Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 29 aprile 2016

PER UNA PRIMAVERA DEL LAVORO


     IL SEGRETARIO PRC-SE   PAOLO CECCANO  


Oggi è il giorno del lavoro negato, quello che rende le persone meno libere ed le espone al ricatto sociale.
Più di ogni altro luogo, la provincia di Frosinone con le sue cifre riguardo la disoccupazione è un esempio in negativo per l’intero paese. La continua deindustrializzazione del territorio, con la costante riduzione dei servizi da parte degli enti locali altro non si produce che l’aumento del tasso di disoccupazione senza segni di inversione.
Cosa fare? Occorre una “nuova primavera del lavoro”, una riedificazione che non sia ovviamente solo stagionale ma che costituisca, il lavoro, la struttura sociale che dia linfa ad una nuova era di civiltà. Il lavoro che produca ricchezza sociale, dignità individuale e che non sia più merce di scambio finalizzata al profitto, all’accumulazione di capitale per alimentare l’attività finanziaria speculativa.

Il Partito Rifondazione Comunista pone questa istanza aderendo all’iniziativa organizzata per oggi dalla Vertenza Frusinate Disoccupati e Precari e da voce al bisogno di liberare tutte le energie possibili per riacquisire il fondamento di una esistenza libera e dignitosa quale è il lavoro. 


Le intimidazioni padronali non fermeranno la nostra lotta!

Intervista a Luis Seclen, vittima di un attentato incendiario

Siamo ad Agrate Brianza, nell’hinterland milanese. Insieme a una trentina di persone, tra operaie e solidali, stiamo picchettando i cancelli della Montrasio, una delle tante cooperative dove i diritti dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici, vengono ogni giorno calpestati.
Qui con noi c’è Luis Seclen, dirigente del del Si.cobas, il sindacato che sta organizzando la lotta, e dirigente di Alternativa Comunista, che ha subito, proprio per aver organizzato questa lotta, un attentato incendiario che gli ha devastato la macchina.
Luis puoi raccontarci quando è iniziata la lotta delle operaie della Montrasio e quali sono i motivi?
Tutto è iniziato la scorsa estate. Dopo una serie di segnalazioni fatte all’Inps, si è scoperto che la cooperativa non versava tutti i contributi pensionistici che spettavano alle operaie. Ulteriori verifiche hanno fatto emergere, oltre a quelle contributive, delle differenze salariali: lo stipendio era inferiore a quello che doveva essere corrisposto secondo il Contratto Nazionale di categoria.
E’ così che il 28 agosto, dopo aver chiesto inutilmente un incontro con i dirigenti della cooperativa per sanare le varie irregolarità, le lavoratrici hanno deciso di indire lo stato di agitazione che ha segnato l’inizio della lotta.
Mi sembra di capire che le lavoratrici fin da subito si sono dimostrate decise a difendere i loro diritti, o sbaglio?
No, non ti sbagli. Premetto che dei circa trenta tra operai e operaie della cooperativa, oltre una dozzina sono iscritti al Si.cobas, il solo sindacato che qui oggi difende con la lotta, le mobilitazioni e i picchetti, i lavoratori di un settore in cui i diritti politici e sindacali sono costantemente negati.
E’ successo anche qui da noi. Dopo una serie di vicissitudini tre iscritte al nostro sindacato a novembre sono state lasciate a casa. Dico lasciate a casa perché la cooperativa non le ha licenziate, ha solo intimato loro di non presentarsi al lavoro.
Perché?
Perché per risparmiare poche decine di euro di tasse, l’azienda non ha voluto licenziarle formalmente: questo ha impedito alle lavoratrici di poter chiedere il sussidio di disoccupazione. Sono state lasciate senza lavoro, senza stipendio, e senza quel minimo di sostegno che oggi garantisce il sussidio di disoccupazione.
Cosa è successo in seguito?
E’ successo che il 18 gennaio del 2016, insieme alle lavoratrici, abbiamo organizzato uno sciopero per il ritiro dei licenziamenti (nel frattempo saliti a 7). Anche in questo caso la cooperativa ha continuato con i suoi trucchi: visto il successo dello sciopero ha deciso il ritiro dei “licenziamenti”, ma solo quattro sono effettivamente tornate al lavoro. Ma non solo. Abbiamo richiesto nuovamente l’applicazione del Contratto Nazionale  (nel frattempo la cooperativa ha deciso di non fare più riferimento a quello della logistica ma al contratto dei tessili, più vantaggioso per lei).
Avevamo raggiunto un accordo per far sì che entro marzo venissero sanate tutte le irregolarità.
Tieni conto che la cooperativa paga un salario di 950 euro per 220 ore al mese di lavoro, quando in realtà dovrebbero essere 1400.
Ma anche questa volta la cooperativa non ha rispettato l’accordo. I dirigenti hanno inviato una proposta per cui il recupero salariale veniva spostato a ottobre 2018! Così il 29 febbraio abbiamo fatto un secondo sciopero.
Gli altri sindacati, la Cgil ad esempio, che ruolo hanno avuto?Devi sapere che da noi, come in molte cooperative, la Cgil non esiste. Solo di recente i suoi burocrati sono stati contattati dalla cooperativa allo scopo di tesserare qualche lavoratore appena assunto, quindi facilmente ricattabile, al solo scopo di consentire alla cooperativa di siglare un accordo formalmente valido ma in realtà di nessuna garanzia per i lavoratori.
Come in decine di altre situazione la Cgil ha svolto il ruolo di sindacato di “comodo” al soldo dei padroni.
E adesso come pensate di continuare con la lotta? Due giorni fa sei stato vittima di un attentato incendiario: ti hanno bruciato e distrutto la macchina proprio per il tuo ruolo di attivista sindacale al fianco degli operai e delle operaie.
Da parte delle lavoratrici e del Si.cobas c’è la volontà di resistere un minuto in più dei padroni. Minacce, intimidazioni, avvertimenti di stampo criminale non ci fermeranno.
Domani (venerdì 29 aprile, ndr) dovremmo avere un incontro, speriamo chiarificatore, coi vertici della cooperativa. Ma fin da oggi devono aver chiaro che non accetteremo più rinvii, trucchi e perdite di tempo. Se pensano di fiaccare la nostra resistenza si sbagliano di grosso. Da qui non ce ne andremo finché non vedremo riconosciuti i diritti di tutte le lavoratrici e lavoratori di aver garantiti i loro diritti alla libertà sindacale, politica, a un salario come a loro compete, in poche parole senza il riconoscimento della nostra dignità!
Come Pdac continueremo a essere al fianco di questa e delle altre lotte che si stanno sviluppando specialmente in questo settore e nel nord. L'appello a tutti gli attivisti, politici e sindacali della sinistra, è a sostenere queste lotte, favorendone l'estensione e il rafforzamento, e ad organizzare l'autodifesa dei picchetti di sciopero dalle violenze padronali e poliziesche.
  

giovedì 28 aprile 2016

Mercato criminale

Luciano Granieri

Un medicinale salvavita come il Sintrom non è  disponibile nella farmacie. L’Aifa  (Agenzia Italiana per il farmaco) ha comunicato che la distribuzione riprenderà per il 6 maggio. Ma per ora chi ne è sprovvisto va incontro rischi seri per la propria salute.  Il Sintrom  è  un anticoagulante orale che si assume per fluidificare il sangue e renderlo meno incline alla formazione di coaguli, riducendo così il rischio della formazione di trombi. I malati che devono assumere il medicinale  sono affetti da tutta una serie di patologie cardiocircolatorie  gravi, fra cui, trombosi venose profonde o fibrillazioni atriali. 

La terapia dura per tutta le vita.  I  pazienti anticoagulati sono in serio e allarme  perchè,  pur esistendo  farmaci simili,  per la loro somministrazione sono necessari  esami di compatibilità e non è   certo che tutti possano assumere tali medicinali  senza subire pericolose controindicazioni. Una situazione drammatica dunque. 

Ma perchè un farmaco così essenziale per la vita non è disponibile? Sembra   si tratti come al solito di una sporca storia di soldi. L’Acenocumarolo, il principio attivo del Sintrom,è una molecola complessa, ma  si ottiene in  laboratorio con un procedimento non particolarmente costoso. Il che consente la vendita del Sintrom ai vari sistemi sanitari nazionali a prezzi bassi, tali da non consentire importanti margini di profitto. E’ ipotizzabile dunque che per questo motivo la Novartis, casa che distribuisce il Sintrom, abbia ceduto il farmaco ad società lussemburghese la quale ancora non è in grado di garantirne la produzione in modo regolare e sufficiente a soddisfare le richieste. 

Resta poi  da verificare  come  la stessa casa lussemburghese si regolerà per la distribuzione, concedendo  magari priorità a quei sistemi sanitari disposti a pagare maggiormente una specialità medicinale  che se, come detto,   assicura la vita a molti pazienti, non è altrettanto salutare per i profitti degli azionisti.  

In buona sostanza, qualora  tutto ciò fosse confermato, si sarebbe proceduto alla dismissione di un asset (la sostituzione del termine “medicinale “con “asset” ci sta  tutta) poco remunerativo senza minimamente curarsi di quei pazienti che legano alle proprietà terapeutiche del Sintrom  la loro sopravvivenza. 

E’ odioso e criminale tutto ciò, ma non c’è di che  stupirsi. Non sarebbe la prima volte, nè sarà l’ultima, che il profitto finanziario è predominante rispetto alla vita delle persone. Quando dalle colonne di questo blog, continuiamo a denunciare la criminalità del sistema liberista, non è per mania di persecuzione o per profonda sindrome comunista, è semplicemente perchè spesso ci si imbatte in casi di "mercato criminale". La vicenda del Sintrom, se accertata,  potrebbe accrescere la pur cospicua casistica che avvelena le nostre vite. 

Respirare, dissetarsi, curarsi, nutrirsi,  cioè usufruire di quegli elementi indispensabili alla sopravvivenza, sarà sempre più difficile senza pagare tangenti al mercato. E’ un triste ineluttabile destino, perchè accettato con rassegnazione anche da chi lo subisce.  Sarebbe auspicabile, quanto necessario, cominciare proprio dal convincere i rassegnati che un altro modo di vivere è possibile e con loro iniziare la lotta, per una conquista molto semplice: il diritto di vivere anzichè scomparire.

VERTENZA ACEA: I SINDACI VADANO FINO IN FONDO SULLA STRADA DELLA RISOLUZIONE CONTRATTUALE PER COLPA DEL GESTORE.

Il Segretario PRC-SE   Paolo Ceccano

La Conferenza dei Sindaci dell’Autorità dell’ATO n. 5 di Frosinone (A.A.T.O.), con l’adozione della
Delibera n. 2 del 18/02/2016 ha dato avvio alla procedura di risoluzione contrattuale con il gestore del servizio idrico, fissando in 180 giorni il termine entro il quale l’Acea dovrà provvedere a sanare le inadempienze contestate, per evitare la risoluzione della Convenzione di gestione.
Con tale delibera, carente e contraddittoria sotto molti aspetti, la Conferenza ha nel contempo respinta quella proposta da un gruppo minoritario di sindaci della Provincia e sostenuta dal Coordinamento Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone, ingenerando il sospetto di una finta risoluzione contrattuale da dare in pasto ai cittadini, per motivi tattici ed elettoralistici.
Si deve sottolineare, però, che proprio per questo la formale messa in mora di Acea riveste un particolare significato politico e rappresenta un indubbio successo della lotta condotta dai Comitati Acqua Pubblica, perché per la prima volta tutti i Sindaci schierati da oltre un decennio con Acea, hanno dovuto adottare un atto che comunque riconosce le gravi irregolarità e le reiterate inadempienze del gestore idrico, da loro sempre negate o ignorate fino alla Conferenza del 18 febbraio.
Ora si tratta di non far passare inutilmente questi 180 giorni, molto generosamente concessi ad Acea dalla Conferenza dei Sindaci, per poter arrivare finalmente al traguardo della risoluzione contrattuale e rendere possibile la gestione pubblica del servizio idrico, nel rispetto dell’esito del referendum del giugno 2011.
Innanzitutto, occorre impegnarsi per bloccare e contrastare le manovre in atto volte a salvaguardare la gestione Acea e a lasciare le cose come stanno.
E’ necessario, perciò, opporsi con forza all’approvazione di ulteriori aumenti tariffari, che il Presidente Pompeo e la Segreteria Tecnico Operativa (S.T.O.) sembrano incredibilmente intenzionati a proporre, proprio durante il periodo di messa in mora dell’Acea, la quale  è morosa nei confronti dei cittadini utenti, che hanno diritto ai rimborsi per i mancati investimenti, la pessima qualità del sevizio, le bollette gonfiate e i conguagli illegittimi.
Oltretutto è in atto il tentativo di far approvare dall’Assemblea dei Sindaci entro il 30 aprile, insieme alle tariffe 2016/2019, anche la nuova convenzione di gestione, secondo lo schema tipo predisposto dall’ AEGSI (Autorità per l’Energia, il Gas e il Servizio Idrico) con delibera del 23 dicembre.
Come dire che non si vuole cambiare nulla .
E’ giunto il momento, invece, di andare fino in fondo sulla strada della risoluzione contrattuale per colpa del gestore; anche a tal fine è indispensabile, inoltre, che i partiti e i Sindaci che intendono effettivamente tutelare gli interessi dei cittadini e dei Comuni, si attivino per ottenere le dimissioni dei dirigenti della S.T.O., la struttura tecnica dell’Autorità d’Ambito che avrebbe dovuto vigilare sull’operato del gestore e che invece è stata vergognosamente complice di Acea Ato 5 SpA, omettendo d’intervenire contro i suoi comportamenti illegittimi (come per esempio i distacchi dei contatori o la loro sostituzione in assenza e all’insaputa degli utenti) e avallando ogni sua iniziativa e pretesa di aumenti tariffari.
Sulla vertenza Acea bisogna incalzare i candidati sindaci per costringerli a dire chiaramente da che parte stanno: con i cittadini o con una società privata che sta facendo affari d’oro sull’acqua, in spregio dei loro diritti e dell’interesse pubblico generale.

Scompaiono i farmaci salvavita

La Presidenza dell’AIPA ( Francesco Notarcola - Tullio Raponi - Antonio Marino)


Da circa 15 giorni è scomparso dalle farmacie del Capoluogo e dei paesi adiacenti il medicinale SINTROM. Un medicinale salva vita indispensabile per i pazienti cardiopatici ed anticoagulati.
L’AIPA, da subito, ha interessato la Direzione generale della asl di Frosinone ed i medici dell’ambulatorio TAO ( Terapia Anticoagulante Orale) di Viale Mazzini.
Il passaggio ad altro medicinale presuppone, a detta dei medici,  un lungo periodo di adattamento e di studio per ogni paziente. L’iter nuovo costringe i pazienti a continui prelievi ematici e controlli. In alternativa è indispensabile far ricorso alle iniezioni di eparina ( Una la mattina e una la sera) con notevole aumento dei costi.
Lo stress, il disagio e la preoccupazione sono notevoli  perché non si vede alcuna prospettiva di risoluzione del problema e perché non si conoscono le cause della scomparsa del medicinale.
Perdurando tale situazione di difficoltà l’Associazione si vedrà costretta ad organizzare adeguate iniziative  per poter ripristinare una normalità di cura e di difesa della salute, trattandosi di un medicinale salvavita.
L’associazione invita, ancora una volta, la Direzione generale della ASL a far sentire la propria voce ed il proprio interesse per rassicurare gli animi di migliaia ( circa 7 mila in provincia) di persone in apprensione.
nt-weight:normal'>Frosinone 27 aprile 2016                          

martedì 26 aprile 2016

Infermieri senza frontiere in azione

Infermieri senza frontiere.

Un bel successo, nonostante le condizioni meteorologiche, la prima giornata di "INFERMIERI SENZA FRONTIERE". L’iniziativa  ha richiamato  l'attenzione del cittadino sorano alla prima iniziativa sul monitoraggio dei parametri vitali. La mattinata che si è svolta tra le ore 10:00 -12:00 del giorno 24/04, ha visto aderire un totale di 62 persone, di età compresa tra i 55 e gli 80 anni di età. Ma tra coloro che hanno partecipato non è mancata la presenza dei giovani. Tra i vari cittadini monitorati, sono stati rilevati dei casi di ipertensione arteriosa, non noti ai cittadini stessi. E tra l'altro è stato riscontrato  un caso di enfisema polmonare, con saturazione 78% in seguito alla quale è stata consigliata una visita specialistica; inoltre è stato fatto anche un intervento domiciliare ad una signora cateterizzata a cui sono state date delle indicazioni riguardo la riabilitazione vescicale. Tra i presenti, vi è stato un maggior afflusso di persone di sesso maschile piuttosto che femminile. Sollecitati anche dai cittadini come dalle nostre intenzioni a quest'iniziativa ne seguiranno altre, in altri punti nella città. E ricordate come disse Arthur Schopenhauer, la salute non è tutto ma senza salute tutto è niente. Ringraziamo ancora la Presidenza del Consiglio Comunale di Sora nella persona del Presidente Salvatore Meglio e il Dott. Stefano Marini della Farmacia Marini per averci supportato concretamente in questa prima esperienza a vantaggio del cittadino.




ACQUA TRADIMENTO DI STATO

Alex Zanotelli.


Quello che è avvenuto il 21 aprile alla Camera dei Deputati è un insulto alla democrazia. Quel giorno i rappresentanti del popolo italiano hanno rinnegato quello che 26 milioni di italiani avevano deciso nel Referendum del 12-13 giugno 2011 e cioè che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto su questo bene. I Deputati invece hanno deciso che il servizio idrico deve rientrare nel mercato, dato che è un bene di “interesse economico”, da cui ricavarne profitto. Per arrivare a questa decisione(beffa delle beffe!), i rappresentanti del popolo hanno dovuto snaturare la Legge d’Iniziativa Popolare (2007) che i Comitati dell’acqua erano finalmente riusciti a far discutere in Parlamento. Legge che solo lo scorso anno (con enorme sforzo dei comitati) era approdata alla Commissione Ambiente della Camera, dove aveva subito gravi modifiche, grazie agli interventi di Renzi-Madia.Il testo approvato alla Camera obbliga i Comuni a consegnare l’acqua ai privati. Ben 243 deputati (Partito Democratico e Destra) lo hanno votato, mentre 129 (Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana) hanno votato contro. A nulla è valsa la rumorosa protesta in aula dei Pentastellati. 
Ora il Popolo italiano sa con chiarezza sia quali sono i partiti che vogliono privatizzare l’acqua, ma anche che il governo Renzi è tutto proteso a regalare l’acqua ai privati. “L’obiettivo del governo Renzi-afferma giustamente R.Petrella- è il consolidamento di un sistema idrico europeo , basato su un gruppo di multiutilities su scala interregionale e internazionale, aperte alla concorrenza sui mercati europei e mondiali, di preferenza quotate in borsa , e attive in reti di partenariato pubblico-privato.” Sappiamo infatti che Renzi vuole affidare l’acqua a quattro multiutilities italiane:Iren, A2A,Hera e Acea. Infatti sta procedendo a passo spedito l’iter del decreto Madia (Testo unico sui servizi pubblici locali) che prevede l’obbligo di gestire i servizi a rete (acqua compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa “l’adeguatezza della rimunerazione del capitale investito.” (la dicitura che il Referendum aveva abrogato!) Tutto questo è di una gravità estrema , non solo perché si fa beffe della democrazia, ma soprattutto perché è un attentato alla vita. E’ infatti Papa Francesco che parla dell’acqua come “diritto alla Vita “ (un termine usato in campo cattolico per l’aborto e l’eutanasia). L’acqua è Vita, è la Madre di tutta la Vita sul pianeta. Privatizzarla equivale a vendere la propria madre! Ed è una bestemmia! 
Per cui mi appello a tutti in Italia, credenti e non, ma soprattutto alle comunità cristiane perché ci mobilitiamo facendo pressione sul Senato dove ora la legge sull’acqua è passata perché lo sgorbio fatto dai deputati venga modificato.
Inoltre mi appello:
Al Presidente della Repubblica , perché ricordi ufficialmente al Parlamento di rispettare il Referendum;
Alla Corte Costituzionale ,perché intervenga a far rispettare il voto del Popolo italiano;
Alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), perché si pronunci ,sulla scia dell’enciclica Laudato Si’, sulla gestione pubblica dell’acqua;
Ai parroci e ai sacerdoti, perché nelle omelie e nelle catechesi, sensibilizzino i fedeli sull’acqua come “diritto essenziale, fondamentale, universale” (Papa Francesco)
Ai Comuni e alle città, perché ritrovino la volontà politica di ripubblicizzare i servizi idrici come Napoli (Penso a città come Trento, Messina, Palermo, Reggio Emilia..).
Il problema della gestione dell’acqua è oggi fondamentale: è una questione di vita o di morte per noi, ma soprattutto per gli impoveriti del pianeta, per i quali, grazie al surriscaldamento del pianeta, l’acqua sarà sempre più scarsa. Se permetteremo alle multinazionali di mettere le mani sull’acqua, avremo milioni e milioni di morti di sete. Per questo la gestione dell’acqua deve essere pubblica, fuori dal mercato e senza profitto, come sta avvenendo a Napoli, unica grande città italiana ad aver obbedito al Referendum. 
Diamoci tutti da fare perché vinca la Madre, perché vinca la Vita:l’Acqua.

Alex Zanotelli
Napoli,25 aprile 2016

domenica 24 aprile 2016

Fausto e lo specchio

Marazico

Quanno parlavi ‘n se capiva niente,
ma infinocchiavi uguale un po’ de gente.
Pensavo: – Nun se sente da parecchio,
nun è che adesso parla co’ lo specchio? –
A giudicà da quello che se legge,
me sa che manco quello più te regge.


“Al meeting di Comunione e liberazione ho trovato il popolo.
Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava “una connessione sentimentale. Lì l’ho trovata».

Ipse dixit.
Che aggiungere.

Un 25 aprile negazionista

Luciano Granieri

Buon 25 aprile a tutti, compagne, compagni, amiche, amici, conoscenti, sconosciuti, italiane, italiani e cittadini di tutto il mondo.  Ciò che avvenne quel 25 aprile di 71 anni fa,   fu  il risultato dell’evolversi  di eventi  drammatici . Un percorso che nella sua tragicità   ci  ha  condotto  verso   un’ emancipazione democratica forse  unica . E’ una celebrazione fondamentale, non soltanto perchè  gli Italiani si sono liberati, dalla dittatura, dall’occupazione straniera, ciò è, o dovrebbe essere, noto. 

Quegli accadimenti in particolare hanno segnato l’appropriazione da parte della  comunità di un territorio. Uno spazio, non geograficamente determinato,  dove si possono decidere collettivamente le regole della convivenza, delle  relazioni sociali.  Nello spazio conquistato quel 25 aprile, ognuno può partecipare alla vita politica della comunità  trasformandosi  in cittadino a tutti gli effetti, anzichè rimanere suddito. Conseguentemente,  l’essere cittadino determina la possibilità di contribuire al progresso della comunità attraverso il lavoro e ricevere da essa i mezzi per vivere. L’abitare questo spazio significa  poter assicurare un’istruzione di qualità ai giovani,  usufruire di un servizio sanitario efficiente e  di tutti gli elementi necessari al pieno sviluppo della persona umana. Ma  soprattutto   qui si ripudia  la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie.  

Festeggiare il 25 aprile significa celebrare tutto questo. Non è poco. Eppure una tale   elevata valenza storica sociale e politica è stata riconosciuta solo fino alla fine degli anni ’70. L’avvento del ventennio berlusconiano, con lo sdoganamento degli ex fascisti e la loro partecipazione  al governo,  sancì l’ingresso del 25 aprile  nella categoria delle celebrazioni divisive. Si diffuse un fuorviante revisionismo storico, per cui nella tarda primavera del '45 determinò  il predominio di una parte, la quale  iniziò una, storicamente negata,  violenza vendicativa verso i vinti. 

Si arrivò  addirittura alla teorizzazione che gli oppressi fossero  stati più crudeli degli oppressori. Ciò fu il risultato dei venti friedmaniani della scuola di Chicago che investirono l’Europa  nei primi anni ’80 e che identificarono le regole democratiche  iscritte nella Costituzione, risultato politico di quel 25 aprile, lesive per il pieno sviluppo della tirannia del mercato. Ma la rivalutazione dei disvalori fascisti e nazisti non fu sufficiente. Riuscire  a distruggere il significato condiviso della vittoria della primavera del ‘45, provocò una polarizzazione,  e una  difesa  più determinata dell’idea di organizzazione sociale  uscita dal quel conflitto. 

Era necessario annullare, quasi   negare, che i valori della partecipazione democratica e del rispetto della dignità umana, attraverso il diritto di cittadinanza,  fossero mai esistiti. I post fascisti non erano attrezzati. Tale  operazione negazionista doveva essere  portata a termine attraverso la  corruzione di quelle forze politiche che si riconoscevano nei valori del  25 aprile. Era  compito della burocrazia riformista depotenziare il portato ideologico della resistenza. 

Si incaricarono i compagni illuminati e corrotti dalle regole neoliberiste ,di  raccontare agli altri compagni dalle antiche passioni politiche,  che  ci si era sbagliati. La libertà conquistata non era diritto del popolo ma dei potentati finanziari e tale libertà non poteva essere condizionata  da una Carta Costituzionale, inutile orpello  fuori dal tempo. .

Dalle celebrazioni contestate dai figli dei post fascisti, si è arrivati al negazionismo di oggi. In tutta Italia, domani si svolgeranno le manifestazioni dell’ANPI dei movimenti e delle associazioni che ancora credono in tutti i valori espressi dalla resistenza. Si registrerà probabilmente anche  un’ ampia partecipazione delle istituzioni. Ma cosa celebreranno le istituzioni? La liberazione dai tedeschi? La  liberazione dal giogo fascista, che poi in fondo così disumano non era?  Forse. Sicuramente non si valorizzerà quel luogo conquistato con il sangue dei partigiani, dove si pratica la partecipazione democratica, dove la legge è uguale per tutti, dove si ripudia la guerra, e  il lavoro, la tutela della salute, l’istruzione,  sono gli elementi  fondamentali  per la promozione della dignità umana. 

Quel luogo non esiste più, anzi non è mai esistito. Sotto quest’ottica si capisce chiaramente a cosa serve l’ennesimo attacco alla Costituzione  combinato con una legge elettorale buona per i sudditi e non per i cittadini. Dunque per combattere il negazionismo del 25 aprile, oltre che a partecipare in massa alle celebrazioni di domani, è necessario promuovere la raccolta delle firme per i referendum contro la riforma costituzionale Renzi-Boschi, contro l’Italicum e contro tutte quelle leggi, sulla scuola, sul “non” lavoro, sul degrado ambientale che alimentano il negazionismo. Perchè quel luogo in cui  i cittadini partecipano alle scelte politiche,  la cui dignità è difesa e sancita esiste ancora, nonostante tutto.