miseria generalizzati. Riteniamo “onesto” chi rifiuta la mercificazione dell'essere umano, chi non riconosce frontiere fra le persone nel globo terrestre, chi non distingue fra nativi e stranieri, fra persone “regolari” e “clandestini”, chi lavora alla costruzione di un mondo diverso, senza padroni né schiavi, un mondo finalmente libero da ogni forma di sfruttamento e oppressione.
 

Note
1) Da rimarcare in particolare la posizione espressa da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che in passato aveva strizzato l'occhio al grillismo prima che le sue avances venissero rispedite al mittente: «Esprimo le mie più sentite condoglianze e quelle di Rifondazione Comunista alla famiglia di Gianroberto Casaleggio, al Movimento 5 Stelle e a Beppe Grillo, che perde un amico. Domani sarà il tempo della valutazione dell'azione di Casaleggio, oggi è il tempo del silenzio e del rispetto: riposa in pace». Non una parola sul progetto politico reazionario costruito dal deceduto leader pentastellato.http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/morto_roberto_casaleggio_reazioni_virginia_raggi-1665048.html
2) Sui rapporti delle forze politiche, sindacali e di movimento della sinistra nostrana col grillismo consultare:http://www.alternativacomunista.it/content/view/2054/41/
3) Del resto, il parlamentare grillino Alessandro Di Battista può vantare l'esempio del padre, che si autodefinisce orgogliosamente “fascista” mentre tesse le lodi del figlio: http://www.huffingtonpost.it/2015/10/18/padre-di-battista-fascista_n_8324272.html
4)  http://www.alternativacomunista.it/content/view/1793/47/
5) Consultare a titolo d'esempio: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-04-12/la-storia-casaleggio-anni-olivetti-blog-grillo-la-passione-la-rete-123723.shtml?uuid=AC4Cs15C&refresh_ce=1
6) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/29/casaleggio-nel-2004-candidato-in-lista-civica-di-politico-di-forza-italia/546459/
7) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/10/reato-di-clandestinita-grillo-e-c

mercoledì 20 aprile 2016

Robertoooo!

Marazico


Hai cominciato coi democristiani
ai tempi de Andreotti e de Fanfani.
A Craxi l’hai sfonnato e fatto nero
pure dopo che è annato ar cimitero.
Vent’anni hai sbeffeggiato Berlusconi
quanno potevi, in tutte le occasioni.
M’hai fatto ride e faccio er battimani,
e come me milioni d’italiani,
ma spiegace perché, improvvisamente,
su chi comanna mo nun dici niente.
Due so’ le cose: o sei rincojonito,
o pure te sei ‘n servo de partito.
E si che gli argomenti non mancano.
Papà banchieri, Verdini, sguattere del Guatemala…Avoja.
E poi dico: hai massacrato (giustamente) il padre putativo, perchè il figlio no? Perchè è delle parti tue?

Finalmente la proposta attuativa della legge 5/2014 che definisce i nuovi Ambiti di Bacino Idrografico è arrivata in Commissione ambiente per essere discussa in Consiglio regionale.

Coordinamento regionale Acqua Pubblica Lazio

 Oggi (ieri ndr)  una nostra folta delegazione si è recata in Regione in occasione della conferenza dei capigruppo. Finalmente la proposta attuativa 238/2015 della legge 5/2014 che definisce i nuovi Ambiti di Bacino Idrografico è arrivata in Commissione ambiente per essere discussa in Consiglio regionale. Il Presidente Leodori ci ha informato di questo all’inizio della stessa conferenza e ci ha fatto sapere che la Giunta (con quasi un anno e mezzo di ritardo! ) presenterà la sua proposta il 28 aprile e che la Commissione a quel punto esaminerà congiuntamente le due proposte per tentare di giungere ad una sintesi. Lo stesso Presidente ha previsto un tempo di 30 giorni per la discussione in Commissione e quindi l’arrivo in aula della proposta nella prima metà del mese di giugno. È sicuramente positivo che finalmente la Regione abbia rotto gli indugi, ora, però, il confronto si sposta sul merito all’interno della commissione. Sarà fondamentale nei prossimi trenta giorni che comitati, cittadini e amministrazioni facciano sentire la loro pressione affinché il risultato sia alla fine a favore dei cittadini e non di ACEA S.p.A. Come comitato provinciale acqua pubblica Frosinone diamo appuntamento a mercoledì’ 27 aprile alle ore 18 a Frosinone presso il Salone dell’Amministrazione provinciale dove la presentazione del libro “Historia de la condotta ‘nfame” di Severo Lutrario con la partecipazione del Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, diverrà un’ assemblea di mobilitazione in cui decidere collettivamente le azioni da intraprendere nell’immediato futuro.

martedì 19 aprile 2016

Siamo sicuri che sia sempre colpa del popolo bue?

Luciano Granieri



Dopo ogni delusione elettorale, partono le invettive contro il popolo bue. Si mette in risalto  l’ignoranza e l’indolenza di una collettività   che quando vota, o decide di astenersi,  lo fa mossa  dalla pigrizia e dal sussiego al potente di turno, a quello che strilla di più e promette  mirabilie.  

E’ accaduto anche a seguito dal non raggiungimento del quorum al  referendum contro le trivelle. Ma siamo proprio sicuri che sia realmente così? Proviamo a chiederci se certi comportamenti  siano veramente frutto del "voto di scambio”,  del disinteresse, oppure scaturiscano da una scelta precisa e consapevole. Molto probabilmente i  Berlusconi, i Renzi  piacciono agli italiani. Il loro comportamento li rassicura, li tranquillizza, anzi suscita ammirazione ed invidia. 

Evidentemente il modo in cui questi  leader e le loro corti asservite  si pongono davanti alla gente è molto convincente. Sapere che qualcuno ti toglie dall’imbarazzo di dover scegliere  e, quando la scelta s’impone (come per i referendum), sempre questo qualcuno ti invita a lasciar perdere, giustificando l’astensione, è rassicurante. Ognuno va avanti per la propria strada, tanto al governo del Paese c’è chi  ci pensa. E’ molto meno gravoso esercitare il proprio diritto democratico assegnando ad una persone lo scettro del comando, piuttosto che stare li a discutere, quali provvedimenti il designato dovrebbe, o non dovrebbe, adottare.

 A pensarci bene, se non fosse stato per la tragedia della seconda  guerra mondiale, Mussolini avrebbe monumenti in ogni angolo del Paese. La Costituzione è stata sempre vista come un impedimento, sin dal mese dopo la sua promulgazione,  perché promuove la partecipazione alla vita politica dei cittadini, e ne   assicura accesso pieno ai diritti, faccende maledettamente faticose da trattare e mettere in pratica. 

Questo atteggiamento ha la massima espressione nella nostra Provincia dove sindaci,  i presidenti di Regione sono investiti  dal popolo senza che questo si ponga il problema su come intendano governare.   Non è un caso che in Ciociaria, ed in particolare nel Capoluogo, si sia rilevato un tasso di astensione fra i più elevati, la prima nel Lazio in questa classifica non certo onorevole. Del resto nelle graduatorie del disonore il nostro territorio primeggia abbastanza diffusamente. 

Allora se questa è l’analisi, la debacle delle sortite elettorali non è colpa del popolo ma investe la capacità di chi non riesce ad entrare in sintonia con il popolo stesso nel proporre soluzioni diverse. Ciò che si fa fatica a spiegare è che se la bolletta dell’acqua è troppo alta  non è colpa di Acea che fa i proprio interessi,  ma di colui che abbiamo investito imperatore , il quale consente alla  multi-utility di disporre  del portafoglio dei cittadini anche quando questo è vuoto. 

Se la disoccupazione è elevatissima, in Ciociaria 135.000 presone  sono a spasso, non è colpa della crisi, ma di quelli a cui abbiamo delegato il comando. Coloro  i quali emettono provvedimenti per cui , con  l’obbiettivo finto di incentivare l’occupazione,   ingrassano le solite multinazionali. Se  un oleodotto si spacca come accaduto a Genova e il petrolio compie veri e propri disastri ambientali, non è colpa del destino cinico e baro, ma del rassicurante dominus, che per favorire gli interessi dei petrolieri, infesta il mare e i corsi d’acqua di pericolosi impianti di trivellazione.  

Manca dunque  la capacità di suscitare ragionamenti che pongano  in connessione  le conseguenze di una sciagura  per la collettività  direttamente con le decisioni dell’investito dal popolo.  E’ difficile incanalare le questioni su questa strada perché l’azione dei media, asserviti a chi comanda  pone non pochi ostacoli. Ma è necessario provarci, perché altrimenti la colpa sarà sempre   nostra, di coloro  cioè che vorrebbero cambiare le cose,  non del popolo bue, che tanto bue non è. Ciò dovremo ricordarlo soprattutto ora che ci stiamo impegnando nella battaglia referendaria sulle questioni istituzionali e sociali. 

lunedì 18 aprile 2016

Riforma costituzionale, depositato questa mattina in Cassazione il quesito per chiedere il referendum sulla “deforma” Renzi-Boschi.

Coordinamento per la democrazia costituzionale



Riforma costituzionale, depositato questa mattina in Cassazione il quesito per chiedere il referendum sulla “deforma” Renzi-Boschi. Alfiero Grandi (vicepresidente del Comitato): «Le decisioni in materia costituzionale riguardano tutti i cittadini e la volontà popolare deve entrare subito in campo. Riforma da respingere perché sottrae potere al popolo accentrandolo nelle mani del presidente del Consiglio».


Un’autorevole delegazione del Comitato per il No nel referendum costituzionale sulla legge Renzi-Boschi, guidata dal presidente prof. Alessandro Pace, e del Comitato contro l’italicum ha depositato questa mattina in Cassazione il quesito con la richiesta di referendum, come previsto dall'articolo 138 della Costituzione, per sottoporre al giudizio popolare la  legge costituzionale Boschi-Renzi approvata in via definitiva lo scorso 12 aprile e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile. Hanno firmato la richiesta autorevoli giuristi come Alessandro Pace, Massimo Villone, Luigi Ferrajoli e l'ex giudice costituzionale Paolo Maddalena, il giudice Riccardo De Vito, i vice presidenti dei due Comitati, Alfiero Grandi e Anna Falcone, gli avvocati Antonio Pileggi e Enzo Palumbo, oltre ad Antonio Falomi, Giulia Rodano, Vittorio Bardi, Paolo Palma, Franco Russo, Alfonso Gianni, Giovanni Russo Spena, Gianni Ferrara, Pier Luigi Sernaglia.
Si tratta di un’iniziativa, ha dichiarato Alfiero Grandi, «che si rivolge alle elettrici e agli elettori» e si è resa necessaria «per sottolineare che le decisioni in materia costituzionale riguardano tutti i cittadini e che la volontà popolare deve entrare in campo immediatamente». Soprattutto perché, sottolinea Alfiero Grandi, «queste deformazioni della Costituzione, insieme alla nuova legge elettorale ipermaggioritaria fin troppo simile al porcellum» tentano «il ribaltamento dell'assetto costituzionale del 1948 che ha messo al centro i cittadini», mentre «il governo ha voluto ad ogni costo introdurre un assetto istituzionale centrato sul governo e in particolare sulla persona del Presidente del Consiglio. Non è ancora presidenzialismo - aggiunge Alfiero Grandi - ma certamente è una svolta preoccupante nella direzione dell'accentramento del potere in poche mani e di un parlamento definitivamente subalterno all’esecutivo». «Questo cambiamento epocale - conclude Grandi - introdotto in modo confuso, ambiguo, senza un parlamento espressamente delegato a questi cambiamenti e per di più eletto con meccanismi aboliti dalla Corte costituzionale deve essere fermato con il referendum popolare» che «sarà una grande occasione per fermare lo scivolamento del nostro sistema istituzionale nato dalla Resistenza».
Il Comitato conta di raccogliere le 500.000 firme richieste dalla legge nel termine previsto di modo che l'indizione del referendum sia frutto di una mobilitazione di base dei cittadini che vogliono opporsi allo scempio della Costituzione e riaffermare la perenne attualità dei beni pubblici repubblicani che i Costituenti hanno consegnato alle future generazioni.

domenica 17 aprile 2016

Il partito contro le trivelle prenderebbe il potere con l'Italicum.

Luciano Granieri


Sabato scorso 16 aprile, è iniziata la nostra battaglia referendaria. Il Comitato locale democrazia Costituzionale, insieme con gli altri comitati per i referendum sociali, fra cui i Cobas scuola, ha organizzato un banchetto di raccolta firme in via Aldo Moro. L’impresa è stata titanica, infatti si chiamava la distratta  movida pomeridiana a firmare contro le due norme dell’Italicum (candidature bloccate e premio di maggioranza), le quattro disposizioni sulla “Cattiva” scuola,  il piano sugli inceneritori, e la petizione popolare, affinchè il decreto attuativo della legge Madia, non vanifichi quanto il referendum del 2011 sull’acqua ha sancito, ossia il principio che questo bene non deve costituire fonte di profitto per le multinazionali private. 

Lo diciamo subito il risultato non è stato esaltante. Siamo riusciti a raccogliere 35 firme per tutti i quesiti, ben nove. Ricordiamo che per l’indizione dei referendum servono almeno 500mila firme. In realtà anche il Governo, strumento in mano alle lobby finanziarie,  sta giocando la sua battaglia per sancire il modello di società che più sta a cuore ai suoi mandanti. La prima trappola da disinnescare è stata quella messa sulla nostra strada dal Ministero dell’Interno e dalla Questura di Roma. I due enti, attraverso un provvedimento ad hoc, avevano imposto il divieto della raccolta firme il 16 e il 17  aprile perché ritenevano che ciò potesse costituire  momento di campagna referendaria, in un periodo vietato,  a favore del SI nel referendum contro le trivelle.  

La trappola pretestuosa, quanto fuori luogo è stata disinnescata  attraverso l’accettazione da parte del TAR di Roma del ricorso presentato dal Comitato Nazionale per il SI nei referendum abrogativi sull’Italicum,  contro il provvedimento ministeriale .  La  raccolta firme ha potuto avere luogo, pur avendo cura di tenere a disposizione le carte del ricorso, ove mai alla Digos fosse venuto in mente di venire a controllare e reclamare il rispetto di un provvedimento annullato. 

Altro ostacolo da  superare è la totale mancanza di informazione da parte della  gente su quanto si sta abbattendo sulle loro teste. E’ vero che ogni cittadino dovrebbe essere informato, sull’Italicum, sulla cattiva scuola, sull’acqua pubblica, sugli inceneritori, ma certamente quelle poche informazioni che i media asserviti al potere  riportano sono quanto meno  fuorvianti. In effetti l’utilità di questo primo appuntamento, oltre che per l’ottenimento di 35 firme si è rivelata per l’opportunità  di dare  maggiori informazioni a spiegare le dinamiche dello scippo democratico e sociale che si sta preparando. Fortunatamente  è iniziato un passa parola, per cui ai prossimi banchetti, molti che hanno firmato, spingeranno loro conoscenti a fare altrettanto.  Speriamo dunque che la partecipazione ai prossimi appuntamenti sia più numerosa. 

Per rimanere alla stretta attualità vorremmo fare una riflessione sui risultati del referendum contro le trivelle. Come è noto il quorum non è stato raggiunto, anche perché le scorrettezze messe in campo dalla banda di quaquaraquà  asserviti alle lobby del petrolio sono state vergognose, e su questo  infido campo noi referendari dovremmo abituarci a muoverci.  

Facendo due conti risulta che sia  andato a votare il 32%  degli aventi diritto.  Di questi l’82% ha votato SI. In pratica  12 milioni circa di cittadini si è espresso contro le trivelle. E’ istituzionalmente giusto che  l’orientamento di 12 milioni di persone non possa determinare la cancellazione di una norma che interessa tutta la popolazione.  

Ebbene  nel combinato disposto fra  legge elettorale “Italicum” e la riforma costituzionale approvata la settimana scorsa, saranno sufficienti meno votanti di quelli sul referendum contro le trivelle    per permettere ad un unico Partito,  che esprimerà il premier, di  conquistare la Camera,  e quindi il Governo del Paese. Saranno sufficienti 6-7 milioni di consensi  per consentire di fatto ad un monarca e alla sua schiera di accoliti di comandare senza coinvolgere i cittadini, o meglio sudditi,  e i loro rappresentanti. Questi potranno asservire alla loro volontà anche gli organi di garanzia,  come  La Corte Costituzionale, Il Consiglio Superiore della Magistratura. 

12 milioni di cittadini non sono stati sufficienti a rendere valida la consultazione referendaria contro le trivelle. Ne basteranno molti  meno per sancire la dittatura dei poteri speculativi e finanziari, se non si abolisce l’Italicum e se passa la riforma costituzionale. E’ uno spunto che lasciamo alla vostra riflessione e speriamo che possa convincere  un maggior numero di persone   venire presso i nostri banchetti e firmare per la democrazia.