Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 dicembre 2017

Si costituisce nella provincia di Frosinone la sezione locale dell'associazione "Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese

Luciano Granieri


Nelle scorse settimane si è  costituita la sezione provinciale di Frosinone  dell’Associazione “Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese”. La presidenza è stata affidata al professor Mario Saverio Morsillo. 

Il percorso di costituzione  della sezione locale  dell’associazione, guidata a livello nazionale  da Maria Raffaella Violano,  è partita in occasione  di Liberafesta,  evento che ha riportato a Frosinone, dopo qualche anno, la festa provinciale di Rifondazione Comunista. A portare il loro contributo in quell’assise  furono invitati il presidente della Comunità Palestinese di Roma il dottor  Yousef Salman ed il portavoce  Salameh Ashour. 

Grazie all’impegno della Segreteria  Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista guidata da  Paolo Ceccano,  e di alcuni attivisti fra cui il professor Morsillo, il progetto di arrivare ad una sezione stabile degli "Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese", è diventato realtà. Tutto ciò ancora prima che le scellerate uscite del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, riportasse la questione palestinese alla ribalta delle cronache. 

Perché, è utile sottolinearlo, la sofferenza del Popolo Palestinese, è un vulnus aperto   che squarcia la pretesa della Comunità internazionale di imporre regole pseudo democratiche a governo del mondo globalizzato. 

L’occupazione israeliana della Palestina, non è altro che un rigurgito imperialista coloniale  imposto  nel 1917, cent’anni fa,  dall’allora potenza imperialista inglese, all’indomani della prima guerra mondiale. Con la lettera  che il  ministro degli esteri britannico , Arthur James Balfour, scrisse al barone Lionel  Walter Rotschild, erede  di una dinastia di banchieri, rappresentante della comunità ebraica in Inghilterra e referente per il movimento sionista,  inizia l’occupazione sionista della Palestina storica. L’obbiettivo dei sudditi di sua maestà era   quello di creare, in una regione strategica dall’alto potenziale di sviluppo economico,  ricca di petrolio,  un loro avamposto controllato dagli amici ebrei utili a garantire gli interessi britannici tra cui la protezione del canale di Suez.  Oggi i sionisti non sono più guardiani degli interessi inglesi ma di quelli americani. 

Da allora i Palestinesi, mai riconosciuti come popolo dagli occupanti , hanno subito una vera e propria apartheid,  una pulizia etnica interminabile . Uno stillicidio che continua ancora oggi, attraverso atti sempre più feroci verso una  comunità  che ha visto il proprio territorio donato da una potenza straniera ad un popolo che pretende di abitare quei luoghi per volontà divina. 

E’ un fatto che la Questione Palestinese sia stata spesso strumentalizzata per diversi scopi, ad esempio per alimentare paure legate al terrorismo, scambiando atti di resistenza come azioni terroristiche.  Ed è un fatto che la lotta di quel popolo non può non implicare la condivisioni di  altri oppressi, vittime anch’essi della pseudo democrazia che governa il mondo globalizzato. 

"Siamo tutti Palestinesi", è una frase evocata spesso nei giorni in cui qui a Frosinone stavamo organizzando  la sezione locale degli Amici della Luna Mezza Luna Rossa Palestinese. Siamo tutti segregati:  chi nella propria terra, senza diritti, vittime di violenze continue, abusi e torture, chi  nella precarietà di una vita segnata dalla deprivazione del lavoro, dell’istruzione, della tutela della salute.  Dunque la lotta di liberazione del Popolo Palestinese diventa lotta di liberazione di tutti i popoli vessati dalla dittatura ultraliberista che, fra i tanti soprusi  perpetrati  impose cent’anni fa,  proprio per la tutela dei propri interessi, l’occupazioni della Terra Palestinese  da parte dei sionisti. 

Uno dei primi eventi  promossi dalla sezione provinciale degli Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese è stata la proiezione, del film documentario di Jean Chamoun “Women Beyond Borders” (Donne Oltre i Confini). Presso la sala della Biblioteca Comunale di Ceccano il  15 dicembre scorso militanti ed iscritto hanno potuto vedere  un documento che   racconta la vita e le sofferenze di alcune donne unite  nella lotta per la loro patria, la Palestina. 

Kifah Afifi,  profuga palestinese in Libano,  sopravvissuta al massacro, del 1982 a Chatila quando aveva solo 12 anni, racconta  la sua terribile reclusione nella prigione di Khiam. Fu arrestata quando  Israele occupò  il sud del Libano negli anni ’90. Nella storia di Kifah l’orrore delle torture e delle brutalità attanaglia lo spettatore, lo prende alla gola. 

Non appena catturata Kifah fu rinchiusa in una piccola latrina e i soldati della milizia ausiliare israeliana, gli orinavano in testa. Poi il trasferimento in celle malsane, con infiltrazioni d’acqua che inzuppavano i giacigli e smembravano  i polmoni . Ma le sofferenze e le violenze cementarono  l’amicizia con altre donne detenute nel carcere.  

In quell’ambiente orribile  Kifah con le sue compagne, improvvisavano piccole  recitazioni teatrali, mostrarono ai loro aguzzini che nessuna tortura, per quanto disumanizzante,  avrebbe potuto impedire loro di vivere, di esprimere la forza della  propria dignità . E’ un potente esempio di resistenza. La resistenza della vita contro la  morte, della  rivendicazione di una cittadinanza negata contro ogni tentativo di annientare la  loro dignità di palestinesi. Soprattutto è una resistenza di donne. 

Nel film documentario di Chamoun emerge con forza, oltre alla crudeltà israeliana, la forza delle  donne, donne palestinesi.  Un esempio illuminante di come la prevaricazione e il sopruso possano essere contrastati. E’ questa forza, pacifica che dovrebbe muovere qualsiasi forma di resistenza contro ogni prevaricazione, è per questo che oggi più che mai, anche a Frosinone siamo tutti palestinesi. E tutti lottiamo per la librazione della Palestina e per la  liberazione dalla dittatura liberista.




venerdì 15 dicembre 2017

Frosinone. Incontro divulgativo sulla Scuola Della Costituzione. Se 50 mila vi sembran poche.

Luciano Granieri





Si è svolto mercoledì 13 dicembre, presso la Saletta Centro delle Arti di Frosinone, un incontro divulgativo dedicato alla “Scuola della Costituzione”. Questo il nome della legge d’iniziativa popolare per la quale, dalla fine di gennaio, inizierà la raccolta firme allo scopo di portare il testo in Parlamento.

A illustrare la Lip scuola la professoressa Marina Boscaino, portavoce dei comitati che hanno elaborato il testo, la professoressa Daniela Mastracci della Lip scuola della Provincia di Frosinone. A presentare l’evento Luciano Granieri, portavoce del comitato 4 dicembre per la costituzione di Frosinone. L’incontro, organizzato dall’Anpi di Frosinone, dal comitato 4 dicembre per  la costituzione  e dal comitato Lip scuola della Provincia di Frosinone, ha riunito attorno alle ragioni della scuola della costituzione, un buon numero di partecipanti, non solo esponenti del mondo della scuola (studenti e insegnanti) ma anche persone che hanno a cuore  un sistema d’istruzione pubblico  inclusivo, laico e gratuito.

Come spiegato in modo efficace ed esauriente dalla professoressa Boscaino, questa legge d’iniziativa popolare vide la luce già nel 2006. Il testo presentava qualche  piccola differenza rispetto a quello odierno, ma basava i suoi capisaldi su gli stessi principi:  pluralismo,  laicità e partecipazione , attraverso il sistema   degli organi collegiali. Già allora, nel 2006, un  gruppo di genitori, insegnanti, studenti e cittadini comuni, sentirono la necessità di elaborare un progetto d’istruzione pubblica che ripristinasse i valori costituzionali caratterizzanti  il sistema scolastico definito dalla riforma del 1974.

Dopo  il trattato  di Maastricht le scuole europee  hanno dovuto uniformarsi ad un’idea d’istruzione improntata all’esaltazione dei  valori del mercato. Dove diventa centrale la formazione e non  la conoscenza. Una  scuola in cui  è preponderante l’obbiettivo di modellare gli studenti secondo le regole della messa a capitale  di ogni aspetto della loro  personalità. Proprio  un organismo internazionale,  l’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha imposto e normato tali  modelli  che impediscono , di fatto, il pieno sviluppo della persona umana in favore della formazione di capitale umano.

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Tutte le riforme scolastiche, susseguitesi in Italia nell’ultimo ventennio, hanno cercato di perseguire le finalità europee per istituire la scuola del capitale (dis)umano. La legge 30/2000 di Luigi Berlinguer, attraverso l’introduzione dell’autonomia scolastica, determinava l’ingresso dei capitali privati all’interno degli istituti pubblici. La  presunta razionalizzazione non era altro che l’escamotage per ridurre i finanziamenti all’istruzione pubblica. La tendenza alla privatizzazione della scuola e al suo depauperamento economico  si è inasprita con la legge delega della   Moratti del 28 marzo 2003, mentre la Gelmini, attraverso la sua riforma del marzo 2010, trasformò  i consigli  d’istituto in consigli d’amministrazione.

Come si vede il programma di devastazione del sistema d’istruzione   è iniziato ben prima dell’avvento della  “buona scuola” ecco perché, già nel 2006, si avvertì  impellente la necessità di riassegnare all’istruzione  pubblica la sua funzione di creare cittadini consapevoli. Per altro la prima Lip  grazie alle raccolta di 100.000 firme arrivò in Parlamento  ma non fu mai discussa. 

Con l’irruzione dei test messi a punto dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI), coordinate dall’Ocse attraverso il progetto PISA  (Program for International Student  Assessment)  le scuole italiane vengono messe a confronto con quelle europee e in competizione   fra di loro con un specie di questionario tipo  vero o falso.  Tali test, fra l’altro, sono premiali e garantiscono, in base alla loro correttezza, finanziamenti in denaro. Di qui l’impegno di ogni istituto affinchè gli alunni rispondano in modo conforme. Già ma conforme a cosa? 

Ce lo ha spiegato la professoressa Daniela Mastracci, illustrandoci alcuni suggerimenti riportati  da  molti manuali che suggeriscono come compilare con successo  un test invalsi. In un libretto redatto per gli alunni di terza media vi sono alcune perle. Alla domanda su quale forma di lavoro sia da preferire si suggerisce di rispondere, il lavoro flessibile. Il lavoro stabile non è più attuale e anzi per stimolare la propria creatività sarebbe preferibile cambiare occupazione spesso.  Alla  domanda su quale sia il tipo di famiglia migliore si esorta a rispondere, la famiglia patriarcale, dove l’uomo è il capofamiglia, la donna si occupa della casa e dei figli, perché è noto come sia il maschio, per lo  più,  ad occuparsi di politica e del resto, si sottolinea come anche  gli animali abbiano  come capi branco esemplari maschi. 

Tali perle di saggezza, unite al nuovo caporalato incarnato della figura del dirigente scolastico protagonista della renziana legge 107,  hanno reso ancora più urgente la riproposizione in Parlamento della Legge d’Iniziativa Popolare per la Scuola della Costituzione, così come ha esortato la professoressa Boscaino. Una legge quadro che fra i suoi articoli prevede uno  stanziamento di fondi pubblici pari almeno al 6% del Pil, ciò per assicurare la gratuità della frequenza, del materiale didattico,  della mobilità scolastica, della mensa.

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Tale progetto sarebbe però irrealizzabile se non si modificasse  l’articolo 81 della Costituzione, in cui con la modifica introdotta dalla legge 1/2012, si impone il raggiungimento del pareggio di bilancio, alienando qualsiasi posta di spesa indirizzata verso i servizi pubblici scuola compresa.  Ecco perché, così come affermato da Luciano Granieri e confermato dalla stessa Boscaino, alla raccolta firme per la legge d’iniziativa popolare per la scuola della Costituzione, si aggiunge la stessa procedura per portare in parlamento un'altra Lip, quella sulla   modifica dell’art.81 cost, volta  a ripristinare il vecchio testo.

 E’ questo il compito che il comitato Lip scuola, il comitato 4 dicembre per la costituzione di Frosinone e l’Anpi di Frosinone, si daranno per il prossimo futuro. Dopo aver contribuito al successo del No al referendum costituzionale, le tre organizzazioni ritengono che   l’operazione in difesa della costituzione debba  continuare imponendo il rispetto dello spirito costituzionale,  più volte calpestato. La legge107 sulla scuola e la legge 1/2012 sul pareggio di bilancio sono la dimostrazione  palese del tradimento di questo spirito.  

Servono 50mila firme per presentare in Parlamento la legge d’iniziativa popolare per  la Scuola della  Costituzione. Non è un’impresa impossibile. La raccolta partirà alla fine di gennaio.  Sarà cura del comitati 4 dicembre per la costituzione, dell’Anpi e della Lip scuola allestire banchetti nelle piazze per raccogliere il maggior numero di firme possibile. Saranno avviati contatti con “Liberi e Uguali”  e “Potere al Popolo”  le due costituende liste elettorali i cui candidati hanno condiviso la battaglia per il No alla riforma costituzionale, per sondare la possibilità di ospitare un   punto di raccolta firme durante i loro comizi.

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La macchina si è appena messa in moto, 50mila firme non sono molte , ma neanche  poche. La Boscaino, la Mastracci, il sottoscritto e tutti i presenti confidano anche in una massiccia partecipazione degli insegnanti e di alcuni sindacati come la CGIL figure un po’ latitanti durante la raccolta firme per il referendum abrogativo sulla buona scuola.

Il dibattito è stato talmente interessante che il tempo è volato.   Nel lasciare la Saletta Centro delle arti di Frosinone, l’ottimismo sul raggiungimento dell’obbiettivo era notevolmente cresciuto.  I relatori e gli intervenuti sono  convinti che due leggi di civiltà come la scuola della Costituzione e la modifica dell’art.81  cost.  debbano porsi  inevitabilmente all’attenzione del Parlamento e approvate.

Chi ha la  stessa convinzione può unirsi ai comitati organizzatori . L’auspicio è che con l’aiuto di tutti si riesca ad allestire banchetti nelle   piazze ciociare e raccogliere molte firme.

mercoledì 13 dicembre 2017

Riforma degli Ambiti Territoriali nel Lazio: Refrigeri finge di cambiare tutto... per non cambiare niente!

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio


Erano tre anni che aspettavamo di vedere una proposta della Regione Lazio per la definizione degli Ambiti di Bacino Idrografico (ABI), entro i quali promuovere un rinnovato modello pubblico di gestione del servizio idrico integrato.
Sono, infatti, scaduti da tre anni i termini per l’attuazione della Legge regionale n. 5 del 2014 intitolata “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”, legge di iniziativa popolare presentata da numerosi enti locali e comitati di cittadini e votata all’unanimità in Consiglio Regionale nel lontano marzo del 2014.
In questo arco di tempo non siamo stati a guardare, abbiamo sollecitato e stimolato ripetutamente la Giunta Zingaretti e l’Assessore Refrigeri, a cui è delegato il governo dell’acqua nel Lazio. 
Dopo un anno dall’approvazione della L.R. n. 5/2014, preoccupati per il ritardo già accumulato, ci siamo sostituiti nuovamente all’amministrazione e abbiamo elaborato una proposta di legge attuativa regionale che includeva la delimitazione dei nuovi Ambiti, in sostituzione degli attuali e inefficaci Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), e la definizione della Convenzione di cooperazione tipo, attraverso la quale organizzare il nuovo servizio idrico integrato.
Tale proposta è stata raccolta e sottoscritta da diversi Consiglieri regionali di maggioranza e opposizione e presentata ufficialmente al Consiglio (P.d.L. n. 238/2015). Da allora non è stata mai discussa e nemmeno calendarizzata perché doveva essere prima osservata dalla Commissione Ambiente che, fuorviata dai messaggi che arrivavano dalla Giunta, è rimasta in attesa di una contro-proposta della Giunta stessa da confrontare e discutere contemporaneamente. Ciò non è mai avvenuto.
Iniziative pubbliche, incontri con l’Assessore, presidi in Regione, proteste, mobilitazioni, comunicati stampa e tanto altro non hanno avuto grandi risultati finora e temevamo quindi di non vedere ormai più il completamento del quadro normativo prima delle imminenti prossime elezioni regionali.
Ci abbiamo riprovato comunque nel corso dell’ultimo Consiglio Regionale di novembre dove, di fronte all’ennesimo tentativo di sviare e perdere altro tempo, abbiamo minacciato di rioccupare la sede consiliare. Ci ha convinto a soprassedere l’invito di Refrigeri ad un nuovo incontro tenutosi qualche giorno dopo, il 1° dicembre.
In questo appuntamento la Giunta Zingaretti ha “scoperto” finalmente le carte, mostrando una proposta di 6 ambiti, 5 dei quali molto simili agli attuali ATO, mentre il 6°, a cavallo tra le provincie di Roma e Frosinone, collega artatamente i Simbruini ai Colli Albani.
Bene, ci siamo detti subito, almeno abbiamo sventato il tanto temuto ATO unico che in altre regioni d’Italia ha spianato la strada alle multinazionali che dall’acqua traggono immensi profitti in cambio di servizi di qualità inadeguata e con costi sproporzionati per i cittadini, esautorati da ogni potere di controllo, così come gli enti locali.
Guardando bene la proposta ci siamo resi conto però della evidente inosservanza dei principi stabiliti dalla Lr n. 5/2014 per la definizione dei nuovi ambiti. Manca infatti quel collegamento forte con i bacini idrografici, unico modo per garantire una reale tutela e gestione sostenibile della risorsa idrica che nell’estate passata abbiamo ancor più compreso quanto sia preziosa.
La proposta che ci è stata illustrata addirittura taglia i bacini idrografici, in particolare l’Aniene, con il tranello dell’ATO 6, e il Sacco. Per entrambi, i comitati locali si sono spesi fortemente in questi anni per arrivare ad un’autonomia rispetto agli attuali ATO, con un dispendio di energie che questa proposta vanifica in pieno.
La nostra Proposta di legge (Pdl n. 238/2015), che delineava 19 ambiti, non è stata minimamente presa in considerazione, né dal punto di vista della pluralità degli ambiti né della loro geometria. Ci aspettavamo un numero di ambiti inferiore, ma quanto meno risultante da un accorpamento ragionato dei nostri 19 ambiti. Nulla da fare, hanno probabilmente prevalso gli interessi sullo sfruttamento dell’acqua piuttosto che quelli della democrazia, della partecipazione e della sostenibilità.
Sarà forse per questo che la proposta di Refrigeri e della Giunta Zingaretti continua a chiamare i nuovi ambiti con la sigla ATO invece che ABI, rimettendo in extremis ai Sindaci la possibilità di cambiarla ben sapendo che non sarà possibile convocare 378 consigli comunali entro dicembre?
A che gioco sta giocando la giunta Zingaretti?
Ormai la legislatura Zingaretti volge al termine e sul fronte ambientale, in generale, e dell’acqua, in particolare, non si sono fatti quei passi in avanti che si promettevano in campagna elettorale e nei primi mesi di governo. Anche il nuovo Piano di Tutela delle Acque della regione, adottato un anno fa, non riesce a vedere la sua approvazione definitiva e nemmeno momenti di confronto pubblico.
Eppure, la sua concreta attuazione comporterebbe la possibilità di eliminare le tante forme di inquinamento ancor oggi presenti e di sanare le insostenibili modalità di sfruttamento e utilizzo dell’acqua, in gran parte derivata senza concessione come nel caso del Peschiera-Le Capore, che non tengono conto delle quantità di risorsa a disposizione e dei bilanci idrici. Obiettivi che passano per forza anche per la gestione dei servizi idrici, ma che evidentemente hanno dei costi che i gestori dei servizi non vogliono sostenere, per non vedere ridotto il loro tornaconto.
La Giunta Zingaretti vuol far finta di cambiare qualcosa, non cambiando proprio nulla in realtà, anzi peggiorando una crisi idrica che non può certo essere definita una “calamità naturale”, ma solo l’effetto di una incapacità gestionale dettata da inadempienze amministrative, forse volute per favorire ben altri interessi.

I cittadini del Lazio sapranno attribuire stavolta le vere responsabilità.

lunedì 11 dicembre 2017

Un viaggio dentro la scuola della Costituzione.

Luciano Granieri Portavoce Comitato 4 dicembre per la Costituzione



Mercoledì 13 settembre alle ore 17,30, presso  la Saletta Centro della Arti  di Via Matteotti a Frosinone, si terrà un incontro divulgativo sulla “scuola della costituzione” .  Il titolo dell’assemblea non è altro che il nome della legge d’iniziativa popolare (Lip), per la quale dalla metà di gennaio verranno raccolte le firme allo scopo di presentare il testo all’esame  del Parlamento. L’incontro organizzato dalla Lip  scuola della Provincia di Frosinone, unitamente al Comitato 4 dicembre per la Costituzione di Frosinone  e alla sezione Anpi di Frosinone, vedrà come relatrice la Professoressa Marina Boscaino portavoce della Lip  scuola. La Professoressa Boscaino ha collaborato, insieme ai docenti del comitato nazionale,  alla stesura del dispositivo  e il suo intervento sarà fondamentale per capire perché sia  necessario portare in Parlamento una legge per la “scuola della costituzione”. Introdurrà l’argomento la professoressa  Daniela Mastracci della Lip scuola della provincia di  Frosinone. A presentare le  due ospiti sarà Luciano Granieri del Coordinamento 4 dicembre per la Costituzione.

La raccolta firme per le leggi d’iniziativa popolare sulla scuola   e sulla modifica dell’art.81 in Costituzione, è  parte delle attività pianificate dal Coordinamento Democrazia Costituzionale, unitamente all’impegno, attraverso il pool degli avvocati “antiitalicum”, di portare, il prima possibile, innanzi alla Corte Costituzionale il Rosatellum,  l’ennesime legge elettorale truffa. La straordinaria vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016,   ha dimostrato ancora una volta che la Carta del ’48 così come è concepita resta il documento fondante della nostra convivenza sociale ,   assicura l’eguaglianza , crea le condizioni per  preservare la dignità della persona umana. Ma come è noto quello straordinario documento, ancora in vigore, per quanto possa sembrare strano, è spesso sostituito da una Costituzione di fatto del tutto contraria ai principi sanciti dai costituenti.

La legge 107, denominata “buona scuola”, approvata dal  governo  Renzi  è un dispositivo privatistico, un sistema gerarchizzato in cui il preside caporale  decide  quali docenti reclutare e a quali mansioni destinarli, indipendentemente dalla loro branca d’insegnamento.  L’ingresso dei privati nella gestione degli istituti, unitamente agli sgravi fiscali destinate alle scuole paritarie, determinano la cesura  fra scuole per i ricchi e scuole  per i poveri. L’alternanza scuola-lavoro, finalizzata   ad assicurare  fantomatiche  competenze, è solamente una fornitura di mano d’opera gratuita ad aziende e multinazionali, già munificamente foraggiate dai governi nazionali. La scuola dovrebbe essere fonte di conoscenza, prima che di competenza.

La legge d’iniziativa popolare  sulla scuola della costituzione, rimette al centro i principi costituzionali di fatto negati dalla 107. “Concorre – come si legge al comma 2   dell’art 1- alla crescita e alla valorizzazione della persona umana, alla formazione del cittadino e della cittadina”.  Il comma 3 dello stesso articolo è la riproposizione testuale  dell’art.3 della costituzione .  Nella Lip scuola è prevista la partecipazione al governo d’istituto di docenti, educatori, personale ausiliario tecnico   amministrativo , studenti e genitori.  Non esiste il preside manager ma sono ampliati i poteri degli organi collegiali. Si definisce  una scuola plurale, laica inclusiva. E’ sancito che lo Stato debba garantire l’accesso gratuito agli istituti  statali di base e superiori, garantire  altresì la gratuità dei libri di testo e del trasporto scolastico. A tale scopo viene assicurato al sistema educativo un ammontare di risorse adeguate, non inferiore al 6% del prodotto interno lordo. Con questo programma  la qualità dell’istruzione è assicurata a tutti, ricchi e poveri.  


E’ dunque necessario che una scuola basata sui principi costituzionali torni a sostanziare il sistema d’istruzione del Paese. Per questo, a partire dalla metà del mese di gennaio, inizieremo a raccogliere le firme per imporre il testo all’esame del Parlamento ,  per questo   maggiore è la consapevolezza della cittadinanza sulla necessità di un’istruzione plurale, gratuita, di qualità, maggiori saranno le possibilità di sostituire alla scuola padronale definita dalla legge 107, un testo democratico utile ed indispensabile per la valorizzazione della persona umana.