Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 17 dicembre 2016

Anagni, produzione di ceramiche contenenti ceneri derivanti dalla combustione di rifiuti: non pochi legittimi dubbi

Rete per la Tutela della Valle del Sacco



Com’è noto, la Società SAXA GRES srl ha acquistato, tramite procedura concordataria con il Tribunale di Frosinone, investendo circa 15 milioni di euro, lo stabilimento ex Area Industrie Ceramiche (ex Marazzi), sito nella zona industriale di Anagni, per riavviare la produzione di materiali ceramici. Stavolta però si utilizzerebbero nella produzione anche le ceneri e le scorie derivanti dai processi di combustione di rifiuti solidi urbani (RSU) e assimilati.
Quando si è appresa tale notizia, è sorto spontaneo un dubbio, che ci sembra legittimo: quale strategia di mercato può aver portato una società ad investire una somma così ingente per riattivare una produzione che aveva portato al fallimento delle precedenti Società, che pur non utilizzavano rifiuti da miscelare nel prodotto finito?
Prima di avanzare ulteriori dubbi, è necessario descrivere sinteticamente i contorni tecnici della questione.
I rifiuti che SAXA GRES intende inserire negli impasti di argilla utilizzati per la produzione di gres porcellanato, sono sostanzialmente di due tipi: 1. ceneri leggere; 2. ceneri pesanti e scorie.
Le ceneri leggere. Questo rifiuto può essere classificato sia come pericoloso, che come non pericoloso, a seconda che contenga o meno sostanze pericolose. Il codice identificativo (CER) riportato nel catalogo europeo (Decisione della Commissione 2000/532/CE del 3 maggio 2000), recepito nell’Allegato D alla Parte IVa del D.lgs. 152/2006, è infatti un cosiddetto CER “a specchio”, che appunto prevede la possibilità di classificare il rifiuto sia come non pericoloso - con CER 19 01 14, “ceneri leggere, diverse da quelle di cui alla voce 19 01 13” - che come pericoloso - con CER 19 01 13*, “ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose” (nel catalogo europeo i rifiuti pericolosi sono caratterizzati dalla presenza dell’asterisco alla fine della terza doppietta di cifre).
Le ceneri pesanti e scorie. Anche questo rifiuto può essere classificato sia come pericoloso che come non pericoloso, con codice CER “a specchio”: CER 19 01 12, “ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 19 01 11”; CER 19 01 11*, “ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose”.
Per derivazione e composizione, è dunque evidente che i rifiuti in questione sono tutt’altro che esenti da possibili rischi per la salute e per la salvaguardia dell’ambiente, dato che possono contenere sostanze pericolose.

Per classificare correttamente tali tipologie di rifiuto occorrerebbe un’attenta verifica analitica, per appurare appunto la presenza o meno di eventuali componenti pericolosi; le procedure analitiche da attuare sono descritte nella richiamata Decisione 2000/532/CE.

Le verifiche da effettuare, se correttamente ed esaustivamente svolte, sono molto onerose, per cui è avvenuto più volte, in diversi contesti, che qualche laboratorio “compiacente”, restringendo il campo di analisi, abbia “aiutato” le aziende a classificare tali rifiuti come non pericolosi, consentendo così uno smaltimento notevolmente vantaggioso in termini economici, a discapito della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.

Ma c’è di più. Le operazioni di “recupero” delle ceneri derivanti dagli inceneritori di RSU sono consentite solamente per le ceneri pesanti qualora classificate come non pericolose (CER 19 01 12) e comunque possono essere effettuate solamente nel rispetto di specifiche condizioni normative.

Nel caso in esame, le procedure attuabili per il recupero di rifiuti non pericolosi sono indicate nel DM 05/02/1998, decreto dedicato in particolare alle specifiche per il recupero di rifiuti non pericolosi in procedura semplificata (ex art. 216 D.lgs. 152/2006), che però rappresenta comunque la norma tecnica di riferimento.
La tipologia di rifiuto non pericoloso, “recuperabile” ai sensi del citato decreto, è dunque rappresentata dalle “ceneri pesanti” CER 19 01 12, come riportato nel punto 13.3.3 dell’Allegato 1 – Suballegato 1La norma prevede che, in caso sia stata adeguatamente caratterizzata come non pericolosa, una cenere pesante può essere recuperata solamente dai cementifici, mentre non sono contemplate le industrie di prodotti ceramici.

Nel caso di ceneri classificate come pericolose, siano esse pesanti o leggere, la norma di riferimento, il DM 161/2002, non contempla la possibilità di alcuna operazione di recupero.

Le procedure operative di recupero che intende attuare SAXA GRES non trovano quindi applicazione nella norma, ma nonostante ciò - e nonostante la prima “bocciatura” del progetto nel contesto del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) presso la Regione Lazio, proprio per le motivazioni sopra esposte - la Regione Lazio ha deciso comunque di percorrere la via sperimentale, emanando la Determinazione n. G13381 del 14/11/2016 (del Direttore della Direzione Regionale Governo Ciclo dei Rifiuti, Arch. Demetrio Carini) ad oggetto: “Pronuncia di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell'art. 23 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. progetto Impianto per la produzione di ceramiche con recupero di scorie da termovalorizzazione di RSU presso l'esistente impianto sito in località Selciatella, Anagni, Proponente SAXA GRES srl . Registro elenco progetti n. 54/2014. Modifica in autotutela della determinazione G08462 del 22/7/2016”.

Occorre rilevare che nel sito della Regione Lazio non è reperibile la determinazione G08462 del 22/07/2016, con cui l’Area VIA si esprimeva in merito all’attività presentata da SAXA GRES. È invece reperibile la determinazione G13381 del 14/11/2016, del medesimo Direttore, nel cui dispositivo si legge: “DETERMINA - Per quanto riportato in premessa che integralmente si richiama: di dichiarare concluso negativamente il procedimento per il rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale ex art. 29 ter del D.lgs. 152/2006 di cui all’istanza della SAXA GRES srl P.IVA e C.F. 02806440604 con sede legale ed operativa in loc. Selciatella snc in comune di Anagni (FR), per l’esercizio di una attività di recupero di scorie da termovalorizzatore di rifiuti urbani nell’ambito della produzione di ceramiche.”
Ricapitoliamo. In prima istanza il procedimento di autorizzazione ambientale si conclude in maniera negativa. Poi il progetto, con qualche integrazione, rientra sorprendentemente in pista, bypassando il divieto della normativa attraverso una fase sperimentale monitorata da un’Università.

Delineato il quadro tecnico-amministrativo, si possono finalmente riprendere i leciti dubbi lasciati in sospeso, che implicano a loro volta ulteriori domande.
Perché un impianto che dovrebbe produrre dei materiali ceramici di dubbia qualità, in quanto miscelati con rifiuti (anche pericolosi), dovrebbe avere un mercato migliore di un impianto che produceva prodotti ceramici di qualità (o quantomeno non contenenti rifiuti pericolosi), che però è fallito?
Il nuovo prodotto sarà tracciabile con adeguata evidenza, cioè il cittadino che per sua scelta decidesse di acquistare materiale ceramico proveniente da SAXA GRES, sarà adeguatamente informato che tale prodotto contiene rifiuti (anche pericolosi)?
Supponiamo che la composizione del prodotto sia corretta e trasparente. Quale cittadino sano di mente comprerebbe, magari per “piastrellare” il bagno, un prodotto contenente rifiuti pericolosi, anche se venisse proposto a costi notevolmente inferiori a quelli del prodotto “pulito”?
Perché, se la norma non contempla la possibilità di “recuperare” le ceneri e le scorie, soprattutto se pericolose, la Regione Lazio “si lancia” in un’improbabile sperimentazione?
A fronte di tutto ciò, quali benefici effettivi apporterebbe tale produzione alla popolazione della Ciociaria, in particolare di quella che risiede nell’alta Valle del Sacco?
Quanti posti di lavoro durevoli può portare un’azienda del genere?
Non sarà piuttosto che, non potendovi essere un fondato rientro economico assicurato dalla produzione di materiali ceramici, qualcuno è interessato esclusivamente allo smaltimento di ceneri e scorie, anche e soprattutto pericolose, provenienti dagli inceneritori di rifiuti solidi urbani, sparsi in tutta Italia?

Vuoi vedere, allora, che si sta per realizzare, per via traverse, l’ennesima discarica, a martoriare un ambiente e una cittadinanza che da anni continua a subire abusi indiscriminati a causa di scelte strategiche di pianificazione territoriale vantaggiose solo per una ristretta cerchia di beneficiari?

Non è superfluo infine rammentare che un’analoga attività di recupero di rifiuti era già stata attivata nel Comune di San Vittore del Lazio dalla Società LATERMUSTO, che alla fine degli anni ’90 mescolava rifiuti pericolosi nelle argille per produrre mattonelle. La Società, nel fallire, ha lasciato depositate in maniera incontrollata diverse tonnellate di materiale argilloso contaminato, provocando un vero e proprio disastro ambientale, con grave inquinamento di sostanze cancerogene nei terreni e nelle acque di falda, a tutt’oggi persistente.

L’assemblea dei Sindaci dell’ATO5 ha votato per la rescissione del contratto con l’ACEA .

Il Segretario Prc-Se

    Paolo Ceccano


L’assemblea dei Sindaci dell’ATO5 ha votato per la rescissione del contratto con l’ACEA .
Quanto altro tempo bisognava aspettare per maturare una scelta di onestà e di volontà di eliminare la inefficienza gestionale delle risorse idriche che la sciagurata classe politica, del nostro territorio,  anni fa  ha buttato come una croce addosso alle famiglie e ad interi comparti dell’economia locale? Comunque  sia, la scelta della maggioranza dei Sindaci, è per noi benvenuta e dimostra che la nostra voce, alzatasi fin da subito, non era ne demagogica e ne infondata, per cui se oggi si è arrivati a questa buona conclusione, lo si deve anche alla nostra capacità di insistere a denunciare che la privatizzazione dell’acqua è una cosa indegna per un paese civile. Fare profitti con un bene primario, quale è l’acqua, non è altro che una azione di rapina.

Ora rimangono aperte altre due domande.

La prima: come può il PD giustificare il fatto che la totalità dei sindaci di propria espressione abbia votato contro o si sia assentata durante la votazione. Il PD è a conoscenza o no delle malversazioni a cui è stata sottoposta l’intera provincia, dalla popolazione fino ad arrivare ai livelli istituzionali comunali, da parte dell’ACEA? Cosa pensano questi sindaci che la privatizzazione abbia portato efficienza ed equità? E che il disappunto delle cittadinanze siano miasmi capricciosi? Si è fuori dal mondo!

La seconda: noi ci auguriamo che l’approdo definitivo di questa ripresa di dignità da parte delle amministrazioni locali provinciali che questo voto sembra manifestare, consista nel disporre al meglio la futura gestione delle risorse idriche di tutta la provincia con una modalità che dovrà essere necessariamente pubblica. La privatizzazione, ormai è la storia a confermarlo, non ha mai sanato ciò che la cattiva politica ha generato. Il privato opera per il suo bene, cioè gestisce per produrre profitti, ma l’acqua, come l’aria, è resa disponibile a ognuno secondo giusta Natura e non può essere oggetto di scambio economico. Sapranno i Sindaci dedurre, da tutta questa ultradecennale storia di disagevole e ingiusta conduzione del bene pubblico, le dovute conclusioni e raccogliere e non tradire la nostra speranza e quella dei cittadini?

Che Dio non tolga la mano.

Luciano Granieri.


Lo cavalcone militare "leggasi ponte bailey"  sul viadotto Biondi è pronto. Fra poche ore il sindaco Ottaviani lo inaugurerà in pompa magna. In sede di collaudo c'è stato qualche problemino. Speriamo che  nel momento topico Dio non tolga la mano.

martedì 13 dicembre 2016

Acea fuori dai c....

Severo Lutrario



Oggi l'Assemblea dei Sindaci dell'ATO 5 Lazio Merdionale Frosinone ha votato la risoluzione del contratto in danno di ACEA ATO 5 S.p.A. (controllata al 97% da ACEA S.p.A.).
37 i sindaci assenti
33 i favorevoli
16 i contrari (leggi PD).
Prima dell'assemblea ACEA ha minacciato di ricorrere ovunque, sino ad invocare il giudizio di Dio,.. ora staremo a vedere.


Ci aspettiamo da chi detiene il 51% di ACEA S.p.A., il Comune di Roma faccia la sua parte e la Raggi imponga a chi dipende da lei di richiamare i suoi cani.



domenica 11 dicembre 2016

La salute a Gaza, un diritto negato o rimandato

Rosa Schiano


Nel mese di ottobre la percentuale dei permessi israeliani per pazienti di Gaza è la più bassa in sette anni, riporta l’Oms. I più colpiti sono i pazienti oncologici che nella Striscia non trovano i medicinali adatti
La percentuale dei permessi rilasciati da Israele a pazienti palestinesi di Gaza per l’attraverso del valico di Erez è la più bassa in sette anni, riferisce un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Delle 2.019 richieste inviate, infatti, solo il 44.08% sono state approvate:si tratta della percentuale più bassa dal mese di aprile 2009.
A 125 pazienti (6.19%) sono state negate le autorizzazioni di viaggio, tra questi vi erano cinque minori e sei persone anziane di età superiore ai 60 anni, mentre 1.004 pazienti (49.73%) non hanno ricevuto alcuna risposta, tra questi 265 minori e 116 anziani, secondo i dati dell’ufficio di collegamento palestinese.
Il 92.8% dei pazienti a cui sono state negate le autorizzazioni ad attraversare il valico – e che necessitavano di trattamenti in ortopedia, oncologia, neurochirurgia, chirurgia generale ed altre specialità – avevano appuntamenti presso ospedali a Gerusalemme est e in Cisgiordania, solo il 7.2% in ospedali in Israele.
Gli oltre 1.000 pazienti che non hanno ricevuto risposta – tra cui 265 minori – hanno perso i propri appuntamenti; la maggior parte di essi aveva bisogno di cure mediche in oncologia, ortopedia, pediatria, ematologia, oftalmologia, cardiologia, chirurgia vascolare.
Il ritardo nel rilascio dei permessi comporta il rimando di cure mediche anche urgenti. I pazienti di Gaza a volte fanno nuove richieste dopo che sono state loro negate le autorizzazioni o quando, avendo bisogno di cure nel più breve tempo possibile, non hanno ricevuto ancora risposta.
Inoltre, a coloro che inviano richieste di attraversamento del valico viene spesso chiesto dalle autorità israeliane di sottoporsi ad interrogatori della sicurezza. L’Oms riferisce che ad ottobre sono 14 i pazienti, tra cui sei donne, a cui è stato chiesto di sottoporsi ad interrogatori al valico diErez e soltanto ad uno dei pazienti è stato dato il consenso di attraversarlo.
Tra le varie specialità mediche, le richieste per trattamenti in oncologia restano le principali. Una situazione di cui soffrono soprattutto le donne colpite da cancro al seno. Difficile che siano disponibili nella Striscia farmaci essenziali, tra cui i chemioterapici, questo ha a volte comportato interruzioni dei cicli di chemioterapia, mentre la radioterapia non è disponibile, da qui la necessità per i pazienti di Gaza di trattamenti medici al di fuori della piccola enclave assediata.
Rosa Schiano è su Twitter: @rosa_schiano 

Non nascondete quella bandiera

Rosa-X




Ieri sera Luciano X mi invia questo video;  immagini di vecchie manifestazioni, (alcune anni 70), associate a nuove forme di contestazione più recenti, dei giorni nostri. Nel montaggio ha inserito alcune nostre foto, la nostra partecipazione a qualsiasi forma di lotta in quel di ciociaria e anche oltre, è diventata ormai una costante presenza documentata da piccoli film e da rispettivi selfie. “Se per te va bene lo pubblichiamo” mi dice ” Bello, mi piace, pubblichiamolo” rispondo di getto, proiettata nel mio amato mondo prog dalle note di gioia e rivoluzione degli  “area”. Ma cosa c’è in questo video che mi lascia una sensazione di incompletezza? C’è qualcosa che si nasconde dietro queste immagini, qualcosa che va ricercato all’interno di un passato che ci mette sotto gli occhi un cambiamento negativo e un indebolimento  delle nostre forme di lotte…. una cosa più delle altre balza ai miei occhi….. l’assenza del rosso della nostra bandiera.
Quanto possa essere importante la bandiera rossa per un Comunistaposso solo immaginarlo, ma posso dirvi quanto essa conti per me… L’orgoglio di portarla sulla spalla, il simbolo della classe operaia proletaria e contadina; la bandiera con la falce e il martello….mi riempie il cuore solo a guardarla, è la mia coperta di Linus, è un sentimento forte, è una passione travolgente, è un qualcosa che va ostentato prepotentemente, alla faccia di qualche inFAUSTO personaggio che quando iniziò a parlarci del Comunismo come una semplice tendenza culturale….avremmo dovuto fargli vedere che cosa intendevamo noi per Comunismo.
Io continuo a chiedermelo….ma perché dobbiamo nascondere le nostre bandiere quando partecipiamo a iniziative o a manifestazioni…. gli stessi Compagni hanno timore di definirsi Comunisti…. vi ricordate quando ci chiamavano “sinistra radicale”? Ma radicale de che?  La sinistra evoca un mondo di uguaglianza, di diritti per tutti, di dignità e noi Comunisti siamo la SINISTRA VERA, non radicale ma VERA.
Guardate nel video la bellezza del corteo colorato di rosso degli anni 70… e guardate la tristezza del corteo in difesa dell’acqua pubblica… l’unico sprazzo di rosso che si vede è il mio adorato giubbino di finta pelle e la mia bandiera che, nonostante i vari appelli a non portarla per non politicizzare la manifestazione, la innalzo al cielo con la schiena dritta e fiera…. io continuerò a rivendicare il mio essere Comunista in ogni luogo e in ogni dove, nelle sedi di Partito, nelle piazze, tra la gente, nelle assemblee, nei bar e con gli amici e voglio riportare il rosso colore nelle piazze… è un periodo storico particolare questo, dove a sinistra c’è un mare da navigare….cerchiamo di scegliere le vele giuste…ripartire da uno straccio rosso che torna a sventolare mi sembra un ottimo inizio.
Marina
Alla bandiera rossa
Nuovi epigrammi (1958-59)
Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.


Pier Paolo Pasolini  
La religione del mio tempo, 1961

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